Il Messaggero Veneto 05-01-2002
PORDENONE - Procrastinare la definizione delle quote di immigrati per il 2002 «è un fatto preoccupante». Adalberto Valduga, presidente degli industriali udinesi, non nasconde timori di fronte alle dichiarazioni del ministro Maroni che annuncia l'emanazione del decreto flussi a dopo l'approvazione della nuova legge sull'immigrazione. E che l'industria del Friuli-Venezia Giulia abbia bisogno di questa mandopera, è un fatto assodato. Basta guardare i dati relativi al mercato del lavoro regionale e riferiti ai primi 6 mesi del 2001: su 72 mila 946 avvii al lavoro, ben 9 mila 124 hanno riguardato immigrati extracomunitari, pari al 12,5 per cento. Il saldo, e quindi i nuovi posti di lavoro, sono stati, nei sei mesi, 3 mila 259, frutto della differenza tra le assunzioni, 9.124, e le uscite, 5.865.
E un'altra cosa è abbastanza evidente: le 18 mila assunzioni presunte nell'anno, pari a circa 6 mila 500 immigrati nuovi assunti, non corrispondono certamente alle quote concesse al Friuli-Venezia Giulia dalle quote. Per il 2001 gli industriali avevano individuato in 8 mila gli extracomunitari assumibili nell'anno, le quote concesse alla regione sono state meno di duemila. «E c'è ancora una parte di domanda che non ha ottenuto risposta» puntualizza il presidente dell'Associazione degli industriali della provincia di Udine. Precisamente si parla di 2.700 domande inevase in tutta la regione «di cui più di mille nella sola provincia di Udine». Il che significa che esiste una grande mobilità, in Italia, degli immigrati in cerca d'impiego, ma significa anche che le assegnazioni da parte del governo nazionale non tengono conto della domanda reale e probabilmente favoriscono, nell'assegnazione delle quote, regioni che poi non assumono. E considerando i vizi dell'italico paese, qualcuno avanza timidi sospetti su che cosa ci sia dietro...
Per l'anno appena iniziato non c'è ancora una elaborazione puntuale sulle necessità, che gli imprenditori contano di realizzare nei prossimi giorni. E' presumibile che si tratti «di alcune migliaia» conferma Piero Della Valentina, presidente di Unindustria Pordenone. Le imprese «assumono le persone che la legge consente di assumere», lasciando intendere che i vincoli, evidentemente, piegano la domanda.
La richiesta del mondo produttivo friul-giuliano arriverà, dunque, nei prossimi giorni, e sarà elaborata «tenendo conto - spiega Valduga - anche del trend congiunturale che anche la nostra regione sta affrontando» con il rallentamento dell'economia e la flessione dei mercati che presumibilmente riverbererà i suoi effetti anche sul fronte occupazionale, con una riduzione nel numero delle assunzioni o con la scelta della tipologia dei contratti, più interinale e più tempo determinato con conseguente diminuzione dei contratti a tempo indeterminato. Ma una domanda le imprese del Friuli-Venezia Giulia la esporranno. Difficile, anche alla luce delle dichiarazioni del ministro Maroni, capire quale sarà la risposta del Governo.
Guardano con interesse gli industriali, ma senza grandi entusiasmi, al progetto di rientro degli emigranti in Argentina. «Spero - aggiunge Valduga - che le previsioni di altri si avverino, ma non sono particolarmente convinto che sarà possibile avere un grande utilizzo da questa iniziativa». E le difficoltà stanno nelle particolari figure professionali ricercate, perché carenti, dalle imprese e che sono «operai specializzati, più che manovali». Infine un ultima considerazione, espressa dal presidente dell'Unione degli industriali della provincia di Pordenone, riguarda le modalità con cui si continua a gestire il fenomeno. Non ci sono state, in Friuli-Venezia Giulia, code apocalittiche davanti agli uffici di collocamento, ma erano comunque in tanti ad attendere l'apertura degli sportelli per presentare i propri documenti. A quando una «buona burocrazia?», chiede Della Valentina?
Elena Del Giudice