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Il Messaggero Veneto 15-06-2002

Martini: «La legge vieta scappatoie»

TRIESTE - Il referendum sulla legge elettorale non può essere evitato. Gli uffici hanno già esaminato la questione, e un'altra legge potrebbe al massimo venir abbinata al quesito, facendolo però slittare di ulteriori tre mesi. Lo ha detto lo studio Are, oracolo in tema di diritto costituzionale.

Il presidente del consiglio Antonio Martini interviene nel vivace dibattito politico innescatosi in vista delle prossime elezioni regionali, per fare delle precisazioni di carattere istituzionale. Precisazioni che sono però altrettanti richiami ai politici. «La prima cosa da dire è che gli uffici della presidenza hanno esaminato attentamente l'articolo 9 della legge regionale 29/2001 ed hanno chiarito, al di là di ogni possibile dubbio che il referendum si deve celebrare. Ricordiamoci che in questo momento la riforma elettorale non esiste ancora, perché per renderla vigente occorre il pronunciamento popolare. L'unica possibilità tecnica offerta dal dettato della norma è quella di predisporre un altro testo, abbinandolo al quesito referendario, ma, naturalmente, rispettando i tempi previsti».

Il che significherebbe, per la consultazione, un rinvio all'inizio del prossimo anno, spiega Martini: «Dal momento in cui ricevo le firme, ho un mese di tempo per effettuare gli adempimenti e segnalare al capo della giunta la necessità dell'indizione del referendum. Lui, a sua volta ha un mese per fissare la data, e deve sceglierla tra i 50 e i 90 giorni dalla pubblicazione sul Bur. Diciamo che si potrebbe andare al voto tra settembre e novembre. Volendo inserire nella consultazione anche un'altra scheda, con il secondo testo, occorrerebbe far slittare di tre mesi il termine, e quindi andare al 2003. Ma sul fatto che il referendum si debba tenere non c'è ombra di dubbio».

La scelta è dunque politica.