Il Messaggero Veneto 23-02-2002
Valduga: le statistiche dimostrano che la riforma dei licenziamenti riguarderebbe pochissimi casi
UDINE - Per il presidente regionale degli industriali, Andrea Pittini, lo sciopero del 5 aprile «non è un colpo di scena». «E' uno sciopero di carattere politico, frutto di una scelta ideologica irresponsabile» ha commentato, aggiungendo che «da parecchio tempo Cofferati minacciava di ricorrere a questo strumento sottraendosi a un serio e costruttivo confronto sulle questioni vere e sulle riforme che sono indispensabili al paese». Per Pittini «modificare l'articolo 18 non significa avviare una stagione di licenziamenti facili, vuole dire invece intervenire sul mercato del lavoro».
Inoltre «il braccio di ferro pregiudizialmente instaurato dalla Cgil sull'abolizione dell'articolo 18 rischia di impedire l'avvio di un dialogo su tutti i temi oggetto del confronto sul lavoro e getta le basi per una irreversibile rottura del sindacato con pesanti ricadute nelle aziende; rottura che non potrà essere compresa dai lavoratori». «La discussione su questi temi delicati - ha concluso Pittini - non può procedere con la continua minaccia di uno sciopero generale il cui risultato rischia di provocare un ulteriore irrigidimento delle posizioni di tutte le parti interessate».
L'ingegner Adalberto Valduga, presidente degli industriali della provincia di Udine, sostiene che le modifiche proposte per l'articolo 18 non significano assolutamente una volontà («millantata» sottolinea) di licenziamento senza limiti. «Gli imprenditori - dice - sono alla ricerca di personale e di collaborazione; se poi esaminiamo le ipotesi previste dalla modifica della legge, queste riguarderebbero pochissimi casi. Se vogliamo riandare indietro di alcuni anni, in Friuli non ne troveremmo più di uno o due». Valduga, d'altra parte, è preoccupato per «una guerra di religione dalla quale abbiamo tutti da perdere» anche perché «un sindacato spaccato non giova a nessuno». Semmai è urgente risolvere altre situazioni: «Bisogna cercare forme nuove di efficienza oltre a pensare a migliaia di persone che ora non sono tutelate».
Per il presidente degli industriali di Pordenone, Piero Della Valentina; «purtroppo è brutto registrare il rifiuto di parte. E' davvero - dice - un comportamento incomprensibile; il suo veto aprioristico di ragionare assieme rappresenta un livello ultimo, estremo. La questione dell'articolo 18 non è concreta, ma di principio, e risente di tatticismi dai quali abbiamo il diritto e il dovere di sgomberare il campo». Infine, Gianni Di Bert, presidente degli industriali di Gorizia. «Non voglio - dice - entrare nel merito dei problemi; non posso, invece, non ricordare che la Confindustria era accusata di distruggere la concertazione, mentre ora c'è chi rifiuta, sul versante sindacale, di sedersi attorno a un tavolo per discutere. Adesso ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità: a me non interessa se Cofferati stia mettendo le mani avanti per sue ragioni politiche mentre sta per scadere il suo mandato al vertice della Cgil, prendo semplicemente atto di quanto sta accadendo».