Il Messaggero Veneto 04-05-2002
I regolamenti per la grande distribuzione la prossima settimana all'esame della maggioranza della Cdl
L'assessore: infondati i timori dei piccoli negozianti, anche Lega e Ascom sbagliano
TRIESTE - «La prossima settimana convocherò una prima riunione di maggioranza per iniziare a parlare dei regolamenti». L'assessore al commercio, Sergio Dressi, ha rompe gli indugi e fissato l'inizio del percorso che dovrebbe portare all'emanazione dei regolamenti sulla grande distribuzione, seguendo una sua rinnovata precisa filosofia: i garndi centri commerciali rappresentano l'unico vero futuro del settore in regione. Una tesi che ancora una volta si scontra contro timori di sempre delle Ascom e della Lega Nord, da sempre contro la crescita indiscriminata dei mega-centri, a scapito dei piccoli esercizi.
Attualmente ci sono più di 70 domande per la realizzazione di centri in Friuli Venezia Giulia, una regione che può contare su un giro d'affari di più di un miliardo di euro, per un totale di un milione e 200 mila clienti ogni anno. «Questi regolamenti - spiega quindi l'assessore Dressi - non dovranno essere di tipo protezionistico, altrimenti verrebbero cassati immediatamente dall'Unione Europea, ma daranno comunque la certezza del rispetto di parametri, e le previsioni precise delle questioni urbanistiche. Devo dire però che la normativa che è già in vigore per la grande distribuzione, pur ispirata al liberismo, pone già dei vincoli molto precisi: non sarà quindi una rivoluzione, ma una continuità nella programmazione».
I timori dei piccoli commercianti, fatti propri anche dalla Lega Nord, non sarebbero quindi giustificati secondo l'assessore, che ci tiene a sottolineare come la grande distribuzione e i mega-centri rappresenti il futuro per il commercio della regione. «Chi non ammette questo - sottolinea Dressi - vive in un mondo di sogni: è questa l'esigenza del consumatori. Il nostro impegno deve essere da una parte quello di tutelare le imprese regionali e nazionali, cercando di evitare la colonizzazione straniera, dall'altra fare in modo che si facciano, più che dei centri commerciali, dei parchi commerciali, dove, accanto ai negozi, ci siano anche servizi, alberghi e attività diverse. Posti dove i cittadini possano trovare le espressioni delle tecniche più avanzate del commercio e dell'intrattenimento».
Dressi ricorda come a riguardo le posizioni siano molto diverse. «Anche all'interno delle stesse associazioni - mette in evidenza Dressi - dei commercianti ci sono opinioni differenti a riguardo: a Trieste sono proprio i commercianti che chiedono di poter prevedere nuovi centri. In altre parti, come a Udine, ci sono dei problemi dovuti al sovradimensionamento delle strutture, oppure, come a Pordenone ci sono posizioni un po' più arretrate delle associazioni di categoria. Non dimentichiamo che però ci sono anche altre associazioni, come la Confesercenti, che in questo momento si stanno dimostrando più aperte sull'argomento».
Riguardo le polemiche sollevate dalle opposizioni sulla mancata applicazione della riforma del commercio, l'assessore ricorda che in realtà il cammino non si è fermato: «dire che la riforma è in gran parte inattuata mi sembra a dir poco eccessivo - commenta Dressi -. Tutto quello che si poteva responsabilmente fare è stato fatto».
Dressi non nega che il collegato alla finanziaria abbia apportato delle modifiche alla normativa vigente, ma ricorda che molte proposte sono state avanzate proprio dal centro sinistra, e votate all'unanimità. Non creerebbe problemi nemmeno la liberalizzazione degli orari, osteggiata soprattutto dalle forze sindacali per il timore di ripercussioni sui dipendenti dei negozi. «A Trieste questo regime è già in vigore da tempo, grazie allo status di città turistica, e non mi sembra che ci sia stata un rivoluzione. Ricordo poi che i dipendenti hanno un contratto di lavoro: se il negozio vuole tenere aperto di più, dovrà assumere più persone e fare più turni».
Alessandro Martegani