Il Messaggero Veneto 11-03-2002
Marco Fantoni chiede a Tondo e Galan di recuperare i ritardi che hanno provocato elevati costi infrastrutturali
OSOPPO - Da tempo è avviato il dibattito sulla ristrutturazione delle finanziarie regionali. Con l'evoluzione della politica creditizia si sono venuti a creare sovrapposizioni e doppioni di funzioni sia tra le stesse sia rispetto all'attività esercitata dalle banche ordinarie. C'è chi suggerisce pure la via d'uscita: Friulia si occupi di partecipazioni, Mediocredito di finanziamenti ordinari e Frie di quelli agevolati. Qualcuno va oltre e auspica addirittura la fuoruscita della Regione dai primi due organismi, ricordando che l'intervento pubblico si giustifica solo là dove il privato non ha gli strumenti per intervenire.
Dall'alto della sua esperienza cosa pensa di tutto ciò Marco Fantoni, presidente dell'omonimo gruppo?
«Il Frie opera egregiamente nel campo degli interventi agevolati ammessi dalla Cee (i cosiddetti "de minimis"); la Friulia partecipa in forma diretta e positiva alla crescita delle aziende regionali; per quanto riguarda il Mediocredito, all'atto della cessione della quota del Tesoro, esso dovrebbe essere privatizzato, distribuendo ampie quote di capitale alle associazioni rappresentative degli industriali e ai tre gruppi bancari presenti in Regione. E' importante che resti in loco il controllo gestionale di tale Istituto, fondamentale per lo sviluppo futuro del nostro apparato economico».
Si susseguono gli incontri tra i presidenti Tondo e Galan per avviare un'azione coordinata e permanente tra le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, le cui economie hanno caratteristiche simili e presentano analoghe problematiche. C'è qualche suggerimento che vorrebbe dare loro, in particolare per sopperire alle storiche inadeguatezze infrastrutturali e per sostenere la spesa per la ricerca applicata, tema molto caro alla Fantoni?
«Come ha ben detto Andrea Pittini, la collaborazione tra le due Regioni è utile se mira alla soluzione di problemi comuni (Corridoio 5, passante di Mestre, viabilità, reperimento delle fonti energetiche ecc.) e se riesce a fare massa critica. Siamo del tutto contrari invece a ipotesi di macroregione o a procedure di unificazione amministrativa che in qualche modo snaturino le rispettive identità e specificità. Nessun suggerimento abbiamo da dare a Tondo e Galan: sanno benissimo cosa fare. Chiediamo solo di recuperare i ritardi accumulati negli ultimi dieci anni nella politica degli investimenti, che hanno provocato elevati costi infrastrutturali per le imprese. Se l'obiettivo Europa ha imposto all'Italia notevoli sacrifici di bilancio, ora è giunto il momento di pensare all'ammodernamento delle strutture e dei servizi. Infine vorrei suggerire l'adozione di un nuovo piano regolatore regionale che, in un quadro di compatibilità globale, consenta la crescita ordinata degli attuali insediamenti e favorisca la nascita di nuove iniziative imprenditoriali, delineando chiaramente i limiti di rispetto e le distanze dalle zone abitative. Una sorta di patto non sottoscritto tra tutori dell'ambiente, sistema industriale e territorio».
A.B.