Il Piccolo 20-11-2001
Un pool di giuristi esaminerà la questione degli immobili dei profughi, individuando quali vie si possano percorrere per la loro restituzione
Nuovo appuntamento il 12 dicembre nella capitale. Si farà il punto sui risultati raggiunti
ROMA «La forma è stata salvata, ora bisogna trovare la sostanza». Silvio Delbello, presidente dell'Unione degli Istriani, è uscito rasserenato dall' incontro di ieri mattina alla Farnesina. «E' andata bene, è stato superiore alle mie aspettative», aggiunge. Alla vigilia i presupposti che esuli e governo potessero fronteggiarsi duramente c'erano tutti: il ministro degli Esteri, Ruggiero, insisteva sulla necessità di chiudere il contenzioso con Slovenia e Croazia, i giuliano-dalmati non volevano rinunciare ai beni abbandonati. E ieri mattina nelle due ore dell'incontro, dalle 9 alle 11, un compromesso è stato trovato: sarà una commissione di giuristi a dipanare la complessa matassa della restituzione dei beni. E si sono fatti alcuni nomi, quali quelli di Giuseppe de Vergottini, ordinario di diritto costituzionale dell'università di Bologna e di Lucio Toth, ex senatore ed ex magistrato, ambedue esponenti di punta degli esuli, coadiuvati da esperti della Farnesina. Il loro lavoro sarà esaminato in un nuovo tu per tu tra esuli e ministero degli Esteri fissato per il 12 dicembre prossimo. Fino ad allora bocce ferme, cioè niente accordo di collaborazione con la Croazia (come si può leggere nell'articolo di apertura di pagina).
Un compromesso che ha visto protagonista il vice presidente del consiglio, Gianfranco Fini, che ha aperto i lavori ribadendo la volontà del governo «di voler risolvere con giustizia questo problema». Una volontà dimostrata dalla presenza oltre a Fini, dei ministri Carlo Giovanardi, Mirko Tremaglia (che hanno esternato nei giorni scorsi a favore degli esuli), e Renato Ruggiero, e del sottosegretario agli Esteri, Roberto Antonione, attorniati da una ventina di funzionari. Dall'altra parte i responsabili delle associazioni: Guido Brazzoduro, presidente della Federazione, accompagnato dal segretario Silvio Stefani, il già citato Silvio Delbello, Lucio Toth, (Venezia Giulia e Dalmazia), Bernardo Gissi (Libero Comune di Pola), Renzo de' Vidovich (Libero Comune di Zara). A dar loro manforte il presidente della Provincia di Roma, Silvano Moffa (An), il vice presidente della Provincia di Trieste, Massimo Greco (An), e il deputato triestino sempre di An, Roberto Menia. In un'atmosfera fattasi distesa dopo le rassicurazioni di Fini, il ministro Ruggiero ha svolto una relazione eminentemente «tecnica», ripercorrendo la storia dei trattati tra Italia e Jugoslavia e quindi Slovenia e Croazia e riferendo dei contatti avuti recentemente con le diplomazie di questi ultimi due Paesi.
Ruggiero ha ribadito la necessità dell'accordo di cooperazione con la Croazia e qui si è fermato lasciando la parola agli esuli. Ha parlato Brazzoduro sottolineando la necessità, appunto, di trovare una soluzione sulla questione dei beni e ha delineato alcune ipotesi. «Non si tratta di rivolere tutto, decine di migliaia di case e di proprietà terriere ha poi spiegato de' Vidovich non sarebbe realistico. Tra l'altro molti esuli sono morti e tra quelli in vita non tutti chiedono la restituzione. Ma una restituzione parziale dev'esserci». E si è fatto riferimento ai beni che non ricadono sotto i trattati tra i tre Paesi. Sarebbero cinquemila «posizioni» tutte da verificare.
E' qui la «sostanza» di cui parlava Delbello che dev'essere trovata. Per attrezzarsi i giuliano-dalmati hanno organizzato un convegno tecnico che si terrà venerdì prossimo a Trieste, a cui parteciperanno giuristi di fama, quali de Vergottini, Cesare Papa, Marco Giorello, Maurizio Maresca, oltre a Toth, Codarin, presidente dell'Anvgd di Trieste, e il sottosegretario Antonione. Sempre venerdì i vertici delle associazioni degli esuli affronteranno a Trieste la «base», dove i malumori continuano ad essere forti.
Pierluigi Sabatti