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Il Piccolo 23-01-2002

Aumenta nei partiti del Centrodestra il timore del referendum che potrebbe tirare la volata a Riccardo Illy

Marasma sulla legge elettorale, i Ds ne approfittano

La Quercia ripropone l'elezione diretta del presidente e incassa l' apprezzamento di un guardingo Ccd

TRIESTE «A questo punto tanto valeva che facessero proprio il nostro testo, anche se so che, politicamente, sarebbero incorsi in qualche difficoltà...». Scherza, ma fino a un certo punto, il diessino Renzo Travanut. E può farlo, perché nel marasma venutosi a creare, con la maggioranza di centrodestra che vara faticosamente in Commissione la legge elettorale ma sembra letteralmente terrorizzata all'idea di farla approdare in aula (dove non ha i «numeri»), ogni consiglio è prezioso. Anche quello, gettonatissimo ieri ai «passi perduti», nel palazzo consiliare di piazza Oberdan, di temporeggiare ancora un po', fino a vedere calare dall'alto quella norma transitoria finora respinta solo a parole.

Non è fantapolitica. Potrebbe, anzi, essere la soluzione più indolore, seppur mortificante, dopo mesi di emendamenti, modifiche e «bla bla». «In realtà - hanno accusato ieri i diessini - potevamo essere la prima Regione a dotarsi di una legge elettorale che consentisse l'elezione diretta del presidente ma, allo stesso tempo, correggesse quello strapotere che è tipico delle amministrazioni dove operano i cosiddetti governatori. Si poteva, ma non hanno voluto...».

In un contesto del genere ecco che anche la proposta di Travanut diventa meno provocatoria di quanto si possa credere. «In fondo - ha ricordato ieri il diessino - il nostro articolato prevedeva il riequilibrio dei poteri del presidente, l'elezione degli assessori da parte del Consiglio, norme di controllo più puntuali, un seggio garantito agli sloveni e l'introduzione del concetto di rappresentanza territoriale che darebbe fiato anche alla montagna». A proposito di sloveni, la Quercia ha introdotto un'ipotesi di modifica della stessa composizione consiliare che ha mandato in fibrillazione le segreterie. «Si tratterebbe - hanno spiegato Travanut, Zvech e Dolenc - di innalzare da 60 a 61 il numero dei consiglieri, riservando, appunto, alla minoranza il posto in più.

Ci si potrebbe arrivare istituendo di fatto una VI circoscrizione elettorale che comprenderebbe il collegio di Trieste 2, circa 27 mila persone in aree a forte densità slovena nella provincia di Trieste, (Duino-Aurisina, Monrupino, San Dorligo, Sgonico), la circoscrizione I del Comune di Trieste e, nel Goriziano, i Comuni di Doberdò, Savogna e San Floriano». Anche in termini geopolitici, è stato ancora detto, l'ipotesi non sarebbe traumatica, visto che Gorizia manterrebbe i suoi 7 consiglieri e Trieste salirebbe a 15.

Possibili innovazioni a parte, peste e corna sulla «legge-pastrocchio dove gli interessi di parte della maggioranza soffocano gli interessi generali, un testo che ci rende sudditi» (copyright Zvech). Se, per dire, lo stesso Bruno Marini, esponente di un Ccd sempre più guardingo nei confronti degli alleati, soprattutto quelli leghisti, e che non ha votato parte dell' articolo sullo sbarramento, esprime apprezzamento sul testo diessino e parla di «serietà» di quel partito, qualche dissapore in maggioranza ci deve pur essere. Al Carroccio, sembra di capire, viene rimproverata la pervicacia nel voler andare avanti a tutti i costi e, per certi versi, l'ottimismo forse eccessivo di Zoppolato che prefigura emendamenti e aggiustamenti a raffica nell'aula. Strategicamente, invece, la Casa delle libertà avrebbe bisogno di fare un passo indietro, e qualcuno l'ha capito.

Niente nomi, si capisce, ma dietro le quinte c'è chi parla della legge elettorale come di un assist autolesionista, «un pallone messo davanti alla porta e pronto solo per essere messo dentro». Dall'opposizione, naturalmente, che partendo da un referendum abrogativo con ottime probabilità di riuscita potrebbe aprire con la banda la campagna elettorale 2003 al candidato attualmente più temuto, il triestino Riccardo Illy. I capigruppo Gottardo (Cpr) e Ariis (Fi-Ccd), in un comunicato congiunto si dicono pienamente soddisfatti sul testo, ma è anche vero che nessuno sbava per far passare una legge col solo risultato di vedersela sbugiardata su larga scala. Addirittura sardonica, in tal senso, la battuta finale di Travanut: «Parlano di maggioranza compatta sul testo - sottolinea - ma poi scopri che esprimeranno ben quattro relatori al loro interno per illustrarla... Una sola cosa sembra essere sicura, in questo momento, e cioè che di qui al 12 febbraio possono succedere davvero molte cose...».

Furio Baldassi