| Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Forum FVG | Posta | Link |


Il Messaggero Veneto 11-10-2001

L'osservatorio democratico dice no alla legge elettorale

UDINE ­ L'osservatorio della democrazia in Friuli critica le troppe parole in libertà spese sulla nuova legge elettorale: «Il vero tema è la forma di governo della Regione; forse sarà necessario promuovere il referendum se l'attuale Consiglio produrrà una riforma pasticciata».

È quanto ha espresso l'Od, presieduto dall'onorevole Danilo Bertoli, dal dottor Marco Belviso e dall'avvocato Gabriele Cianci, riunito per esaminare le proposte che sono formulate sulla nuova legge elettorale per il Friuli - Venezia Giulia. «Sulla vicenda ­ si legge in una nota ­ si ascoltano, ormai con ritmo crescente, troppe parole in libertà, prive di seri riferimenti ai dati normativi e ai principi giuridici, cui va sempre ancorata una materia così sensibile. Sembra infatti essee sfuggito che il primo comma dell'articolo 5 della legge costituzionale 31 gennaio 2001 n.2 (disposizioni concernenti l'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto speciale) prevede che la legge regionale ad hoc determini in primo luogo la "forma di governo della regione" di cui sono "specificazione" le modalità di elezione del consiglio regionale, del presidente della regione e degli assessori. Il legislatore costituzionale, in altri termini, richiede una decisione pregiudiziale sulla forma di governo che ­ come è unanimemente riconosciuto dagli studiosi ­ può essere solo presidenziale oppure parlamentare».

«Ciò che distingue tali due modalità di estrinsecazione dei pubblici poteri è il rapporto di fiducia intercorrente tra l'assemblea e il presidente, oltre all'elezione diretta dello stesso capo dell'esecutivo che ­ non a caso ­ viene definito come "presidente della regione" e non più "della giunta regionale" dalla legge costituzionale n. 2/2001. Se l'attuale maggioranza del Consiglio regionale intende scegliere la forma parlamentare (peraltro in contrasto con i progetti presidenziali più volte annunciati, in passato agli elettori) può certamente procedere in tal senso, purché non si creino ibridi normativi che alterino le modalità di funzionamento della forma di governo prescelta.

E purtroppo si deve rilevare come alcuni apprendisti stregoni, maneggiando una materia in cui si richiederebbe qualche competenza professionale, stiano progettando con la cosiddetta "indicazione" del presidente una specie di "Frankenstein" costituzionale che non corrisponde ad alcuna forma di governo esistente, e che si presenta contorto nelle modalità operative e non limpido nell'ingegneria complessiva. E infatti, un "presidente indicato" disporrebbe di qualcosa di più che della sola fiducia dell'assemblea (forma parlamentare tipica) ma di qualcosa di meno del "presidente eletto" direttamente dai cittadini (forma presidenziale tipica) creandosi, appunto, un "monstrum" giuridico del tutto inaccettabile. Se a ciò si aggiungono le stravaganze ipotizzate riguardo l'elezione dei consiglieri - soprattutto con riferimento a una specie di "riserva indiana" per gli esponenti della nomenklatura ­ il contesto diventa inquietante».

L'Osservatorio della democrazia ricorda pertanto come «il rispetto della legge costituzionale sia inderogabile e rileva come ­ di fronte a eventuali abusi normativi dell'attuale maggioranza regionale ­ il rimedio diventerebbe il referendum, previsto dallo stesso articolo 5, e richiedibile da un cinquantesimo degli elettori della regione ovvero da un trentesimo (se la nuova legge fosse approvata a maggioranza di due terzi dell'attuale consiglio regionale). Il referendum, e il conseguente appello ai cittadini del Friuli - Venezia Giulia, sarebbe quindi il modo efficace per impedire che un ceto politico che in realtà non vuole governare la regione ­ ma solo gestirne il bilancio e gli apparati con finalità di spesa pubblica ­ possa perpetuare una situazione di ingovernabilità che ormai si protrae da un decennio».