Il Piccolo 23-04-2002
I rappresentanti della minoranza denunciano i ritardi regionali e romani che potrebbero rendere impossibile la creazione del Comitato «custode» del provvedimento
In alto mare le nomine del «paritetico» e a settembre le competenze torneranno al governo. Appello a Ciampi
TRIESTE - Era nata per mettere ordine in un groviglio di leggi e decreti, e garantire al massimo dei livelli istituzionali la minoranza slovena residente nel Friuli Venezia Giulia, circa 90 mila persone. A più di un anno di distanza la legge di tutela rimane un guscio vuoto, con fondate possibilità di rimaner tale fino al prossimo 23 settembre. Data nella quale, detto per inciso, tutte le competenze conferite all'ancora non costituito Comitato paritetico per la minoranza slovena torneranno direttamente alla Presidenza del Consiglio, e dunque a Silvio Berlusconi. E il provvedimento risulterà virtualmente bypassato e superato. Esasperate, due delle associazioni maggiormente rappresentative della minoranza, Skgz e Sso, hanno inviato proprio ieri una lettera al presidente della Repubblica Ciampi, chiedendogli anche un incontro in occasione della sua visita a Trieste il 4 maggio, e un'altra al ministro Giovanardi, che da mesi, asseritamente, sta cercando di mettere all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri la questione che notoriamente blocca la formazione del «paritetico»: la nomina ministeriale dei quattro componenti tuttora mancanti.
RITARDI E SOSPETTI. Le dilazioni dell'ultima ora, i rinvii più o meno motivati fanno parte, del resto, della cronaca dell'ultimo anno e mezzo, da quel 14 febbraio 2001 che sancì la definitiva approvazione del Senato del testo di legge. Eccezion fatta per l'indicazione, maturata ancora nel giugno 2001, dei tre componenti che avrebbero rappresentato gli enti locali (Andrej Berdon dell'Unione slovena, Davide Clodic, indipendente di sinistra delle Valli del Natisone e il diessino Mario Lavrencic, sindaco di Doberdò), la corsa alla formazione del Comitato è vissuta sempre in salita, rallentata da numerosi ostacoli. La Regione, in questo contesto, non è che ci abbia rimediato una grandissima figura.
Dopo diatribe interminabili, nel settembre dello stesso 2001 il consiglio era riuscito alfine a nominare i sei componenti di sua pertinenza. Adriano Ritossa, Milan Koglot, Renzo de' Vidovich, Stefano Pizzin, Livio Furlan, Ferruccio Clavora e Stojan Spetic, questi i nomi, sono stati vissuti dalla comunità slovena come uno strano «mix» di moderati, associati e nazionalisti della prima ora. «Certi nomi - sintetizza Rudi Pavsic dell'Skgz - avevano già dato un chiaro segnale che il Comitato nasceva male...». Pavsic, però, all'epoca non sapeva ancora che l'arrabbiatura peggiore era ben di là a venire. Con tempi ancora una volta biblici, nel marzo scorso, la giunta Tondo, più volte pungolata, ha alla fine formalizzato le sei candidature di spettanza giuntale. Secondo quanto sostenuto dagli sloveni, senza tenere conto di una precisa regola del dettato di legge che sancisce la presenza degli esponenti delle associazioni più rappresentative, l'esecutivo regionale ha affiancato a Ivo Jevnikar e Damijan Paulin dell'Sso e allo stesso Pavsic dell'Skgz, Alex Pintar dell'Sgps, tagliando fuori un'altra esponente Skgz, Jole Namor. Sorpresa anche negli ultimi due nomi. Relativa quella per il nome dello sloveno leghista Danilo Slokar, sponsorizzato fino all'ultimo dai suoi leader Guerra e Zoppolato, totale quella del generale Riccardo Basile, della Federazione grigioverde, area An, scremato nella prima fase per alcuni scupoli di «opportunità». Skgz e Sso, non per gli ultimi nomi ma per l'inclusione di Pintar hanno già preannunciato ricorso al Tar, se e quando il Comitato si materializzerà.
IL CASO SAMSA. A Roma, intanto, si attende da più di un mese l'atto finale. Mancano quattro nomi, e nessuno li vuole fare. L'unica certezza, quella che circondava il nome dell'ex direttore del «Primorski Dnevnik», Bogumil «Bogo» Samsa, ha creato non poche frizioni in maggioranza. Sponsorizzato dal sottosegretario Antonione e dal presidente regionale Tondo, Samsa, che è anche consulente del governo sloveno, è stato stoppato da un'interrogazione di Roberto Menia di An. E, vuole la leggenda, più tardi blandito («Niente di personale») addirittura dal vicepremier Fini. Risultato: le nomine slittano riunione dopo riunione, settembre si avvicina e la non partenza del Comitato è quasi un dato acquisito. «È impossibile - denuncia il senatore diessino Milos Budin - che il Governo ritardi tanto perchè non si mette d'accordo su un nome o due... La verità è che vogliono forzare politicamente la minoranza, confermando, a livello nazionale, regionale e comunale, l'assoluta mancanza di rispetto verso le istituzioni e le leggi».
Furio Baldassi