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Il Piccolo 21-03-2002

Il ministro degli Esteri Dimitrij Rupel ha annunciato ieri il versamento dell’ultima rata del debito per gli immobili degli italiani dell’ex zona B

Esuli, Lubiana ha saldato il suo conto

Ma per il governo italiano e le associazioni dei profughi il discorso non è da considerare chiuso

TRIESTE - La Slovenia ha versato sul conto fiduciario della filiale lussemburghese della «Dresdner Bank» anche l’ultima rata dell’indennizzo per i beni abbandonati dagli esuli, pattuito negli Accordi di Roma del 1983 tra l’Italia e l’allora Jugoslavia. Lo ha reso noto ieri in una conferenza stampa, il ministro degli esteri sloveno Dimitrij Rupel. Sul conto lussemburghese Lubiana ha versato complessivamente 57 milioni di dollari, con i quali ritiene saldato il proprio debito nei confronti di Roma. La Slovenia ora si aspetta che l’Italia ritiri quanto prima questo denaro. Alla domanda di un giornalista su quali passi intende fare Lubiana se l’Italia si rifiutasse di prendersi il denaro, Rupel ha risposto che la Slovenia ha onorato i suoi impegni. «Finora – ha aggiunto – l’Italia non ritirava il denaro con la scusa che non era stata versata la cifra intera. Ora non ha più pretesti in quanto la Slovenia ha fatto tutto quello che doveva fare».

Con gli accordi di Roma, una «coda» del Trattato di Osimo, Italia e Jugoslavia avevano concordato l’entità e le modalità di pagamento degli indennizzi per i beni abbandonati dagli esuli nella ex zona B del Territorio libero di Trieste. Dei 110 milioni di dollari concordati dai due governi, la ex Jugoslavia ne aveva versati 17, mentre il resto del debito (93 milioni) se lo sono divisi Slovenia e Croazia. Lubiana si è accollata il 62 per cento (poco meno di 58 milioni di dollari) e lo ha pagato per intero, mentre la Croazia, che deve versare il resto (circa 35 milioni), ha annunciato di cominciare a farlo quest’anno, con una rata di 2,4 milioni di dollari.

Rupel ha ricordato che la questione dei beni degli esuli è stata riproposta dal governo Berlusconi, ma, come aveva ribadito lo stesso ex ministro degli Esteri italiano Renato Ruggiero, nello spirito del principio «pacta sunt servanda», Lubiana ha continuato a versare i mezzi sul conto lussemburghese (i 5 milioni di dollari dell’ultima rata sono stati versati agli inizi di gennaio), mentre per quanto riguarda la Croazia, lo scorso novembre l’Italia ha accettato di fornire a Zagabria le coordinate bancarie su cui versare i 35 milioni di dollari di sua spettanza.

La mossa slovena viene valutata positivamente dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi (Ccd), perchè «coerente con il principio, sostenuto dall’esecutivo – sottolinea – del rispetto degli accordi». Giovanardi però precisa subito che ciò «non ha nulla a che fare con l’approfondimento sulla questione di beni che sta effettuando la commissione varata dalla Farnesina». In sostanza Roma non considera chiusa la faccenda, come vorrebbe Lubiana, e non si affretta certo a intascare i soldi versati in Lussemburgo. «Questa è solo una delle tessere di un mosaico che dev’essere composto – spiega il ministro – che riguarda le situazioni non coperte dai trattati, che sono oggetto di studio perchè vanno osservati scrupolosamente i diritti individuali nell’ottica europea che esalta il rispetto dei diritti umani». Inoltre secondo Giovanardi la situazione slovena non va disgiunta da quella croata. E al riguardo auspica l’accoglimento da parte del Sabor (il Parlamento di Zagabria) dell’emendamento di Furio Radin (deputato della minoranza italiana) che aprirebbe anche agli esuli il diritto a rientrare nella legge sulla denazionalizzazione.

E riguardo ai soldi, l’Italia li ritirerà? «Tutto va assieme – risponde Giovanardi – e solo in questo contesto potremo anche incamerare le somme versate dalla Slovenia e quelle che deve ancora versare la Croazia. La questione potrebbe essere risolta in pochi mesi se c’è una buona volontà da tutte le parti».

Anche per i profughi «il discorso non è chiuso» risponde Guido Brazzoduro, presidente della Federazione delle associazioni degli esuli. «Prendiamo atto – dice – che l’importo è stato versato, però l’impegno globale con la ex Jugoslavia non è stato assolto, mancano i pagamenti della Croazia. Inoltre vanno valutati gli altri aspetti della vicenda beni sui quali sta lavorando la commissione di esperti varata dalla Farnesina. Se ne riparlerà quando avrà concluso i suoi lavori».

«Se la cavano a cuor leggero, pagando con decine di anni di ritardo il loro debito» replica duro il deputato triestino di An, Roberto Menia. Poi aggiunge: «Gli sloveno dovrebbero rendersi conto da soli che non basta. Dovrebbero fare una riflessione seria sui danni del comunismo, venire a inginocchiarsi sulle foibe e dare segnali di apertura. Noi non chiediamo che venga restituito tutto, però non basta questo pagamento a chiudere la questione. Devono dimostrarsi disponibili a discutere concretamente».

In linea con Giovanardi il senatore Fulvio Camerini, capogruppo dell’Ulivo al Comune di Trieste, per il quale il comportamento della Slovenia è coerente col principio «pacta sunt servanda». «In termini di diritto internazionale Lubiana è stata corretta – spiega Camerini – perchè il pagamento del debito è speculare a quello degli indennizzi che il governo italiano deve versare agli esuli. Altra questione è verificare se negli accordi intercorsi tra l’Italia e l’allora Jugoslavia vi siano delle situazioni non comprese, sulle quali sta appunto lavorando la commissione di esperti della Farnesina».

Pierluigi Sabatti