L'eliminazione della Banca d'Italia

di Walter Mendizza

La Banca d'Italia ha finito di rompere le scatole. Il governo ha varato nuove norme che istituiscono la fine del pesante dirigismo che essa imponeva sulle banche, istituendo la regola che la Banca d'Italia dovrebbe motivare ogni suo atto. Il divieto immotivato a un'Opa come quella che a suo tempo l'Unicredit immaginò sulla Comit o il Sanpaolo sull'allora Banca di Roma, adesso diventa impossibile. Inoltre, il mandato a termine per il Governatore di 6 anni (eventualmente rinnovabili una sola volta) era d'obbligo in quanto un mandato a vita appariva ormai anacronistico. Ma mentre si parla di rispettare la tradizione di indipendenza ed alta professionalità dell'istituto di via Nazionale, quasi nessuno pensa all'unica riforma vera possibile: l'eliminazione della stessa Banca d'Italia.

Sì, perché è tutto l'istituto che appare anacronistico. Vediamo alcune considerazioni:

  • 1. La Banca d'Italia può emettere valuta? NO. E' competenza della BCE, la Banca Centrale Europea.
  • 2. La Banca d'Italia può fare politica monetaria? NO. Anche questa è competenza BCE.
  • 3. Può la Banca forse vigilare sulla concorrenza? NO. Perché c'è già l'Authority ad hoc, l'Antitrust, per la vigilanza sulla concorrenza.
  • 4. La Banca d'Italia, è imprescindibile per vigilare sulla gestione delle banche? NO. Non è strettamente necessario che sia la Banca d'Italia a farlo. Del resto, non ci riesce: i fatti di questi giorni lo dimostrano e fanno pensare che molto meglio sarebbe affidarsi a Società di Revisione, indipendenti, con precise responsabilità nell'ambito civilistico e con rotazione degli incarichi.
  • 5. La Banca d'Italia ha visto aumentare i suoi poteri? NO. La divisione delle competenze per finalità tra Banca d'Italia, Consob e Antitrust, ha operato un trasferimento di competenze che ne diminuisce il potere. Finora alla divisione delle competenze si è sovrapposto il privilegio della Banca d'Italia per tutto ciò che riguarda i soggetti banche. Questo privilegio non c'è più.
  • Ma allora: perché conservare l'istituto? Per mantenere i posti di lavoro, si dirà. Sì, vabbéŠ ma risulta necessario tenere un Governatore che guadagna quasi un miliardo delle vecchie lire l'anno? E se sì, per fare che? Che senso ha mantenere uno con un reddito superiore al chairman della Federal Riserve, Alan Greenspan? La doppia autorizzazione sulle fusioni e aggregazioni, che ora la Banca d'Italia deve esercitare assieme all'Antitrust è un segnale forte che le regole nuove manderanno in soffitta il dirigismo discrezionale ed il padrinaggio della Banca d'Italia, che dovrà motivare ogni suo atto. In questo modo, come si diceva all'inizio, non sarebbe più possibile vietare l'Opa di Unicredit sulla Comit o del Sanpaolo sulla Banca di Roma, senza spiegare chiaramente il perché.

    Dunque, al di là della figura di Mario Draghi, di cui non abbiamo niente da dire e che anzi, quando venne a Trieste nel 2004 per ritirare il Master honoris causa che gli concesse il Mib, tenne una lezione magistrale sulla competitività, di grandissimo respiro, crediamo che il mantenimento dello statu quo e la conseguente nomina del Governatore della Banca d'Italia, non era imprescindibile ed in fondo, neppure utile.

    Forse la prima cosa che dovrebbe fare Draghi è affrontare l'assetto azionario della Banca d'Italia che è rimasto regolato da una legge che lo vorrebbe pubblico mentre in realtà è privato; così opererebbe un importante riassetto dell'istituto. La seconda cosa che dovrebbe fare riguarda lui personalmente: ed è ricordare la sua lezione magistrale nella quale diceva che l'Europa è vista dal resto del mondo come un'area di stabilità e di ricchezza dove la gente è pagata per non lavorare ed il sistema finanziario è prevalentemente fondato sull'intermediazione di un mercato bancario oligopolistico e generalmente inefficiente.

    Ebbene, dott. Draghi, ora è arrivato il suo turno. Dimostri Lei per primo la portata critica delle sue osservazioni e incominci a lavorare per un effettivo ridimensionamento della Banca d'Italia aumentandone l'efficienza, ma soprattutto incominci a lavorare per mandare a casa sé stesso, Senza rimpiazzi. Vedrà che gli italiani gliene saranno riconoscenti.

    Walter Mendizza 01/01/2006