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Il Gazzettino 17-04-2002

In ventimila alla "festa dei diritti"

A Udine la manifestazione più affollata della storia sindacale tra cortei, musica e tanti bambini

Udine

«Siamo in 25mila». Paolo Pupulin, voce arrochita, guadagna il microfono. E scandisce, alle 17.10, la cifra da brivido. Maria, Gibril, Jean Paul e gli altri bambini "multicolor" che sventolano dal palco le bandiere del sindacato iniziano a saltellare. Irrefrenabili. È il segnale: piazza Venerio, stracolma, prorompe in un boato. Boato che nessuno - nemmeno la questura che "conta" in piazza 10mila persone, né la polizia municipale che ne "conta" 15mila - riesce a ridimensionare.

Udine, 16 aprile: Cgil, Cisl e Uil chiamano. E il Friuli Venezia Giulia risponde come mai aveva fatto prima. A migliaia - da Trieste e Pordenone, Friuli e Gorizia, in corriera o in automobile, con bandiere, striscioni, musica e slogan - arrivano a Palazzo Torriani. Alla sede degli industriali che, assieme al governo, rappresentano l'avversario da battere: è da lì che alle 15.30 la «grande festa dei diritti», come la ribattezza più tardi il segretario nazionale Cisl Giovanni Guerisoli, deve iniziare.

Le premesse sono buone: a Trieste, in mattinata, un presidio si è trasformato spontaneamente in corteo. Con 12mila manifestanti, "ridotti" a 10mila in questura, a sfilare per le vie del centro. E le adesioni allo sciopero generale di otto ore, il primo da vent'anni, si sono rivelate elevatissime. Ma adesso, in quella Udine «che - come ricorda Carlo Bravo, memoria storica del sindacato friulano, giacché è iscritto alla Cisl dal '48 - non ha mai ospitato una manifestazione del genere», si consuma il test più importante. Quando il corteo parte, c'è già un affollamento record: «E nuove corriere stanno arrivando». Il ghota del sindacato è in prima linea.

«Un giorno entusiasmante» esulta, a nome della Cisl, Sante Marzotto. Non mancano i politici di centrosinistra che raccolgono adesioni al referendum elettorale. Tanti i diessini: da Carlo Pegorer ad Alessandro Tesini. Eppoi ci sono lo Sdi, Rifondazione, i Cossuttiani, la Margherita. Ma anche gli studenti. Udine social forum. Gli uomini di Attak che cercano firme sulla tobin tax. I vessilli dell'Arci. Tantissimi immigrati. Tanti bambini. Si parte. Un'automobile, con ritratto di Silvio Berlusconi versione somaro, scandisce il leit motiv della giornata: no alla libertà di licenziare, no ai tagli delle pensioni, no alle riforme fiscali inique. La testa del corteo passa piazza San Giacomo, supera piazza Venti Settembre, raggiunge la meta: quella piazza Venerio, «la sola che il Comune ci ha concesso perché in Giardin Grande ci sono le giostre e in piazza San Giacomo il mercatino», incapace di contenere tutti. Ci vuole più di un'ora, come conferma la questura, affinché la coda del corteo possa muoversi da via Torriani.

Nel frattempo, a qualche centinaio di metri, la «festa dei diritti» si sta già consumando: «Le adesioni allo sciopero, in Friuli Venezia Giulia, hanno superato il 90\%. E in piazza siamo tantissimi. Abbiamo coinvolto non solo il mondo del lavoro, ma i pensionati, gli studenti, i semplici cittadini. Perché difendiamo i diritti conquistati in decenni di lotta. E non vogliamo l'Italia della paura» declama il segretario Uil, Luca Visentini. Occhiali da sole, giubbotto di pelle, Visentini scalda la piazza e prepara l'intervento centrale. Quello di Guerisoli.

Prima, però, Pupulin chiede, citando lo scrittore palestinese Izzat Al-Ghazzawi, un minuto di silenzio per le vittime del Medio Oriente. Ma ecco, al microfono, il segretario Cisl che stigmatizza chi ha osato associare le pistole del terrorismo alle proteste pacifiche di piazza. Che accusa il governo di voler indebolire il sindacato e aprire «una rozza via thatcheriana al libero mercato che ci porta alla rovina». Che invoca la pace sociale «essenziale alle riforme». Che ribadisce il no fermo alla modifica dell'articolo 18: «Il governo non si illuda. Lo sciopero non è pura esibizione di forza. Noi non ci arrendiamo. Faremo seguire, a questa giornata, nuove iniziative». È il tripudio. Pupulin trova il modo di ricordare Luisa Ciampi, operaia della Zanussi morta nella notte dopo cinque mesi di agonia, eppoi entra in scena la musica: Flk, Zur de Zuf, Tre allegri ragazzi morti, Lino Straulino e, infine, i Litfiba.

Roberta Giani