Il Messaggero Veneto 07-06-2002
Gli effetti in Friuli-Venezia Giulia delle quote di lavoratori extracomunitari predisposte dal governo
Nel 2001 ne è stata concessa la metà. Valduga: nessuna ricaduta dalla sanatoria
UDINE - Delusione per il mancato riconoscimento delle istanze del Friuli-Venezia Giulia che avrebbe voluto gestire direttamnete, mediante un accordo di programma con il governo, i flussi di manodepra extracomunitaria, e prudenza sulla nuova normativa di settore, il disegno di legge Bossi-Fini che ha passato il vaglio della Camera dei deputati, e ora sbarca in Senato. L'assessore regionale al lavoro Giorgio Venier Romano, non nasconde che si aspettava una risposta positiva sulla questione della regionalizzazioen dei flussi dei lavoratori a tempo determinato e indeterminato, esigenza che è molto sentita a Nord est, ma che trova tiepida se non indifferente la stessa Confinduatria nazionale.
Ma qui il problema è sempre di attualità: nel 2001, ultimi dati disponibili, perché nell'anno in corso non sono state raccolte domande, proprio in attesa della Bossi-Fini, le industrie regionali, secondo fonti di Assindustria friulana, avevano chiesto l'assunzione di circa 5200 lavoratori extracomunitari (con una media annua ormai attestata sulle 4mila richieste), in ordine decrescente, 2300 nell'udinese, 1900 nel pordenonese, 600 a Trieste e 354 nell'isontino, ne hanno avuto invece meno della metà, per coprire i posti che i giovani non vogliono accettare. Anche se forse la guerra per contendersi gli immigrati si è un po' ridimensionata, per il momento di incertezza e stagnazione, che porta magari a delocalizzare alcune linee produttive, per evitare di trovarsi impegolati nelle pastoie burocratiche di rihieste di lavoratori difficili da ottenere.
Per il momento è tutto fermo, lo confermano sia l'assessore Venier Romano sia il presidente di Assindustria di Udine, Adalberto Valduga, neo cavaliere del lavoro. Il travagliato iter di approvazione della Bossi-Fini, era in qualche modo prevedibile, e il ministro Maroni appena arrivato aveva avvertito che la determinazione dei flussi sarebbero stata successiva alle decisioni della maggioranza Berlusconi, nel disegno di legge, c'è scritto che in prima applicazione della normativa, che prevede di fissare il numero degli immigrati da far venire in Italia entro il mese di novembre di ogni anno, saranno emanati decreti provvisori per l'assegnazione dei contingenti.
Sul tema della sanatoria degli irregolari che lavorano in nero, l'ingegner Valduga non ha nulla in contrario, ma tiene a precisare che il fenomeno è numericamente consistente in altri settori, badanti, collaboratrici domestiche, commercio, più che nell'industria. La pensa allo stesso modo anche Venier Romano, il quale argomenta che è preferibile consentire di rimanere in Italia a chi ha già un lavoro e quindi ha iniziato un percorso di integrazione, piuttosto che rimandarlo a casa e cominciare tutto daccapo con extracomunitari al primo ingresso. Certo, puntualizza l'assessore, stiamo parlando di sanatorie possibili per persone che hanno dimostrato di volersi impegnare per migliorare situazioni di disagio e certo non per gli immigrati clandestini, che sono materia per i tutori dell'ordine pubblico.
Maria Rita Branca