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Il Messaggero Veneto 28-06-2002

L'ipotesi è modificare la legge sulla consultazione. Tesini (Ds): impossibile lo stop, il centro-destra è in tilt

Fi tenta di evitare il referendum

Incontri riservati e viaggi a Roma dei vertici azzurri per impedire il ricorso alle urne

di TOMMASO CERNO

UDINE - Dalla "roulette" del voto libero, cioè non condizionato dallo schieramento di appartenenza, del consiglio regionale è uscito ieri un sì ai casinò.. L'obiettivo: tentare di modificare la legge regionale sulla convocazione del referendum confermativo, da molti considerata incompleta, per renderla «più simile» a quella nazionale che prevede, nel caso in cui l'aula voti un provvedimento nella sostanza equivalente a quello su cui sono chiamati a decidere i cittadini, la sospensione della consultazione. Una possibilità che i vertici di Forza Italia assicurano essere stata garantita a Roma.

Se ormai il centro-destra sembra rassegnato all'elezione diretta, dunque, né il presidente Renzo Tondo né i suoi fedelissimi, primo tra tutti il portavoce Alessandro Colautti, sembrano invece "pronti" a perdere un referendum dall'esito scontato e che potrebbe tirare la volata al centro-sinistra nel 2003. «Non ci si abbatte mai in politica - commenta Colautti - siamo qui per combattere fino in fondo». A colpi di incontri riservati, uno anche ieri sera, e di indagini interne alla maggioranza, per verificare le condizioni politiche di un'eventuale proposta di legge in questo senso. Emissari della Cdl regionale, comunque, hanno raggiunto la capitale nei giorni scorsi. Incontro tecnico, dopo incontro tecnico l'idea dei vertici forzisti è che «le condizioni costituzionali per bloccare la consultazione, introducendo l'elezione diretta e integrando la legge sul referendum confermativo esistono».

In questa chiave, anche il vertice con i big romani della Cdl, previsto per lunedì a Udine con Antonione, Calderoli e La Russa, ma anche De Michelis e i centristi, sembra avere questo come tema principale, e per scongiurare il rischio, dopo Gorizia e le oltre 52 mila firme raccolte dal comitato referendario, di perdere nel 2003 all'ultimo test nazionale prima delle prossime politiche: «Da oggi a lunedì dobbiamo decidere - spiega il portavoce di Tondo - se ci sono le condizioni per intervenire con un nuovo testo. Sul referendum invece alcuni spazi forse ci sono e, seppur moderatamente rassegnati, si può fare ancora qualcosa».

Il baricentro si sposta, dunque, dallo scontro elezione diretta-indicazione, ormai superato, a quello che vede da una parte il Tatarellum, il sistema di voto delle regioni ordinarie sostenuto da Riccardo Illy ma anche, continuano in Regione, «da chi spera in un posto nel listino da 12 consiglieri, non ultima la Lega Nord», contro un sistema maggioritario che attenui invece i poteri del presidente. A centro-sinistra un'ipotesi del genere fa saltare dalla sedia. Il capogruppo dei Democratici di sinistra, Alessandro Tesini, sorride all'idea di un blitz contro oltre 50 mila firme di elettori: «Il centro-destra - replica Tesini - quando ha visto che abbiamo ampiamente superato le firme minime previste ha dato briglia sciolta alla lingua, con dichiarazioni scomposte e arroganti.

L'unica chance era che noi non depositassimo le firme, ora non c'è nessun meccanismo che possa fermarlo. Quello che vogliono fare, invece, è anticipare la consultazione per depotenziare la nostra campagna elettorale che, se si andasse alle urne in settembre, cadrebbe in piena estate». «Se anche fosse concepibile per un referendum abrogativo - conclude Tesini - altra cosa è questo tipo di consultazione in cui l'elettore esprime un giudizio su un impianto complessivo: il Tatarellum non prevede solo l'elezione diretta ed è difficile che una modifica della legge elettorale in tal senso giustifichi da sola la sospensione della consultazione».

Intanto questa sera alle 18 Mario Segni sarà a Udine, all'hotel Presidente, ospite del comitato liberal-democratico per il refrendum, per discutere proprio di elezione diretta e del deposito delle oltre 52 mila firme, con molti esponenti del comitato referendario.