Il Piccolo 16-11-2001
Mentre i Ds precisano la propria posizione
Se ne riparla appena nel 2002
TRIESTE - Il comitato ristretto ha esaurito il proprio compito, in quanto è saltata la seduta programmata per martedì prossimo (l'Anci avendo rinunciato alla richiesta audizione), per cui della riforma della legge elettorale si riparlerà direttamente in sede di commissione, il prossimo 15 gennaio. Nel frattempo maggioranza e opposizioni metteranno a punto le rispettive proposte alla luce degli emendamenti presentati - anche da parte del Centrodestra - sulla bozza della maggioranza.
Mentre il Centrodestra «dimostra la volontà di mescolare le carte inventando tutte le formulazioni possibili, anche quelle meno presentabili, per ritrovarsi comunque diviso e così evidenziando le sue contraddizioni interne - così polemizza il vicecapogruppo dei Ds, Bruno Zvech - ciò che continuano a sostenere i Ds è proprio l'unica cosa che evidentemente non interessa al Polo e alla Lega, cioè il rispetto dei diritti dei cittadini del Friuli-Venezia Giulia».
Conferma Zvech: «Noi sosteniamo infatti una cosa molto semplice: anche i cittadini di questa regione, come nel resto del Paese, hanno il diritto di scegliere direttamente, in maniera chiara e non pasticciata, sia la coalizione che il programma e il presidente della giunta» Convinti che qualsiasi legge debba partire da qui, i Ds intendono mettere a frutto l' autonomia regionale in materia «per definire, entro questo schema, i rapporti tra presidente, giunta e Consiglio» sì da renderli più equilibrati rispetto a quanto vige per le altre Regioni.
Ferma restando l'elezione diretta del presidente (alla quale ha ormai abdicato An), i Ds auspicano dunque una riforma che - evitando di far scattare la norma transitoria imposta dal Parlamento - riveda certe parti della normativa nazionale, altrimenti richiamata dalla citata clausola, in modo che il Friuli-Venezia Giulia possa diventare l'apripista di un' innovazione migliorativa auspicata anche in campo nazionale. La minaccia è sottintesa: se invece uscirà una legge da essi ritenuta quanto meno anacronistica, i Ds ricorreranno infine al referendum abrogativo, giudicando l'applicazione della norma transitoria il male minore. Anche se essa comporta un listino di ben dodici consiglieri da eleggere direttamente col maggioritario, un quoziente di ripartizione dei seggi tale da penalizzare le circoscrizioni più piccole, l'incompatibilità per sindaci e assessori le cui dimissioni, se eletti in Regione, imporrebbero una serie di elezioni anticipate.
g.p.