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Il Messaggero Veneto 23-05-2002

E' scontro aperto fra Assemblea delle autonomie e maggioranza regionale. Duro attacco di Cecotti

Gli enti locali ricorrono alla Consulta

Strassoldo (centro-destra) e Brandolin (centro-sinistra): la legge sulla difesa del suolo è inammissibile

TRIESTE - Tra l'Assemblea delle autonomie e la Regione è scontro pieno. Il presidente Sergio Cecotti, Marzio Strassoldo e Giorgio Brandolin sparano a zero contro la scelta della maggioranza di procedere con la discussione della legge sulla Difesa del suolo malgrado la richiesta di sospensiva volta a fornire un parere. Il presidente della Provincia di Udine Strassoldo parla di «atto gravissimo» e di «legge inammissibile», quello isontino Brandolin annuncia ricorsi al Consiglio di Stato e alla Consulta, il sindaco di Udine Cecotti denuncia invece la sfiducia del consiglio nei confronti della giunta, e dice che «nei prossimi giorni ci sarà da divertirsi».

Tra un mese si terrà il summit di villa Curtis Vardis, e proprio ieri il presidente Tondo ne ha indicato i temi ai capigruppo (Sanità, devolution, rapporti istituzionali e collaborazione con le altre Regioni). Ma il clima è da bagarre. Tutto inizia in mattinata: arriva una lettera dall'Assemblea, che chiede appunto di fermare la legge sulal difesa del suolo per acquisire il parere previsto dalla legge 15. Tratta infatti di competenze che la stessa legge quadro destina alle Province. Il centrosinistra propone una sospensione di ventiquattr'ore; la Cdl vota contro, e si va avanti. «Non tutti gli articoli sono d'interesse delle Autonomie. Potevano muoversi prima, e comunque è già stata sentita l'Anci», commenta nervoso il segretario leghista Beppino Zoppolato. Altri sostengono che il parere va chiesto per i disegni giuntali non per le proposte consiliari. E nel pomeriggio, puntuale, arriva la reazione dell'Assemblea.

«E' uno scandalo! Un insulto non a Cecotti e a me, ma alle Autonomie. La maggioranza regionale ci considera alla stregua di un gruppo folclorico. Magari quando non ha altro da fare ci ascolta, ma non si sogna neppure di considerarci un organo di interlocuzione reale. La legge 15 è stata contraddetta, dando competenze ai consorzi ed estromettendo le Province dalla gestione del territorio», tuona Brandolin. «Gli amministratori locali del centrodestra sappiano che per questa Regione contano meno del due di coppe. Credo che occorra un ricorso al Consiglio di Stato: siccome c'è un precedente creato dalle Province del Veneto, ho già incaricato un legale di esaminare la questione».

«Il problema è più politico che tecnico giuridico: c'è la sfiducia del consiglio nei confronti della giunta. Non so cosa farà l'esecutivo; da parte mia per la prima volta mi sentirei di esprimere solidarietà all'assessore Ciriani, la cui legge sui comprensori è stata di fatto rullata», chiosa invece Cecotti. «Dal momento che quella ci era stata presentata, mi pare che, intervenendo sulla stessa materia, anche il testo all'esame del Consiglio avrebbe dovuto acquisire il nostro parere. L'opinione di chi sostiene che non occorre per leggi d'iniziativa consiliare si commenta da sé. Rapportandola al piano nazionale vorrebbe dire che per tagliare decimi ai trasferimenti per il Friuli-Venezia Giulia serve il parere regionale solo in presenza di un disegno governativo, se la proposta è di un deputato invece no».

«E' gravissimo che il consiglio regionale, approvata una legge di principi sulla devolution, continui a contraddirla pesantemente. Se la legge riguardasse dettagli minori, potremmo perdonare; ma qui si tratta della tutela del suolo, che la 15 assegna inequivocabilmente alle Province. Ci siamo arrabbiati perché non ci hanno sentiti per i funghi, e ora non ci consultano neppure per l'intero territorio?», osserva invece il presidente della Provincia di Udine Marzio Strassoldo. «Anche come Upi ci siamo riuniti per esprimere contrarietà tanto al metodo quanto ai contenuti, riprova delle tendenze centralistiche che continuano ad emergere, in barba alle promesse di decentramento».

Luciano Santin