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Il Messaggero Veneto 17-10-2001

Dopo il doppio no degli esperti all’indicazione del presidente e alla scheda separata per il consigliere sloveno

Voto, elezione diretta più vicina

Molinaro (Cpr): a rischio anche la maggioranza. Zoppolato (Ln): possibili altre vie

TRIESTE – Legge elettorale avanti piano, quasi ferma. E forse a rischio di mancare l'appuntamento. Il Cpr Roberto Molinaro, padre primo del testo poi modificato dall'«ipotesi Asquini» e trasformatosi in «bozza Zoppolato», dice che, se c'è la volontà politica, è possibile arrivare ad una legge statutaria che regolamenti il voto, come la forma di governo, il referendum, i rapporti tra organo legislativo ed esecutivo. Ma la volontà politica c'è? «Da parte nostra sì. Però l'impressione è che qualcuno stia giocando, anche all'interno della maggioranza. Ed è un gioco pericoloso, perché, prima ancora di portarci alle urne con la norma transitoria, potrebbe mettere a rischio questa stessa maggioranza, che si era posta la legge elettorale come obiettivo di fondo».

«Siamo ancora fermi. Adesso, oltre alle divisioni interne alla maggioranza, ci sono pure quelle tra gli uffici. Con la segreteria del consiglio che è per il proporzionale e quella della giunta per il presidenzialismo, sia pure con qualche cautela», nota Francesco Serpi, del gruppo misto. «Ci sono state presentate tre ipotesi che potrebbero anche portarci al marasma». Più ottimista, nel suo realismo, il capogruppo di Forza Italia Aldo Ariis: «Domani (oggi ndr) convoco una riunione assieme ai Cpr, per ragionare assieme. Mi pare che dei nodi si stiano sciogliendo, quanto meno si è capito che l'indicazione del candidato presidente non appare praticabile. Certo si devono ancora fare le scelte». Ma la maggioranza è coesa? «Sì, direi che è unita. Anche se non sa bene in che direzione andare».

Per Franco Baritussio, rappresentante di An nel comitato ristretto, un passo avanti lo si è fatto: «Sono stati messi dei paletti chiari. Quindi adesso nessuno può tergiversare accampando dubbi di natura tecnico-giuridica. Adesso non ci si può più nascondere, e ogni forza deve manifestare con chiarezza la propria volontà politica».

«Se sono stati fatti dei passi avanti o meno, lo si deve chiedere alla maggioranza. A me sembra che da un lato siano emersi degli elementi di chiarezza, ma che dall'altro si aprano nuove contraddizioni all'interno della maggioranza», commenta Renzo Travanut, dei Ds. «Diciamo che, se vogliono, o se ne sono capaci, dispongono di elementi nuovi in base ai quali procedere. Da parte nostra, continuiamo a sostenere che non si può rinunciare all'autorevolezza di un presidente legittimato dalla base elettorale».

Anche Franco Brussa del Ppi-Margherita si dice convinto che la legge sia al palo: «Gli uffici hanno dimostrato che la bozza Zoppolato non sta in piedi. Era un testo politico, sintesi di diverse ambizioni delle componenti Cdl, ma senza costrutto e riferimenti. Così ci ritroviamo a metà ottobre con una maggioranza che dovrà riformulare una proposta, ricreando anche le condizioni politiche per condividerlo».

«Vero che siamo un po' in ritardo. Ma perché invece di fare la sola legge elettorale andiamo ad affrontare una riforma complessiva. Adesso il quadro normativo c'è, e su questa base possiamo discutere e andare avanti. In materia di sbarramento, premio di maggioranza, garanzie agli sloveni, in un modo o nell'altro ci metteremo d'accordo. Il nodo vero è la scelta del presidente: c'è questa clausola sbagliata per cui non gli si può votare la sfiducia», commenta il leghista Beppino Zoppolato, presidente del gruppo misto. «All'elezione diretta direi proprio che non ci andremo. Occorre studiare un'altra via, come scegliere un candidato, e metterlo capolista dappertutto. Oppure fare un listino di 3-5 persone, parte del premio di maggioranza, con al primo posto il candidato presidente». La prossima settimana (23 e 24 ottobre), il comitato tornerà a riunirsi. E, fuori dalle secche delle perplessità istituzionali, dovrà provare a verificare le convergenze politiche reali.

Luciano Santin