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Il Messaggero Veneto 05-01-2002

Maran: sul Corridoio 5 il governo penalizza il Friuli

Bocciato un emendamento del deputato ds (con Illy e Damiani) per il completamento della strada Maribor-Balaton

GORIZIA - «L'Italia rischia ancora una volta di perdere il treno per l'Europa. E quando parliamo di Europa, oramai, intendiamo quella che in un futuro non tanto lontano comprenderà anche i Paesi dell'area centro-orientale che hanno chiesto di entrarvi a fare parte». E' l'ennesimo monito di un esponente della sinistra al governo di centro-destra. A lanciarlo è stato ancora una volta l'onorevole Alessandro Maran, deputato alla Camera tra le file dei Democratici di sinistra, oltre che componente della Commissione Politiche dell'Unione Europea. E al centro del suo ragionamento torna puntuale il Corridoio 5, con tutti gli annessi e i connessi legati al sistema dei trasporti e delle infrastrutture da realizzare nel bacino allargato dell'Europea del terzo millennio.

A riportare la questione al centro delle polemiche è stata la recente bocciatura di un emendamento e di un ordine del giorno che il deputato diessino aveva presentato al governo, durante le roventi settimane romane dedicate all'esame e all'approvazione della legge finanziaria, lo scorso dicembre. Accanto al nome dell'onorevole Maran, in calce ai documenti, figuravano i nomi di diversi altri colleghi dell'Ulivo: gli onorevoli Illy e Damiani (gruppo misto) per il Friuli‹Venezia Giulia, i diessini Ruzzante, Martella e Vianello per il Veneto, oltre agli onorevoli Castagnetti (Ppi), Fassino (Ds) e Boato (Verdi). Tanto l'emendamento alla finanziaria, che proponeva «il concorso italiano al completamento dell'autostrada Maribor-Lago Balaton», quanto l'ordine del giorno, che impegnava il governo ad «assumere tutte le iniziative idonee a ottenere il mantenimento degli attuali programmi di realizzazione del sistema autostradale sloveno e ungherese», non hanno trovato il sufficiente consenso e sono stati respinti dalla maggioranza del Parlamento.

Duro il commento dell'onorevole Maran: «Non è un mistero per nessuno che l'asse multimodale che va da Lione a Kiev rappresenta la "spina dorsale" della Ost-Politik italiana, una politica estera mirata alla valorizzazione economica del nostro Paese e volta a favorire l'integrazione, la stabilità e lo sviluppo delle aree centro-orientali a noi vicine. Una politica, in altre parole, finalizzata ad allontanare dai nostri confini focolai di tensione e masse di profughi. Ma è altresì noto - ha aggiunto Maran - che la presenza dell'Italia nei Paesi dell'Europa centro-orientale è ostacolata da una forte carenza di collegamenti diretti con quelle aree, sia stradali che ferroviari. Il problema, al contrario, non sussite per gli altri partner europei, che dispongono di una rete di collegamenti a nord delle Alpi».

«Questo limite - ha continuato Maran -, rappresentato al tempo stesso da carenza e inefficienza delle infrastrutture viarie e ferroviarie lungo il Corridoio 5 e di parte di quelle riguardanti la direttrice nord-sud, non soltanto provoca una consistente deviazione di traffici ovest-est a nord delle Alpi, ma continua anche a disincentivare il traffico oltremare dei Paesi dell'Europa centrale e orientale verso i porti dell'Alto Adriatico». La conclusione sta nelle proposte riassunte nell'ordine del giorno respinto dal Parlamento: assumere iniziative idonee a "rimuovere lo stallo" e inserire l'asse transpadano tra le priorità europee; sollecitare e promuovere un sostegno congiunto dell'Italia e dell'Unione Europea nei confronti di Slovenia e Ungheria, per ottenere il mantenimento degli attuali programmi di realizzazione del sistema autostradale da Maribor al lago Balaton e a Trieste; assumere in sede europea tutte le iniziative atte a un avvio programmato del Corridoio 8 (Durazzo-Tirana-Skopie-Plodviv-Sofia-Burgas-Varna).

«E' necessario incentivare e sostenere la realizzazione del collegamento autostradale almeno fino a Budapest - ha insistito Maran - In caso contrario, il deficit di competitività già esistente per l'Italia nelle relazioni intereuropee non potrà che accentuarsi». Soprattutto quando sullo sfondo si profilano già i contorni di un'Europa allargata anche in termini di mobilità delle merci e delle persone.

Luana de Francisco