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Il Piccolo 16-02-2002

Forniti ieri i numeri ufficiali sulle domande inoltrate dai profughi alle autorità croate, in attesa che venga varata la nuova legge sulla denazionalizzazione

Pola, 2000 esuli chiedono la restituzione dei beni

Sono arrivate finora 1368 richieste alla Regione istriana, ma mancano i dati quarnerini e dalmati

POLA - Quasi 1400 esuli italiani hanno presentato domanda di restituzione alla Croazia per le proprietà confiscate dal regime jugoslavo. Il dato, che emerge ufficialmente per la prima volta, è stato fornito ieri dall'ufficio per gli Affari giuridico-patrimoniali della Regione istriana. Non è invece ancora noto il numero di domande arrivate agli uffici di Fiume e di Zara, ma si presume che siano alcune centinaia. Quindi, dovrebbero essere almeno 2 mila i cittadini italiani che si sono rivolti alle autorità croate per avere indietro gli immobili perduti mezzo secolo fa. A Pola sono esattamente 1368 le richieste pervenute all'indirizzo della sede conteale. Altre ne stanno arrivando, sostengono i funzionari dell'ufficio: la legge sulla denazionalizzazione è ancora in fase di revisione e il parlamento di Zagabria dovrebbe approvarla in forma definitiva entro la fine di giugno. Solo allora, tuttavia, sarà chiarito se gli stranieri avranno diritto alla restituzione dei beni nazionalizzati. In altre parole, coloro che si sono rivolti finora oltreconfine lo hanno fatto probabilmente anche come forma di pressione verso le autorità di Zagabria.

E' stata la Corte costituzionale croata a sollecitare un paio di anni fa la modifica della normativa, varata per la prima volta nel 1996 dal governo di Centrodestra dell'ex presidente Franjo Tudjman. Allora, la legge consentiva la restituzione (o l'indennizzo) solo ai cittadini croati. Si trattava di una palese discriminazione, avevano fatto notare i giudici. Il nuovo testo in discussione al Sabor dovrebbe comprendere anche gli stranieri (in particolare ebrei, austriaci e serbi), ma non le proprietà contemplate nei trattati internazionali, come quelle degli esuli italiani, che secondo Zagabria sarebbero comprese negli accordi italo-jugoslavi di Osimo e Roma. Su questo punto tuttavia è stata formata, su iniziativa del ministero degli Esteri italiano, una commissione di esperti che sta vagliando tutte le implicazioni giuridiche. Sullo sfondo c'è la firma del Trattato di amicizia tra Italia e Croazia, congelata da Roma proprio per chiarire questi aspetti. I giuristi stanno analizzando anche le posizioni di circa 5 mila esuli italiani, che avevano perso la cittadinanza jugoslava senza optare espressamente per quella italiana. Uno «status» che li favorirebbe nella nuova normativa in via di approvazione. E una parte dei quasi 1400 che hanno già fatto domanda alla Regione istriana, potrebbero rientrare proprio in questa categoria.

Ma sono pochi o tanti coloro che reclamano la restituzione alla Croazia, se si considera che circa 12 mila profughi hanno invece optato per l'indennizzo dello Stato italiano? Va innanzitutto ricordato, come evidenzia il presidente dell'Unione degli istriani Silvio Delbello, che più passa il tempo e meno richiedenti ci sono, o per motivi anagrafici oppure per mancanto interesse da parte degli eredi. «Ma se si chiarisse la situazione giuridica, le domande sarebbero molte di più» osserva. «Forse Croazia e Slovenia puntano proprio sul fattore tempo...».

Simile il parare di Renzo Codarin, presidente provinciale dell'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, che parla di «cifra interessante, soprattutto se si considera la situazione di incertezza». Chi pronostica alla fine 3 mila domande è Renzo de' Vidovich, presidente della delegazione triestina del Libero comune di Zara in esilio, che ricorda come manchino all'appello le eventuali richieste di esuli che abitavano a Fiume, a Zara e sulle isola quarnerine e dalmate. «Non c'è però quel rientro in massa che molti temono a Zagabria e Lubiana: fra i richiedenti c'è chi vuole riavere la casa di villeggiatura, chi impiantare un'attività, e chi vuole mantenere i rapporti con la terra di origine».

Alessio Radossi