Il Piccolo 26-11-2001
Il deficit da colmare è di 530 miliardi: cifra ragguardevole, ma ridicola davanti ai 6000 della Lombardia
Fa discutere l'annunciato ingresso dei privati, mentre ogni comunità difende il proprio ospedale
TRIESTE - Stremati dal dibattito infinito sulla Sanità, politici, medici, sindacalisti, sindaci, assessori, comitati, potrebbero alla fine chiedere un reparto ben attrezzato tutto per sè, dove farsi curare dallo stress. Tanto in Friuli-Venezia Giulia, dice la Regione, gli ospedali sono troppi, e ormai - grazie alle sue politiche - poco frequentati. È questo l'effetto che fa lo sfogliare la margherita quotidiana degli ultimi due mesi di cronaca. L'immagine che resta è quella, così penosa, di chi gira in un labirinto sapendo che prima o poi cadrà in qualche buca. Ma quale? Ma quando?
BASTONE E CAROTA. Il Reggitore delle sorti altrui sembra olimpicamente disinteressato alle ansie dei piccoli e grandi borghi. Un giorno rassicura, un altro minaccia genericamente «tagli». Il terzo giorno annuncia provvedimenti economici, ma non dice quali. Se trapela qualcosa, si affretta a smentire e rimandare. Sopporta la rivolta di piazza. Ma la mannaia, dicono i poveretti, c'è o no? È meglio soffrire tanto un giorno solo, o poco ma ogni giorno? Andiamo a ricostruire per «flash» il frenetico patimento.
CONIGLI E LEONI. Mentre la Sanità triestina si sente sempre accerchiata da occulti nemici che lavorano in maniera subdola ma soda per toglierle pezzi e importanza, e perciò piange e denuncia, Udine fiuta il pericolo vero, non piange e va in battaglia: Azienda ospedaliera e Policlinico, che potrebbero ben restare distinti perché tali sono, ma che alla Regione pesano economicamente, decidono di «tagliarsi» da soli, in buon accordo, senza aspettare spiacevoli ordini dall'alto. Uno scatto d'orgoglio e buon fiuto politico. Che si misura anche sul quasi quotidiano annuncio di reparti che aprono, ricerche che si sviluppano, studi e servizi che si attivano.
COSTA TROPPO. Intanto la Regione lancia allarmi definitivi sulla spesa che cresce, sui troppi farmaci, sulle troppe chirurgie, sulle troppe maternità, sui troppi laboratori, sui troppi esami, sui troppi posti-letto, sui troppi ricoveri. Improvvisamente, tutto è troppo. I piccoli ospedali che la legge 13 del '95 destinava a chiusura sentono il fiato sul collo. Cividale perde a settembre rianimazione d'urgenza e il medico reperibile per la radiologia, Gemona ha paura che i reparti universitari che hanno sede nel suo ospedale scappino a Udine, e in genere ha paura di chiudere del tutto.
PAURA DI SPARIRE. Cividale vara una raccolta di firme per abolire la legge 13, Maniago porta la gente col pullman davanti alla Regione a Trieste, Pordenone teme l'unificazione delle due Aziende, Sacile e San Daniele sono sul fil di lana, Spilimbergo lamenta lo svuotamento degli organici, Latisana trema perché sta per perdere Oncologia e parte una raccolta di firme, poi a rischio sembra anche Ostetricia e le firme diventano migliaia, infine la Dialisi resta senza assistenza medica ed è panico. Il sindaco, una donna, è di Forza Italia, ma scatenata contro la Regione. Consigli comunali d' urgenza, proclami, suppliche, perorazioni e richieste: sembra il rosario dei moribondi, ma passano i mesi e il verdetto ancora non c'è. Le cose si dicono prima a quelli che hanno diritto di sapere per primi, poi agli interessati.
STAMPA CANAGLIA. Nel frattempo le notizie, notoriamente dotate di gamba svelta, «fuggono». Si sussurra che verranno eliminati i «doppioni»: ma fra due chi è mai quello che si sente di troppo? Ogni ortopedia è unica, e sola con se stessa. E non basta ancora, perché le cose, in Sanità, stanno andando più veloci degli assessori. Il ministro mette il tetto ai ricoveri: 4 ogni mille cittadini, e qui siamo al 5,6. Il ministro, senza tanto discutere, anche trasforma gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico in fondazioni con capitale privato. Burlo Garofolo di Trieste e Cro di Aviano si svegliano un mattino in sconosciuti abiti nuovi. «No alla Sanità privata» e «sì ai soldi privati» sono i due proclami che entrano in conflitto. (In sottofondo, costante, l'eco di un'altra sabbia mobile: «Il Burlo chiude, non chiude, si dimezza, si trasferisce, perde terreno, è eccelso, costa, non costa, fa molto, fa poco, fa giusto...»). Nel frattempo fuggono per le fessure altre gocce. Il 118 avrà la centrale unica a Palmanova. Resteranno attive solo le Ostetricie che fanno nascere almeno 800 bambini. Riflettori dunque anche su Palmanova: acquista il 118, ma forse perde Ostetricia e Pediatria. O forse no? Sul 118 è guerra di tutti contro tutti.
CHI CI GUADAGNA? Poi il Centrodestra dice qualcosa di Centrodestra: sì ai privati. Basta coi tetti di spesa. In sostanza, insinua il solito malizioso, i soldi non ci sono, ma per i privati si trovano. I sindacati e le sinistre vedono la minacciosa ombra statunitense («milioni di cittadini indigenti senza cure») oscurare il sole del Friuli-Venezia Giulia. Ma basterebbe pensare alla Lombardia, dove la gente è liberamente curata anche dai privati, e dove il deficit ha così raggiunto i 6000 miliardi, a fronte dei quali i nostri 530 messi assieme in cinque anni sono roba da poveretti. «Nessuno parli di Lombardia» si secca l'assessore Santarossa, che però intanto ha contatti con la Compagnia delle opere, società privata che lavora in Lombardia, legata a Comunione e liberazione, che è la culla del lombardo Formigoni.
NON CI SI FERMA. E Gemona? Il sindaco è sempre lì che si agita disperatamente, come la sindachessa di Latisana. Cividale viene collegata a Udine con la «telemedicina», insomma computer al posto di medici, progetto che anche l'Azienda sanitaria triestina sta avviando, ma solo - dice - per far dialogare i camici bianchi triestini coi camici bianchi stranieri. Nel contempo, così come l'Azienda dell'Alto Friuli, ha con buon anticipo aperto la borsa alle strutture private, e ha anche fatto un accordo coi medici di famiglia perché «taglino» la spesa farmaceutica, e per far ciò li paga. Mancano, al quadro, molti tasselli. Ma quel che manca soprattutto è l'ultima pagina, con la soluzione dei rebus.
Gabriella Ziani