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Il Messaggero Veneto 02-10-2001

Illy-Saro, braccio di ferro sull'elezione diretta

L'ex sindaco: la gente deve potere scegliere. Il forzista: ricalibrare i poteri dei governatori

PORDENONE ­ Riformatori o conservatori? Si guarda avanti o, con nostalgia, al passato? «Oggi il Friuli-Venezia Giulia è fermo. La legge costituzionale 2 del 1993 è ancora lettera morta, il ridisegno delle autonomie locali ancora manca. E il dibattito si arricchisce di nuovi argomenti, come la legge elettorale e la forma di governo di questa regione». Una premessa critica quella di Mario Puiatti, consigliere regionale dei Verdi, come esordio al dibattito promosso su un tema complesso quale quello de "I nuovi poteri locali e la legge elettorale regionale", svolto nel tardo pomeriggio di ieri a Pordenone, al quale hanno partecipato Ernesto Bettinelli, ordinario di diritto costituzionale all'università di Pavia ed ex sottosegretario, i deputati Riccardo Illy e Ferruccio Saro, e Franco Corleone.

Il canovaccio per la discussione è la proposta di varo di una nuova legge elettorale con la quale andare al voto per il rinnovo del consiglio regionale nel 2003, avanzata da Fi, laddove si prevede l'indicazione del presidente come via per un «riequilibrio di poteri tra i governatori-despoti ed i gruppi consiliari», come lo definisce il parlamentare di Forza Ialia, con il precipuo scopo di riportare la Politica al centro. Il percorso di riforma dello Stato avviato, e solo parzialmente compiuto, negli ultimi dieci anni, è materia di intervento del professor Bettinelli che ha anche auspicato che il Friuli-Venezia Giulia «sappia essere chiaro e vada nella prospettiva della forma di governo immediata. Preoccuparsi delle possibili egemonie di Udine su Trieste o viceversa (sollevate da chi si oppone ad un sistema maggioritario con elezione diretta del presidente) sarebbe la dimostrazione dell'esistenza di una fragilità interna politico-istituzionale. E non va dimenticato il federalismo, inteso come ripartizione delle risorse, ridefinizione dei rapporti all'interno della regione e tra questa e lo stato».

Le leggi elettorali sono funzionali ad un obiettivo, ad un determinato periodo storico, e questa legge non potrà essere diversa, secondo Ferruccio Saro, che guarda con preoccupazione ai governatori-despoti di molte regioni ordinarie. Occorre correggere le distorsioni di quel sistema elettorale e rimettere al centro la Politica e i partiti. «La soluzione deve quindi essere quella che garantisce la coalizione, il programma, il presidente e nel contempo rafforza il consiglio regionale ed i gruppi consiliari». La proposta contiene l'indicazione, ma non l'elezione, del presidente, lo strumento della sfiducia costruttiva, da esercitarsi dopo un anno dal voto, non prevede il borsino ma il premio di maggioranza sarà realizzato con il ripescaggio dei primi non eletti, e lo sbarramento al 5% per favorire le aggregazioni. «Questo significherà per il centro-destra, assorbire il Ccd-Cdu, e per il centro-sinistra, costringere all'accordo Rc, Ci e Ds». Sì al seggio garantito per la minoranza slovena, si può discutere sul "diritto in tribuna".

Su opposto fronte Riccardo Illy sostenitore «del rapporto con i cittadini e della chiarezza. Nell'elezione diretta del presidente, in caso di dimissioni o di sfiducia, si ritorna alle urne; nel caso in cui il presidente sia solo indicato, il cittadino ha solo l'illusione di aver scelto il proprio presidente» che diverrebbe "ostaggio" delle segreterie di partito.

Infine per Saro l'auspicio è che la nuova legge sia realtà nei primi mesi del 2002, per Illy è preferibile rinnovare la regione nel 2003 con la norma transitoria ed avere il tempo di apportare utili correttivi, come la trasformazione del "borsino" alla normativa in vigore per le regioni a statuto ordinario.

Elena Del Giudice