Roma - Intervento alla "CONVENTION RADICALE" - 26-03-2004
Smilitarizzazione della Guardia di finanzaCari amici e compagni radicali,
mi rammarico di non potere essere presente, per ragioni familiari e per impegni precedentemente presi, alla vostra convention. Sono comunque ottimamente rappresentato dall'amico Carmine Buffone, uno degli ufficiali che ha preferito andare contro corrente nell'elefantiaca struttura della Guardia di finanza, pagandone le conseguenze con una vergognosa, inusitata repressione e delegittimazione. Quale presidente nazionale del Movimento dei Finanzieri Democratici, associazione nata per la smilitarizzazione della Guardia di finanza, mi sento molto vicino a voi. Ed è con voi che noi finanzieri abbiamo condiviso le battaglie politiche più importanti di questi ultimi anni, da quelle referendarie a quelle di capillare informazione dell'opinione pubblica. Vi ringrazio, a nome di tutta l'associazione che rappresento, per gli spazi che ci avete concesso su Radio Radicale quando altre emittenti radiofoniche e televisive, ma anche molti giornali, ci hanno reiteratamente ignorato o, peggio ancora, censurato.
A distanza di un quarto di secolo i vostri due tentativi referendari, che sono stati anche i nostri referendum, hanno subito, con diverse strategie, insabbiature, sono stati scippati agli elettori dall'intervento dei cosiddetti poteri forti. Il loro intervento è stato più efficace della nostra tenacia e considerato più meritevole della manifesta volontà dei cittadini. Un concetto molto elastico di democrazia, quello dei poteri forti o occulti, che la dice lunga su quanto si nasconde dietro il militarismo e la militarità della Guardia di finanza. Noi siamo portatori di idee nuove, ricerchiamo la verità, vogliamo che la lotta all'evasione ed all'elusione fiscale sia una cosa seria e realmente efficace, forse è per questo che cercano di tapparci la bocca con ogni mezzo. Abbiamo ricevuto decine di denunce penali non perché qualcuno di noi avesse rubato o truffato ma perché abbiamo semplicemente manifestato le nostre idee di rinnovamento. Denunce, dunque, per presunti reati di opinione, espresse nei pubblici convegni o sulla stampa che ci ha dato spazio. Insomma una intimidazione continua, capillare, subdola, fatta di mille strategie ma tutte finalizzate acciocché non si parli più di smilitarizzazione e di finanzieri democratici. Di queste denunce il 99% si è concluso con un'archiviazione già nella fase delle indagini preliminari e le restanti sono finite in una bolla di sapone dopo un inutile dibattimento che ha sancito l'inconsistenza della denuncia e l'insussistenza di qualunque reato. Evidentemente gli alti ufficiali della Guardia di finanza, che intasano le procure di segnalazioni e di denuncie-querele, sono poco preparati sui presunti reati d'opinione e finiscono con il vedere dei reati laddove non solo non ci sono ma dove ci vuole una particolare fantasia ad immaginarne qualcuno.
In questo mare di querele ci è capitato di vedere di tutto: un generale che ha denunciato alla procura militare una giornalista (il direttore responsabile del nostro giornale) che, per sua fortuna, non è mai stata militare e non ha mai indossato una divisa; un magistrato di Treviso, che ha indagato a lungo su un nostro associato, alla ricerca di fotografie e documentazione probatoria, per una manifestazione di protesta posta in essere da alcuni finanzieri e tenutasi in quella città, ma il nostro autorevole associato, particolare da non sottovalutare, in quella città c'era stato solo molti anni prima e per tutt'altre circostanze; un altro magistrato, questa volta di una procura militare, non ha esitato ad ordinare una perquisizione domiciliare nella mia abitazione per acquisire alcuni giornali venduti anche in edicola ed un personal computer con tanto di monitor e tastiera contenente dei dati e dei file che poi sono stati ritenuti da tutti, magistratura compresa, di legittima detenzione. La cosa strana è che non ci hanno mai chiesto scusa per il trattamento che ci hanno riservato e mai nessun magistrato ha ritenuto di dovere aprire un fascicolo sulle vessazioni che abbiamo subito e che, quasi sicuramente, continueremo a subire perché ci ostiniamo a chiedere la smilitarizzazione della Guardia di finanza.
Stiamo camminando su un terreno minato, chiedere la smilitarizzazione della Guardia di finanza in Italia è come chiedere che le donne musulmane girino davanti a La Mecca in minigonna. A tal proposito ricordo quando l'illustre professore universitario Pino Arlacchi, esperto di mafia e di traffici internazionali, chiese pubblicamente di unificare tutto il naviglio della Guardia di Finanza, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato sotto la bandiera ed il comando delle Capitanerie di Porto. Fu visto come un provocatore, un eretico, da quel giorno ebbe meno spazi televisivi, gli chiesero di rilasciare poche interviste e solo su argomenti molto generici. Insomma, della proposta di Pino Arlacchi non se ne parlò più e nessun politico di allora si impegnò a farla sua. La stessa sorte è toccata alle due proposte di legge di smilitarizzazione della Guardia di finanza presentate dal deputato dei Verdi Lino De Benetti: non furono mai messe all'ordine del giorno, neanche a quello dei lavori della Commissione Finanze. Due referendum radicali bloccati all'ultimo momento, due proposte di legge dell'On. De Benetti mai prese in considerazione, una proposta di Pino Arlacchi che fece scandalo negli ambienti militari. Questa è la situazione nel nostro Paese, l'unico al mondo ad avere ancora una polizia finanziaria militare e militarista, sicuramente fuori dai moderni parametri europei.
Settantamila dipendenti impiegati molto male se anche il comandante generale del Corpo è costretto ad ammettere durante un'audizione in Parlamento - che controllare aziende quali la Parmalat ogni 12 anni rappresenta un fatto fisiologico. Come al solito saranno sempre le piccole imprese ad essere controllate in lungo e in largo dalle Fiamme Gialle, forse perché questo serve a riempire di dati le statistiche che vengono sciorinate con orgoglio dai generali ad ogni festa del Corpo e ad ogni occasione utile che gli si presenta. Ecco perché continueremo a dirlo fino alla nausea ma senza mai stancarci: è necessaria, è indispensabile, è indilazionabile, la smilitarizzazione della Guardia di finanza. Noi abbiamo fatto il nostro dovere e continueremo a farlo, chiediamo agli esponenti politici di tutti i partiti di fare altrettanto affinché nell'ambito della Guardia di finanza non resti questa anomalia della militarità, che rappresenta il vero ostacolo ad un reale cambiamento di rotta. Vi ringrazio per l'attenzione e per lo spazio che ci avete concesso.
Lorenzo Lorusso
Presidente nazionale del Movimento dei Finanzieri Democratici