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Il Messaggero Veneto 24-03-2002

Il presidente della Faber di Cividale interviene sulla questione dei licenziamenti e tende una mano ai sindacati

Toffolutti e l'articolo 18: mantenere la giusta causa

Una ricetta per l'emergenza smog: con le auto pubbliche a metano svanirebbe il 43% delle polveri

UDINE - «Le targhe alterne? Soluzione mal posta e sostanzialmente inefficace. Una recentissima ricerca di elevato livello scientifico sullo sviluppo sostenibile della mobilità cittadina ha accertato che, trasformando a metano il 10% della flotta urbana (in pratica il solo parco degli automezzi pubblici), si dimezzerebbe la quantità delle polveri fini emesse in atmosfera. Ricordo di passaggio che il primo autobus a metano circolante in Italia è nato a Udine nel 1978, sponsorizzato dalla mia azienda».

L'interessante informazione è fornita dall'ingegner Renzo Toffolutti, fondatore e presidente della Faber industrie spa, di Cividale, azienda che produce bombole per gas ad alta pressione (metano per autotrazione, gas industriali e medicali, ad uso subacqueo, per autorespiratori, bevande gassate, installazioni antincendio e per le emergenze su aerei e navi). L'ingegnere dice la sua su un altro argomento di viva attualità, l'articolo 18: «La soluzione è stata suggerita dal Cnel, presieduto dall'ex sindacalista Larizza: fatta salva la giusta causa, si definiscano chiaramente le ipotesi in cui sussistono gli estremi per il licenziamento e si trasferisca dalla magistratura al lodo arbitrale (per ragioni di brevità) ogni potere decisionale in merito alle controversie tra lavoratori e datori di lavoro».

La Faber, il più grosso produttore europeo di bombole per gas e tra i primi tre nel mondo, è nata nel 1972, conta 4 stabilimenti (2 a Cividale, uno a Villesse e uno a Castelfranco Veneto) nei quali occupa 500 dipendenti, ha un fatturato annuo di 150 miliardi (75-80 milioni di euro) di cui esporta il 65% in 45 Paesi sparsi in tutti i continenti. La società ha certificato la qualità fin dal 1994 ed ha in corso le pratiche per la certificazione ambientale. Renzo Toffolutti ne è presidente, amministratore delegato e direttore generale. Detto enfaticamente: in pluribus unum («ma sto delegando molte funzioni»).

L'azienda adotta processi tecnici molto complessi e non trarrebbe vantaggi da eventuali delocalizzazioni. «Abbiamo un'ottima squadra che, al contrario dell'Udinese, gioca molto bene in casa. Solo per esigenze commerciali stiamo studiando forme di operatività diretta in alcuni Paesi il cui mercato richiede parziali produzioni in loco (vedi industria automobilistica in Asia e in Sudamerica)». Per quanto riguarda il costo del lavoro e il reperimento di addetti, gli aspetti tecnici della conduzione (determinanti nella creazione di valore aggiunto) sono preminenti rispetto all'incidenza della manodopera.

La quasi totalità delle aziende friulane destinano larga parte della loro produzione all'estero, vincendo la difficile sfida con la concorrenza internazionale. Tale capacità competitiva è rimasta inalterata dopo l'introduzione dell'euro? Perdurerà in futuro? Scomparso il salvagente delle periodiche svalutazioni (che però avevano il contraltare nell'inflazione a due cifre) oggi il problema della competitività sui mercati internazionali è legato quasi esclusivamente alla qualità della produzione (compreso il servizio di supporto) e all'affidabilità (in senso lato) dell'azienda agli occhi del cliente straniero. Noi italiani siamo molto stimati nel mondo, al punto che ci viene perdonato l'unico peccato veniale nel quale spesso cadiamo, quello dei ritardi nelle consegne.

C'è una forte tensione tra Governo e sindacati sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Lei è convinto che sia possibile trovare un compromesso soddisfacente per entrambe le parti ed evitare così lo scontro frontale?

Come le dicevo, la cosa più importante nelle relazioni sindacali è rimuovere la mina vagante dei conflitti con la magistratura, che durano talvolta 8-9 anni e sono di fatto cagione di "denegata giustizia". Quanto allo scontro in atto, che ha assunto ormai natura ideologica, a mio avviso la via d'uscita è semplice: mantenere il sacrosanto principio della giusta causa (altrimenti si arriverebbe alle ritorsioni), individuare in maniera precisa la casistica delle motivazioni che giustificano il licenziamento (oggi lasciate alla discrezionalità del giudice) e affidare al lodo arbitrale la soluzione delle controversie. E' una procedura lineare, logica, di reciproco interesse. Come mai nessuno ne parla? Detto per inciso, nella mia azienda corrono buoni rapporti con i sindacati, e l'imprenditore agisce in un contesto di regole condivise.

La Faber ha sede a Cividale, a due passi dal confine con la Slovenia. I Paesi dell'Est europeo possono diventare importanti mercati di vendita per le aziende friulane oppure sono interessanti, almeno nella presente fase economica, solo per delocalizzare alcune fasi lavorative?

In questo momento tali mercati sono quantitativamente limitati, ma in futuro i Paesi dell'area balcanica potranno diventare sbocchi importanti in correlazione alla loro crescita economica e all'espansione dei consumi interni.

L'incidenza dei costi fissi rende imprescindibile per le imprese l'avviamento di processi innovativi. La certificazione della qualità è sufficiente alla bisogna o ci vuole altro?

Questo è uno dei temi su cui si gioca il futuro delle nostre imprese. L'innovazione è costosa e impone tempi lunghi. Richiede il supporto di risorse economiche in grado di finanziare progetti diluiti negli anni, i cui benefici si registreranno nel medio/lungo termine. Ecco che allora entra in discussione l'aspetto dimensionale dell'impresa, che deve essere tale da sopportare oneri elevati ammortizzabili nel tempo. La certificazione di qualità è indispensabile ma non sufficiente. Siccome le grandi multinazionali (dell'auto e dei gas industriali nella fattispecie) avvertono l'esigenza della certificazione globale, cominciano a richiedere ai loro fornitori la certificazione ambientale, che attesti l'eco-compatibilità dei prodotti e dei processi. La mia azienda vi approderà entro pochi mesi.

Molti imprenditori sono convinti che i ritardi più vistosi nel processo di crescita si registrino nel marketing e nell'organizzazione di un'adeguata rete commerciale. Conviene con queste valutazioni?

Certamente. L'economia procede per andamenti sinusoidali e ciclici, ha i suoi alti e bassi, cui si può ovviare in tre modi: diversificando i prodotti in funzione dei mercati; estendendo i mercati stessi, sempre più sensibili alle fluttuazioni (vedi il settore auto); prevedendo le tendenze sui prodotti innovativi come, nel nostro caso, il futuro utilizzo dell'idrogeno, carburante perfetto a tasso d'inquinamento zero, su cui si confronterà nei prossimi anni il comparto dell'autotrazione.

In che modo la Regione dovrebbe sostenere la crescita dell'economia?

Agli amministratori regionali ritengo si debbano chiedere pochissime cose: riformino l'asfissiante apparato burocratico, riducano i tempi biblici necessari alla soluzione anche del minimo problema aziendale, eliminino la farraginosità della normativa esistente.

Tenuto conto dell'esperienza acquisita nel settore in cui opera, cosa pensa della decisione di chiudere i centri cittadini come soluzione efficace per abbattere i livelli d'inquinamento urbano?

Per una vera politica dei centri urbani, che punti realmente alla riduzione dei costi ambientali, invece di lasciare ai sindaci la facoltà di emettere la sera (per la mattina successiva, senza alcun preavviso) provvedimenti del tutto formali, inutili e dannosi, la nostra Regione prenda esempio dalla Lombardia, che ha stanziato somme ingenti per attuare un programma che prevede la dotazione di veicoli ecologici (autobus e taxi a metano) ed il potenziamento della rete di distribuzione dei connessi carburanti. La trasformazione a metano dei mezzi di autotrazione rappresenta in questo momento la soluzione alternativa più facilmente praticabile per la riduzione dell'inquinamento nei centri urbani. Ribadisco: la riconversione di autobus, taxi, veicoli commerciali leggeri, auto della pubblica amministrazione (che rappresentano il 10% del parco macchine circolanti) determinerebbe la diminuzione del 43% del particolato (il PM10, cioè le polveri sottili).

Quale occasione migliore per la nostra Regione di fare ottimo uso della sua specialità?.

I tassi di crescita dell'economia del Friuli Venezia Giulia sono discreti, ma inferiori a quelli del vicino Veneto.

Il differenziale esistente può essere cancellato? In che modo?

A mo' di metafora possiamo dire che il Friuli produce ottimi vini bianchi cosiddetti tranquilli. Il Veneto invece produce spumanti. Questa è la differenza tra le due realtà. Il Veneto, lo dico da friulano, è più effervescente nel modo di agire, proprio come i suoi spumanti. Ciò detto, un polo o un'alleanza tra le due regioni non può che produrre sinergie positive per le rispettive economie.

Abbondio Bevilacqua