Nuovo Pd e il modello Radicale

Da "Il Gazzettino" del 27/06/2008 - Lettere


Il dibattito nato dalla contrapposizione tra Gianfranco Moretton e Sergio Bolzonello può essere un punto di partenza per consentire la crescita del Pd verso un partito aperto in grado di rappresentare molto di più rispetto alla somma delle strutture partitiche di Ds e Margherita. A confrontarsi sono due esponenti che sono all'antitesi, Gianfranco Moretton, capogruppo del Pd in Consiglio regionale rappresentante del sistema partitico e Sergio Bolzonello, Sindaco di Pordenone, ma anche espressione di un'ampia fetta di elettorato che supera i confini del centrosinistra.

Il punto è nel come aprire il Pd a nuovi soggetti, così che possa rappresentare le nuove domande di innovazione e di equità, di nuovi diritti e di garanzie sociali, di ambientalismo intelligente e di imprenditoria. Noi radicali in questi mesi abbiamo dimostrato come si possa lottare non limitandoci all'esaltazione di una sterile vocazione minoritaria, ma impegnandoci all'interno del Pd ad affermare nuovi diritti. Ma anche dimostrando una lealtà quando al Governo accompagnata da un'altrettanta intransigenza nel difendere in Parlamento i principi liberali in ogni settore. La scelta univoca dettata da Moretton a Bolzonello, ovvero lo scioglimento del Fiume per confluire nel Pd, è una scelta che riduce e non amplia il potenziale elettorato del Pd. L'esperienza delle liste civiche, sorte in tantissimi Comuni dopo l'introduzione dell'elezione diretta del Sindaco, sono il segnale della volontà del cittadino di scegliere direttamente chi deve guidare la Città o la Regione, con il principio che chi è al governo debba rispondere direttamente agli elettori.

Per questo suggerisco a Gianfranco Moretton di accorgersi che proprio nel partito Radicale possa ritrovarsi un possibile modello anche per il Pd, il modello che prevede la doppia tessera. Prendere la tessera radicale è molto più che un fatto simbolico, ma anche assai meno che l'accettazione di un vincolo esclusivo, come per la tessera di tutti gli altri partiti. Statutariamente, la tessera radicale obbliga solo al pagamento della quota di iscrizione. Non chiede altro all'iscritto, le stesse deliberazioni assunte nei congressi a maggioranza dei tre quarti vincolano solo gli organi dirigenti. E tuttavia, nonostante questa elasticità e larghezza di maglie, la tessera radicale costituisce una forte attestazione di volontà politica, di condivisione dell'iniziativa comune.

Queste modalità potrebbero essere un punto di partenza per l'incontro-aggregazione di quanti siano interessati alla costruzione di partito aperto, dove siano rispettate identità diverse ma con obbiettivi fissati dai congressi annuali. Ciascuno potrà rimanere ancorato alla propria «fedeltà» ma anche aperto a quella attestata dalla doppia tessera. Noi radicali proponiamo per il Pd un progetto alternativo a quello monolitico dettato dal dupolio Margherita e Ds. Non partire dalla semplice sommatoria delle vecche sezioni di partito, ma far partire nuovi processi di inclusione di nuovi gruppi in grado di raccogliere le esigenze dell'opinione pubblica. Da questo con processi democratici aperti, vere primarie, si potrebbe giungere ad obiettivi politici comuni fissati anno per anno da congressi.



Stefano Santarossa - Direzione dell'associazione "Radicali Friulani"