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Il Messaggero Veneto 22-03-2002

L'esponente della destra friulana si schiera con Formigoni e Storace: meglio il Tatarellum

Ciani: An contro la legge elettorale

L'assessore: molti di noi vogliono abrogare l'indicazione del presidente

di TOMMASO CERNI

UDINE - Alleanza nazionale non farà blocco unico con i comitati di centro-destra per il si alla legge elettorale appena varata. Ma sarà, al contrario, schierata per il Tatarellum nella campagna referendaria. Molti degli iscritti, insomma, voteranno no, secondo le percezioni dei dirigenti, alla riforma varata in Regione. Tanto che, già dal congresso provinciale di Udine sabato prossimo, la posizione filo-presidenzialista del partito di Gianfranco Fini dovrebbe emergere, spaccando così il fronte del si nella la Casa delle libertà e rimpolpando, invece, le fila di chi non è disposto a votare, due volte, contro elezione diretta del governatore e bipolarismo. Con il rischio in più che, se il partito a Trieste non scegliesse l'elezione diretta, le strade si potrebbero separare.

Non ha dubbi su questo l'assessore regionale Paolo Ciani che, da Roma, difende con forza le posizioni critiche del senatore Giovanni Collino sulla riforma elettorale appena varata, con i voti della stessa An. E si allinea «al pensiero di Formigoni - dice Ciani - di Storace e Galan, così come degli altri governatori italiani che sostengono con chiarezza e forza l'elezione diretta del presidente della regione da parte dei cittadini». Quando gli si ricorda che il segretario regionale di An, Roberto Menia, non condanna invece la nuova legge, proporzionale con indicazione del presidente, e non lo fa proprio nel nome dell'alleanza di governo in Friuli Venezia Giulia da "salvare", Ciani ribatte che proprio l'accordo raggiunto in aula «poteva anche avere questa giustificazione, ma la mia percezione è che far cadere una giunta che funziona sulla legge elettorale sarebbe stata una cosa meschina». Come a dire che, a voler rischiare, si poteva scegliere una terza via.

Magari senza il tetto dei quaranta voti che "blindano" il referendum confermativo alla soglia delle 36 mila firme. Comunque sia, Ciani non ha dubbi sul fatto che «i nostri iscritti e militanti - aggiunge l'assessore di An - faranno quadrato al congresso di Udine in difesa delle nostre posizioni presidenzialiste». E non c'è organo, regionale o altro, precisa, «che possa farmi votare contro la mia coscienza di politico». Ma a Udine il clima generale è questo? «Certo - prosegue Ciani - d'altra parte non possiamo pretendere di cambiare ogni anno idea e convincere i nostri elettori a fare altrettanto». Se poi a Trieste la sensibilità fosse un'altra, «significa che loro faranno come credono - dice ancora Ciani - certamente Menia parla per se stesso, e non mi convincerà mai a seguirlo su questa strada». Certo com' è, Ciani, che il popolo di An, messo di fronte alla scelta tra l'elezione diretta del governatore e la conferma del provvedimento appena varato dal consiglio regionale, non avrà dubbi di sorta: «E' normale che chi è schierato per il presidenzialismo - continua Ciani - lo scelga chiaramente in caso di referendum, non ci trovo nulla di strano». Il fronte del no, dunque, si allarga a macchia d'olio, mentre a centro-destra l'unità della Casa delle libertà di fronte al quesito referendario traballa, seppure forte dei sondaggi del Cirm.

La mediazione con Forza Italia e Lega Nord per giungere a un voto compatto sulla legge in aula è stata sottoscritta, secondo Ciani, «perché altre alternative non c'erano». A questo punto, però, «è evidente che sulla consultazione popolare - continua - il problema è diverso: si può scegliere, quindi si sceglie il presidenzialismo». Che corrispone all'abrogazione della legge varata dalla maggioranza, «con il mio invito ai nostri elettori a votare no». Una scelta di campo, quella di Ciani, che «non corre il rischio di essere isolata in An», per cui se da Forza Italia o dal Carroccio qualcuno si aspetta il passo indietro verso una campagna referendaria per confermare la riforma, «sappia che non parteciperemo - conclude Ciani - ne inviteremo a farlo». Come in molti ancora sperano a centro-destra.