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Il Messaggero Veneto 11-05-2002

Svolta nello scenario politico, ma il deputato non scioglie del tutto la riserva sulla candidatura

Illy: la mia lista alle regionali

Il movimento dell'ex sindaco di Trieste in campo con un progetto federalistico

TRIESTE - La Regione delle Autonomie. E' lo slogan con cui la «Lista Illy» apre, dichiaratamente, la campagna per le regionali 2003. Se ci sarà o meno un candidato Riccardo Illy non è ancora deciso: per lui l'elezione diretta del presidente è una conditio sine qua non, e in materia sarà decisivo il referendum. La formazione che si intitola al suo nome, però, è in campo sin da ora. Lo dicono, in una conferenza stampa, lo stesso deputato ex primo cittadino di Trieste, il collega parlamentare Roberto Damiani, già suo vicesindaco, e il presidente della «Lista Illy» Gianni Pecol Cominotto.

Quest'ultimo introduce il tema: in vista dell'appuntamento con le urne della primavera 2003, è il caso di denunciare come la Regione interpreti e utilizzi la specialità per finalità opposte alle ragioni in base alle quali la specialità stessa è stata attribuita. Si parte dalla legge obsoleta, dal presidente ostaggio dei partiti, e si arriva subito al tradimento del federalismo. «La Regione usa la legislazione, cioé uno strumento alto e programmatorio, per introdurre provvedimenti amministrativi che addirittura sottraggono funzioni agli Enti locali», dice Pecol Cominotto. I principi alla base della Lista Illy, poi vittoriosamente riproposti alle elezioni politiche, così, verranno portati avanti anche alle prossime elezioni regionali: un governo autorevole, indipendente, che risponda direttamente ai cittadini che lo hanno eletto, un affidamento agli enti territoriali di tutte le funzioni amministrative e gestionali, che lasci alla Regione il compito di legiferare, coordinare e controllare, e infine un patto interno per trasferimenti economici non vincolati, parametrati anche sul gettito delle diverse realtà.

Riccardo Illy ripercorre le vicende della Costituzionale 2 del '93. «Il Friuli-Venezia Giulia ha competenze sui poteri locali che non spettano alle altre Regioni. In questi quattro anni si poteva costruire un sistema delle Autonomie che fosse un modello nazionale. Invece la maggioranza ha emanato una legge quadro, la 15, senza darle seguito. Anzi, alcune dichiarazioni e azioni della Casa delle libertà tradiscono la volontà di andare in direzione opposta». L'esempio più clamoroso è costituito dalle competenze ex Anas. «La legge 15 attribuisce delle competenze alle Province, e tra queste c'è la viabilità. Però la Regione non intende devolvere, mentre tutto il resto d'Italia lo fa. Diciotto amministrazioni su venti hanno trasferito tutto alle Province, una, quella del Veneto ha costituito una società paritetica con la Provincia. Solo l'amministrazione del Friuli-Venezia Giulia vuole tenersi le strade, attraverso una spa partecipata maggioritariamente», dice Illy.

«Poi c'è il caso del Turismo. Le iniziative sono sottratte al livello locale, ma in compenso si assiste ad un proliferare di soggetti destinati ad occuparsene, con una considerevole moltiplicazione di poltrone e compensi. E ci sono le Ater, che gestiscono risorse che vengono dal territorio e ritornano al territorio, e che dovrebbero venir gestite dai Comuni, eventualmente in forma associata». La bordata triestina segue quelle friulane susseguitesi negli scorsi giorni. Viene dal livello parlamentare, ma ha contenuti molto vicini a quelli svolti dagli Enti locali, di ogni tipo e colore. «Sono segretario della "bicameralina" per l'attuazione delle riforme amministrative. Ieri, nella prima riunione, ho sostenuto che oltre al monitoraggio dobbiamo avere funzione di stimolo verso un governo troppo lento, come correttamente denunciato dal sindaco di Udine Sergio Cecotti. Ho chiesto anche che il controllo sull'attuazione della Costituzione venga esteso alle Regioni», conclude Illy. «C'è il rischio di un vero e proprio "decentralismo" strisciante, fatto di autoattribuzioni amministrative camuffate da leggi e di nuovi enti strumentali creati per sottrarre ruolo e dignità a Comuni e Province».

Luciano Santin