Il Messaggero Veneto 29-12-2001
ROMA - Corti dei Conti regionali autonome: è il progetto che, sulla spinta del federalismo introdotto dalla riforma del titolo V della Costituzione, starebbero tentando diverse Regioni del nord (Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia in testa), ma che se si realizzasse sarebbe «deleterio e pericoloso». A lanciare l'allarme è il presidente della Corte dei Conti Francesco Staderini.
«Sappiamo che diverse regioni stanno guardano con simpatia agli ordinamenti dell'Austria e della Germania dove i Laender hanno ciascuno una propria Corte dei Conti - afferma Staderini -. Una riforma del genere sarebbe estremamente deleteria nel nostro Paese». Per due motivi: innanzitutto perchè l'indipendenza di questi organi di controllo sarebbe «molto ridotta» («ne farebbero parte persone nominate dai consigli regionali, ossia dagli organi controllati, che eleggerebbero politici "riciclati", vale a dire che non hanno avuto successo nelle elezioni locali»); in secondo luogo perchè verrebbe meno la garanzia del funzionamento dei meccanismi di federalismo fiscale.
Il presidente della Corte dei Conti ricorda infatti che, in base all'art. 119 della Costituzione, sono previsi fondi di riequilibrio a favore delle Regioni economicamente più svantaggiate. «Ma chi può garantire che questi fondi siano utilizzati in modo regolare e a scopo di solidarietà? Occorre un arbitro neutrale. Solo la Corte dei Conti centrale - afferma Staderini - può essere non sospettata di favoritismi in quanto non è espressione delle parti in gioco». Nel caso in cui si traducesse in realtà la «tentazione» di alcune Regioni di dotarsi, con la riforma degli statuti, di Corti dei Conti autonome, Staderini non esclude la possibilità di sollevare la questione di legittimità dinanzi alla Corte Costituzionale per violazione dell'art. 5 della Costituzione (unità della Repubblica) e dell'art. 119 (coordinamento centrale della finanza pubblica). «Non vorremmo arrivare a tanto - aggiunge - speriamo che siano le stesse Regioni a convincersi dell'inopportunità di tale riforma».
Una soluzione, comunque, il presidente della Corte dei Conti la propone. Dallo scorso gennaio, in attuazione della legge 20 del 1994, la magistratura contabile ha aperto sezioni regionali per il controllo successivo, con lo scopo di accertare il conseguimento degli obiettivi stabiliti dalle leggi regionali di programma, prima tra tutte quella di bilancio. «Se a designare due dei cinque magistrati di queste sezioni fossero le Regioni - propone Staderini - forse può ancor meglio essere garantito il fatto che si tratta di organi delle Regioni, a garanzia dell'economicità e della efficienza dell'azione amministrativa».
Certo, ammette il presidente della Corte di Viale Mazzini, al momento le sezioni regionali hanno funzionato quasi in via sperimentale perchè non vi è stato alcun aumento di organico della magistratura contabile, ma se venissero potenziate potrebbero lavorare proficuamente coordinate a livello nazionale: «Abbiamo avviato due indagini lo scorso anno su sanità e trasporti - sottolinea Staderini - I dati regionali cominciano ad affluire ed entro marzo saranno messi a confronto. Ciò sarà possibile solo grazie a un'uniformità metodologica che non potrebbe mai essere garantita dalle Corti dei Conti autonome».