Il Messaggero Veneto 21-03-2002
Venier Romano ottiene una deroga al decreto Maroni per immigrati croati, serbi e bosniaci
GORIZIA - I lavoratori stagionali che l'anno scorso sono entrati in Friuli Venezia Giulia con un permesso valido per sei mesi potranno essere impiegati anche nel 2001 nel settore turistico e in agricoltura, anche se appartengono ai paesi non menzionati nel recente decreto del ministro del welfare Roberto Maroni. Ne ha dato notizia l'assessore regionale competente Giorgio Venier Romano, che ha incontrato a Gorizia il responsabile del governo in materia di lavoro.
«È un'ottima cosa – afferma Venier Romano –, perché viene così risolto il problema dei lavoratori croati, molto richiesti nel settore turistico-alberghiero; dei serbi e dei bosniaci che lo sono altrettanto nel comparto edilizio, sempre a corto di muratori, e in quello agricolo».
Per i nostri imprenditori – rileva l'assessore – significa aver ritrovato la certezza di dare un servizio di qualità ai clienti attesi nella prossima stagione balneare, che contribuisce in misura non irrilevante alla costruzione del pil regionale. Per l'agricoltura è la tranquillità di effettuare lavorazioni che, senza gli stagionali, non sarebbero portate a termine a regola d'arte.
La seconda novità positiva in tema di lavoratori stagionali, comunicata dal ministro Roberto Maroni all'assessore Venier Romano, riguarda le modalità di conteggio degli ingressi, fermo restando il numero di mille unità, mentre il Friuli Venezia Giulia ne ha reclamato 500 in più. Un immigrato potrà entrare più volte nella nostra regione senza per questo “consumare” quote ulteriori.
In sintesi un lavoratore stagionale potrà essere impiegato un mese a Lignano o a Grado; quindi potrà tornare a casa, e successivamente venire una seconda volta, ad esempio per la raccolta dell'uva sul Collio e in un'azienda friulana.
I permessi d'ingresso in Friuli Venezia Giulia saranno di fatto nominali e quindi la quota risicata di mille lavoratori, concessa alla regione, è virtualmente aumentata, presumibilmente del 30%, proprio perché la stessa persona potrà essere impiegata successivamente in un numero svariato di attività, anche a distanza di tempo. In tal modo la contabilità delle quote non subirà alterazioni.
Le imprese del Friuli Venezia Giulia attendevano, notoriamente, un numero maggior di “quote” di stagionali, pari se non superiore ai 1268 autorizzati nel 2001, quando poi di fatto ne furono assegnated 1220, per ritardi intervenuti nella redistribuzione.
L'allargamento a chi è già stato in regione con un permesso stagionale lo scorso anno, e quindi anche a croati e a serbi e a tutti gli altri cittadini di Paesi esclusi dal decreto Maroni, e la contabilità semplificata degli ingressi, sono salutati, comprensibilmente, con grande soddisfazione dall'assessore Giorgio Venier Romano.
Bisognerà invece attendere l'approvazione della legge Fini-Bossi sull'immigrazione, per sapere quanti immigrati extracomunitari a tempo determinato e indeterminato potranno essere assunti dalle industrie della regione. Buio completo anche sull'altra questione che sta a cuore al mondo produttivo, ovvero la regionalizzazione delle quote, con l’attribuzione alla Regione – da parte del governo – della potestà di stabilirle autonomamente, secondo le sue necessità e indipendentemente dalle compatibilità nazionali. «Per noi – chiosa Venier Romano – questo sarebbe molto importante, anche per impostare una politica di formazione nei luoghi di provenienza dei lavoratori extracomunitari» (come si è tentato di fare con il recente accordo tra regione e Romania); ma i tempi – conclude l’assessore – «evidentemente non sono maturi».
Maria Rita Branca