| Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Forum FVG | Posta | Link |


Il Piccolo 04-01-2002

Dal bilancio del 2001 delle realtà piccole e medie emerge una necessità di rafforzamento ormai improrogabile

Zannier: «L'industria? O cresce o rischia»

«Con l'allargamento a Est potremmo anche diventare terra di conquista»

UDINE - "È finita l'epoca del piccolo uguale bello, quella che bisogna ottenere è la dimensione giusta dell'impresa in Friuli Venezia Giulia, che deve affrontare i mercati dell'Est forte di una dimensione ottimale che permetta uno sviluppo adeguato dell'innovazione e della ricerca, senza dimenticare, e riscoprire,l'etica del lavoro, delle relazioni e della condivisione degli obiettivi." Alessandro Zannier,presidente della Federazione Regionale delle Piccole e Medie Industrie del Friuli Venezia Giulia,non ha dubbi e indica la strada maestra da seguire per il futuro,specie ora che è scoccata l'euro-era. Le imprese, dunque,si devono rafforzare, "devono fare sistema e massa critica".

I numeri,infatti,parlano chiaro: in Regione vi sono 1500 aziende e 30 mila dipendenti con una presenza sul territorio di tutto rispetto. I dati, inoltre, parlano di un'impresa per poco più di dieci abitanti nelle Province di Udine e Pordenone,per scendere fino a 1/8 e 1/7,5 a Gorizia e Trieste. Cifre che un tempo facevano la gioia degli addetti ai lavori,ma che ora, con l'allargamento ad Est dei mercati e la concorrenza, preoccupano. Media impresa,insomma, si deve rafforzare, anche se non può farlo senza la politica. «È necessario che la politica - spiega il presidente Zannier - riprenda a fare politica. Abbiamo fiducia nell'attuale classe dirigente regionale, ma bisogna capire che è finito il tempo degli imprenditori prestati alla politica che danno efficienza e organizzazione, ma non riescono ad individuare gli obiettivi,compito questo che è proprio solo del mondo della politica. «Anche perché con all'orizzonte l'allargamento a Est la nostra Regione corre il rischio di diventare, anziché regione-ponte verso oriente,la prima terra di conquista proprio per l'economia emergente di quei paesi».

«È necessario allora - ha spiegato Gustavo Bomben,presidente dell'Api di Pordenone - aumentare il livello di competitività delle nostre imprese attraverso una costante e programmata riduzione del peso fiscale da parte dello Stato e degli enti locali; praticare una seria politica di innovazione passando dall'"azienda stalla» all'azienda supertecnologica; e, infine, investire sulla formazione professionale." Bisogna tenere presente, naturalmente, la cronica mancanza di manodopera nelle nostre imprese, che si aggira sui 5 mila posti di lavoro. E anche qui la soluzione di ricorrere al serbatoio dell'immigrazione passa dinanzi allo scoglio della formazione professionale. «Ma la formazione professionale - continua Zannier - deve essere anche un investimento della Regione (e qui l'assessore Giorgio Venier Romano sta già facendo molto) intesa come somma di istituzioni, università comprese,per favorire lo sbarco delle nostre imprese nei nuovi mercati».

«Certo la salute delle imprese regionali non si misura con la loro presenza in Kosovo e nei Balcani, ma in questi paesi, al contrario di altre regioni,e stati, le nostre imprese non ci sono andate per l'impreparazione a partecipare alle gare internazionali». «Come mai - si chiede ancora Zannier - ancora, non si favoriscono gli stages degli studenti nei paesi tedeschi,quando si sa che la lingua necessaria per operare nei mercati del centro Europa e anche dell'est è il tedesco?». Quanto alle finanziarie della Regione o alle società da essa controllate, l'Api del FriuliVenezia Giulia si mette sulla scia delle dichiarazioni dei grandi industriali. Privatizzare si, ma cum iudicio». Privatizzare è importante,ma prima devono essere chiari gli obiettivi», consigliano i piccoli e medi industriali della Regione.«A Friulia così il compito di sostenere il progetto di Mediaimpresa - spiega Zannier - a Finest il compito di fare sostegno innovativo al mondo dell'azienda.Per Autovie la privatizzazione è una soluzione auspicabile,l'importante è raggiungere l'efficienza».

Antonio Simeoli