Il Messaggero Veneto 22-11-2001
Ancora scintille tra i due presidenti durante la riunione di ieri sera a Roma con il premier Berlusconi
Contestata l'assenza dell'elezione diretta. Ma il "governatore" friulano rassicura l'esecutivo
TRIESTE - Giancarlo Galan ce l'ha proprio su, con il Friuli-Venezia Giulia. Al punto di denunciare, davanti a Silvio Berlusconi, il fatto che la Regione sta mettendo a punto una strana legge elettorale non armonica con il sistema in atto nel Veneto e pressoché in tutto il resto d'Italia. L'episodio si è verificato nel pomeriggio di ieri, nel corso della conferenza unificata tra i presidenti delle Regioni e il governo. Oltre al premier Berlusconi, c'erano numerosi ministri (tra gli altri Umberto Bossi, Rocco Buttiglione, Enrico La Loggia, Beppe Pisanu, Pietro Lunardi) e il discorso verteva sui massimi sistemi, sicché l'uscita di Galan ha preso abbastanza di sorpresa Renzo Tondo. Che ha improvvisato una replica in difesa della sovranità regionale in materia.
«Non pensavo di intervenire. Però le critiche espresse nei confronti della nostra bozza mi hanno spinto a farlo», racconta il presidente della giunta regionale. «Ho spiegato che il Friuli-Venezia Giulia ha una lunga e profonda tradizione di autonomia, cui è gelosamente attaccato. Ho sottolineato la nostra antica e positiva esperienza legislativa. Ho ricordato la buona prova fornita con la ricostruzione dopo il terremoto». «Rassicurato il presidente del Veneto sul fatto che faremo una buona normativa, sono passato a ringraziare il governo e segnatamente il ministro Lunardi per la legge obiettivo, che ci consentirà di realizzare il passante di Mestre», dice ancora Tondo.
Difficile spiegare perché Galan, all'improvviso, abbia deciso di "fare la spia" a Berlusconi sulla «cattiva legge elettorale» del Friuli-Venezia Giulia. La recente riforma costituzionale conferisce, infatti, alla Regione piena potestà. E, se appare comprensibile che il capo dell'esecutivo veneto si occupi di Autovie venete, visto che per molti anni lo ha fatto attraverso il consiglio di amministrazione (e anche che l'autostrada corre in buona parte nel suo territorio), il proporzionalismo, e il presidenzialismo non sembrano cose che possano toccare gli interessi dei suoi amministrati. L'ingerenza è legata a un soprassalto di stizza? Oppure un modo (magari suggerito) di dare una spallata alla giunta Tondo e alla maggioranza (per colore, peraltro, identica a quella del Veneto), visto che la riforma del voto è un problema politicamente delicatissimo?
Tondo non dice nulla. Si preoccupa di sottolineare come l'episodio sia stato marginale, come si sia visto serenamente con Galan, prima e dopo l'incidente. E come sia in programma, oggi stesso, una telefonata per fissare finalmente un abboccamento tranquillo. L'impressione, però, è un'altra: che l'incendio politico creato dal caso di Autovie venete non sia sotto controllo, e che, anzi, ne sprizzino scintille capaci di propagare le fiamme. Se ci sono ancora rischi per la giunta, lo chiarirà forse l'assemblea della società in programma domani.
Luciano Santin