Il Messaggero Veneto 23-12-2001
Collino: il rischio è di arrivare a mani vuote alle elezioni del 2003. Violino: pochi atti di federalismo
UDINE - «Dobbiamo fare il pane con la farina che c'è. Stimolarli, gli amministratori del Friuli Venezia Giulia», ammonisce l'onorevole forzista Ferruccio Saro. «Più che una verifica, occorrono gli stati generali Cdl. Sinora è andata anche bene per la latitanza dell'opposizione. Ma il rischio è quello di arrivare a mani vuote a fine legislatura», gli fa eco Giovanni Collino, senatore di An. Gli zii di Roma, insomma, guardano a Trieste con malcelata preoccupazione. La maggioranza è come una mareggiata: più si gonfia, più si agita. Sballottando la giunta e mettendola fuori rotta. Per quest'ultimo bordo occorrerebbe un velista consumato, mormora sottovoce qualcuno.
E l'allusione è all'ex presidente Roberto Antonione. O meglio alla triade formata da quest'ultimo con Ettore Romoli e Ferruccio Saro. Il fatto che oggi, ordinatamente in cascata, i tre regionali siano coordinatori del partito di maggioranza relativa a livello nazionale, provinciale e locale, sembra contare sino a un certo punto. Le ultime grida dalla Regione hanno reso evidenti contrapposizioni e lacerazioni nell'alleanza, ma anche nelle singole forze politiche. Se la Finanziaria è arrivata in porto, l'ultimo anno di legislatura si preannuncia difficile, sia per gli appuntamenti in scadenza (devolution, legge elettorale, sanità, personale), sia per la comune tendenza a preoccuparsi della rielezione.
Lo scenario non è dei migliori per la maggioranza. Ad onta dei quasi 40 consiglieri di cui dispone, Renzo Tondo, per mediare, è costretto spesso a frenare. E a sopportare le accuse degli alleati, forti quasi quanto quelle della maggioranza. «Io non posso che ripetere ancora una volta quanto vado dicendo da mesi. C'è una gestione lacunosa, in Regione, e non da oggi. Si ripetono i momenti di fibrillazione», riflette Collino. «Dunque ritorno sulla mia proposta: riunire immediatamente gli stati generali della Cdl, partendo da Udine quale riferimento centrale, e istituire un coordinamento nel quale prevalga l'identità dell'alleanza, non la lista della spesa delle singole forze o dei singoli consiglieri».
«La fortuna di questo esecutivo sta nel fatto che non esiste un'opposizione. C'è, in maggioranza come in minoranza, una crisi che abbassa il livello del confronto politico», conclude il parlamentare della destra. «Il pericolo è quello di arrivare a fine legislatura senza aver realizzato gli impegni assunti nella nostra vittoriosa campagna elettorale».
Saro insiste sulla necessità di rifondare la Regione, sostituendo il modello centralistico-assistenziale degli anni '60 con una struttura leggera che pensi a infrastrutture e servizi, aiutando l'imprenditoria non con le dazioni, ma con l'accompagnamento. Si dice ottimista, solo con uno sforzo di volontà: «C'è un individualismo esasperato, spesso manca la volontà di fare gioco di squadra. Ma solo con la squadra che si vince, in economia come in politica». «Abbiamo promesso la fine della confusione, nel '98. Oggi dobbiamo puntare sulle riforme, avviandole subito. La maggioranza è stabile, ma la stabilità non è un valore in sé. Siccome dobbiamo fare il pane con la farina che abbiamo, cercheremo di stimolare chi governa ora la Regione a fare il più possibile», aggiunge. Poi dà una tirata d'orecchi alla Lega: «Vorremmo tanto che mantenesse le sue posizioni, se non rivoluzionarie, di discontinuità. Oggi, in materia di devolution sposa linee conservatrici: come si può smantellare il supercarrozzone se loro si battono per mantenere persino le competenze della caccia alla Regione?».
Ma il capogruppo del Carroccio Claudio Violino ribalta le accuse: «Sul federalismo non si è fatto niente: l'Ari e basta. E imputiamo a Tondo il fatto che la devolution non si può fare a spizzichi, magari trasferendo ciò che dà fastidio o è ininfluente. Stiamo subendo la rimonta delle Regioni ordinarie: oggi, istituzionalmente parlando, abbiamo pochissimo più di un Veneto o di una Lombardia».
«Dobbiamo ripartire dal fatto che il Friuli Venezia Giulia, da regione di confine, si riposiziona nel cuore d'Europa, rimanendo però diversa dal resto d'Italia, anche e soprattutto per il pluralismo linguistico», conclude Violino. «Le nuove funzioni, le nuove azioni devono tenere conto di questa grande opportunità. Non so se Forza Italia ne sia cosciente, An sicuramente no. A loro fa comodo la Lega dura, pura e senza testa; quando invece va a ricoprire spazi di potere e responsabilità, allora piace meno, perché quei ruoli li vogliono tenere per loro».
Luciano Santin