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Il Messaggero Veneto 06-12-2001

In difficoltà il 26% delle imprese artigiane

Sondaggio dell'Uapi: il 55% afferma però di non risentire degli effetti dopo l'11 settembre

UDINE - Oltre la metà delle piccole aziende regionali non è toccata dalla crisi innescata in America l'11 settembre. Il 12% è però del parere che gli effetti si faranno sentire nel prossimo futuro, mentre il 26% ha riferito di aver già avvertito delle conseguenze negative. Nella maggioranza dei casi, quindi, le realtà produttive piccole e artigiane vedono pressoché immutato il proprio quadro di riferimento. È quanto risulta da un'indagine effettuata dall'Unione artigiani e piccole imprese della Confartigianato di Udine (Uapi), con i limiti dei sondaggi fatti in casa se non fosse per il campione che l'Uapi dichiara «significativo». «È stata comunque un'occasione utile - ha spiegato il presidente Carlo Faleschini - per tastare il polso alle categorie, conoscerne l'opinione e il grado di coinvolgimento sulla crisi, nonché per registrare le aspettative di mercato a breve termine formulate dagli operatori».

La ricerca ha abbracciato un centinaio di aziende appartenenti ai diversi settori produttivi e alle diverse zone della provincia di Udine. Ai titolari sono state rivolte, in particolare, due domande: una riguardo agli effetti negativi eventualmente già registrati in queste ultime settimane ed una sulle previsioni di andamento del fatturato da qui a sei mesi. In prima battuta si è voluto accertare se l'azienda si ritenesse toccata o interessata in qualche misura dal momento di tensione e di incertezza internazionali. Come detto, 55 imprenditori su 100 hanno espresso sostanziale ottimismo, 12 hanno detto di temere per il prossimo futuro e 26 hanno dichiarato di avere già avvertito i segnali di crisi. Il profilo delle risposte cambia però sensibilmente nel momento in cui si esaminano le valutazioni fornite nei diversi settori. Il 50% dei trasportatori ha denunciato l'esistenza di una congiuntura negativa sul complesso delle attività e sul fatturato, il 37% del comparto riparazioni e servizi; il 36% (meccanica e autoriparazioni); il 33% (legno e mobili); il 22% (lavorazioni metalli), il 10% (costruzioni). La media complessiva è il 26%.

«Le aziende dei trasporti, come prevedibile - commenta Gortani, responsabile dell'Ufficio studi dell'Uapi ­, si sono dimostrate le più esposte, mentre di converso il comparto delle costruzioni appare il meno colpito, sia per le sue caratteristiche strutturali (le commesse sono acquisite con un certo anticipo) sia per la presenza, da qualche tempo, di una certa ripresa dopo un lungo periodo di stagnazione, il che probabilmente compensa i potenziali effetti negativi dell'incertezza. Sono peraltro le imprese di questo comparto (il 34%) a ritenere che i suoi contraccolpi si faranno sentire a breve. Nella maggior parte dei casi, il motivo fondamentale per cui le aziende non si ritengono colpite - spiega ancora Gortani - deriva dichiaratamente dal riferirsi ad un mercato locale che non viene percepito come fortemente interdipendente rispetto all'esterno, quindi "poco globale"».

L'indagine dell'Uapi mette inoltre in evidenza che, dal punto di vista della collocazione geografica, non si osservano grosse differenze tra una zona e l'altra della provincia, fatta eccezione per il Manzanese in cui la percentuale di coloro che si dicono colpiti dalla crisi è pari alla metà degli intervistati, mentre scende ad un terzo nel Cividalese, nell'area di Latisana e nel Friuli centrale.

La seconda domanda rivolta agli imprenditori riguardava una personale previsione sull'andamento del fatturato della propria azienda nell'arco dei prossimi 6 mesi. Solo l'1% lo prevede in forte aumento, mentre il 18% ritiene che l'incremento sarà lieve. La maggioranza (il 52%) prevede invece una situazione di stabilità e l'11% una lieve riduzione. Coloro che prospettano una forte riduzione sono appena il 3%, mentre non si pronuncia il 15% degli imprenditori.