Il Piccolo 12-06-2002
Dopo la verifica dell'Ufficio elettorale lo scarto di voti è sceso da 28 a 26. Il Centrodestra chiederà al Tar di rifare i conteggi
GORIZIA - Il 28 e il 26: sono numeri da giocarsi al lotto sulla ruota di... Gorizia. Infatti, se lunedì i voti di differenza del ballottaggio tra il vincitore Vittorio Brancati (Centrosinistra) e lo sconfitto Guido Germano Pettarin (Centrodestra) erano 28, ieri, dopo la verifica dell'Ufficio elettorale, sono scesi a 26. Dunque per soli 26 voti Gorizia sta vivendo una svolta che in molti definiscono epocale, probabilmente non ancora colta da tutti nella sua interezza, a pochi mesi dall'abbattimento del confine con la Slovenia. I sostenitori di Brancati (che ieri è stato proclamato sindaco ufficialmente) hanno festeggiato a lungo l'altra notte nella piazza principale della città. Canti, balli, slogan e qualche sfottò. Rinchiusi nella loro prigione di rabbia quelli del Centrodestra, che già hanno cominciato a interrogarsi, per usare un eufemismo, sul motivo di questa grave sconfitta.
Ma c'è anche chi pensa di intentare un ricorso al Tar. È il caso di Erminio Tuzzi, già sindaco di Gorizia e ora esponente di primo piano della lista civica che fa capo a Antonio Scarano. Lista che si è apparentata con il Centrodestra scatenando polemiche prima e provocando - secondo molti osservatori - la sconfitta poi. Abbozza Tuzzi: «Con 451 schede nulle e uno scarto di appena 26 voti non possiamo non tentare la via del ricorso. Non vedo perchè dovremmo lasciare qualcosa di intentato». Non è della sua stessa opinione Pettarin che, sconfitto, esce a testa alta e vuole evitare di essere trascinato nelle polemiche.
Ma in serata, da Roma, lo stesso onorevole Ettore Romoli, ha confermato l'intendimento di voler ricorrere. «Non mi aspetto miracoli - ha spiegato il coordinatore regionale di Forza Italia - ma è giusto andare a controllare. Leggo che molti definiscono epocale la vittoria di Brancati. È una vittoria epocale quella ottenuta per 26 voti? Purtroppo alcuni dei nostri elettori hanno sottovalutato l'impegno e non sono andati a votare. Sono convinto che se si rivotasse oggi vincerebbe la Casa delle libertà». Intanto la gioia di Vittorio Brancati ha davvero contagiato Gorizia. Il neo sindaco (che ieri ha già ricevuto la prima interrogazione) ha un'agenda fittissima di impegni. Sta mettendo a punto la giunta: l'unico nome certo è quello del vicesindaco che sarà Claudio Cressati, capolista di Sinistra democratica, e che alle elezioni primarie del Centrosinistra era stato battuto da Brancati. In effetti un dato politico che ha avuto la sua rilevanza è l'assoluta compattezza dimostrata dal Centrosinistra. In più, anche gli avversari riconoscono a Brancati di aver gestito con molta lucidità la campagna elettorale, soprattutto di aver reagito con molta determinazione all'apparentamento della lista di Scarano con il Centrodestra.
Ad applaudire in modo convinto al successo di Brancati è stato anche il sindaco di Nova Gorica, Crtomir Spacapan, in questi giorni in Corea al seguito della nazionale slovena ai Mondiale in qualità di vicepresidente della Federcalcio della Slovenia. «Conosco bene Brancati - ha detto Spacapan - e quando lui era vicepresidente della Provincia abbiamo sempre avuto un'ottima collaborazione». A Brancati hanno telefonato per le congratulazioni tutti i leader nazionali del Centrosinistra, a cominciare da Rutelli che era stato l'ultimo a giungere nel capoluogo isontino a sostenere Brancati. Il nuovo sindaco di Gorizia ha intanto messo a fuoco i due punti programmatici più urgenti. Tra questi il più importante è la collocazione del nuovo ospedale. Brancati vuole rivedere completamente le scelte della precedente amministrazione comunale che aveva già ottenuto gli stanziamenti dalla Regione per i lavori. Altro tema «caldo» che Brancati vuole affrontare subito è il completamento del terzo lotto dell'autoporto di Sant'Andrea. Un intervento osteggiato dalla comunità slovena che ora, con una fitta rappresentanza di propri esponenti in maggioranza, vorrà ulteriormente far valere i propri diritti.
Roberto Covaz