Il Gazzettino 07-01-2002
OSSERVATORIO NORDEST
Rilevazione dell'Istituto Poster in collaborazione con la Cassa di risparmio di Padova e Rovigo
Negli ultimi anni è la più alta percentuale di contrari ad affidare ampia facoltà di assumere e licenziare
Massima libertà per le imprese di assumere e di licenziare? Solo un cittadino su quattro, nel Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia si dice d'accordo. Una porzione comunque significativa della popolazione, ma ancora ampiamente minoritaria; e peraltro in evidente diminuzione nel corso degli ultimi anni. In alcuni settori della popolazione, tuttavia, sono in molti a vedere nella semplificazione dei meccanismi di assunzione e licenziamento una misura opportuna: in particolare tra gli imprenditori; ma anche tra i giovani. Ad orientare gli atteggiamenti dei cittadini su questo tema, tuttavia, sembrano essere in primo luogo le idee politiche, con i simpatizzanti dell'Ulivo e della Casa delle Libertà su posizioni contrapposte. Sono questi, in sintesi, i risultati del settimanale sondaggio dell'Osservatorio sul Nordest.
Lo studio, realizzato dall'Istituto Poster su incarico del Gazzettino e della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, è stato diretto da Ilvo Diamanti. Un mese fa si concludeva lo sciopero generale indetto da Cigl, Cisl e Uil, contro la legge delega del Governo che modifica l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori - inerente la reintegrazione sul posto di lavoro -. Circa un anno e mezzo prima, ai referendum del maggio 2000, due terzi dei votanti avevano bocciato il quesito che chiedeva l'abrogazione del medesimo articolo dello Statuto. In quell'occasione, tuttavia, solo un terzo degli elettori si era recato alle urne, a livello nazionale; appena superiore le partecipazione elettorale nel Nordest - dove, peraltro, la percentuale di "sì" era risultata leggermente più alta (37.6\%, nel Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia, contro il 33.4 registrato in Italia).
Ma quali sono, oggi, gli atteggiamenti dell'opinione pubblica nordestina su un tema così spinoso e capace di infiammare il dibattito politico? Siamo andati a verificarlo misurando il grado di accordo dei cittadini su una proposta ben precisa: la completa liberalizzazione delle procedure di assunzione e licenziamento. Solo una minoranza degli intervistati sembra fare propria tale proposta: circa il 6\% si è detto "moltissimo d'accordo", il 19\% "molto d'accordo". Complessivamente, dunque, solo una persona su quattro invoca massima libertà per le imprese sotto questo profilo, mentre circa sette su dieci si oppongono, dicendosi "poco" o "per nulla d'accordo" - il residuo 5\% ha invece preferito non rispondere al quesito -.
La disponibilità di due precedenti sondaggi ci consente, inoltre, di tracciare una linea di tendenza, andando a verificare come gli orientamenti della popolazione siano mutati negli ultimi quattro anni. La serie storica ci mostra, innanzitutto, una costante diminuzione degli incerti, che passano dal 14\%, dell'ottobre '97, al 5\% di oggi. Un andamento che evidenzia come la gente, negli ultimi anni, si sia formata un'opinione più precisa sull'argomento; probabilmente anche per effetto del (già citato) referendum, e del dibattito degli ultimi mesi. Cresce, per contro, il numero di quanti si oppongono fermamente allo scenario prospettato dal quesito: a dirsi poco o per nulla d'accordo è, infatti, il 70\% degli intervistati; una percentuale cresciuta di quasi nove punti rispetto a due anni fa, e addirittura di 16 rispetto alla prima rilevazione. All'opposto, negli ultimi quattro anni sono diminuite - di circa sette punti percentuali - le persone che chiedono massima libertà per gli imprenditori (dal 32 al 25\%). Gli atteggiamenti osservati nella popolazione generale cambiano sensibilmente se andiamo a distinguere le posizioni espresse in base alle caratteristiche socio-demografiche.
A chiedere massima libertà di assunzione e licenziamento sono infatti, in primo luogo, gli stessi titolari d'impresa, le persone provviste di un titolo di studio medio-alto, i giovani - che in larga misura sperimentano già oggi, sul mercato del lavoro, situazioni caratterizzate da una forte flessibilità . Come possiamo notare dall'istogramma proposto in pagina, la percentuale di quanti si dicono d'accordo cala, in modo evidente, spostandosi dalle classi d'età più giovani a quelle più anziane. Essa fa registrare il suo valore massimo proprio tra i giovanissimi - 33\%, uno su tre - e si mantiene prossima al 30\% almeno fino ai 45 anni d'età. Superata questa soglia il valore considerato crolla al 22\%, tra le persone di età compresa tra 45 ed i 64 anni, per poi scendere ulteriormente al 16\% tra i più anziani (65 anni e più).
L'incrocio con la categoria professionale ci mostra, poi, un risultato per molti versi prevedibile. E', infatti, tra gli imprenditori ed i lavoratori autonomi che si registra il maggior numero di consensi: il 55\% del totale. A sorprendere, semmai, è che anche questa categoria - indubbiamente favorita da una riforma nel senso indicato dal quesito - si spacchi a metà nell'esprimere il proprio giudizio. Più dei caratteri socio-demografici, tuttavia, sugli orientamenti dell'opinione pubblica sembrano influire le idee politiche dell'intervistato. I simpatizzanti dei partiti di maggioranza e di opposizione esprimono, infatti, posizioni molto lontane tra loro, che sembrano rispecchiare le divergenze esistenti tra gli stessi partiti. Meno del 15\% dei simpatizzanti dell'Ulivo si dice d'accordo con l'affermazione proposta dal sondaggio. Una percentuale che, per contro, cresce notevolmente tra chi esprime la propria fiducia nello schieramento di centro-destra. Il suo valore sale, infatti, oltre il 38-39\% per i principali partiti della Casa delle Libertà, e tocca il suo valore più alto tra i leghisti: 44\%.
Fabio Bordignon