Il Messaggero Veneto 08-06-2002
I dati della Banca d'Italia sul Friuli-Venezia Giulia: restano le difficoltà, ma il sistema è sano
Migliora l'edilizia, calano il settore del legno e l'export. Il sistema dei trasporti rimane il nodo irrisolto
TRIESTE - «Il Friuli Venezia Giulia è una regione vitale e in crescita, anche se non mancano freni strutturali alla sua economia.» E' stata questa la conclusione della relazione centrale del rapporto annuale della Banca d'Italia sui dati economici della regione, presentato ieri mattina all'università di Trieste. Il dottor Sergio Bonifacio, che ha tracciato un bilancio complessivo sui dati dello scorso anno, rilevati dalla banca centrale, ha messo in rilievo luci e ombre dell'economia della regione, ricordando soprattutto le sfide future e le prospettive di sviluppo che l'allargamento a Est dell'Europa offriranno al Friuli Venezia Giulia. Il dato di partenza rivela in realtà un rallentamento nella crescita economica: il pil è cresciuto solo dell'1,3 per centro a fronte del 3,2 per cento del 2000.
Ma non mancano le note positive, come la crescita del tasso di occupazione rispetto agli anni passati. Il calo della crescita economica, ha ricordato Bonifacio, «va inserito in un quadro di generale rallentamento dell'economia, causato fra l'altro dall'aumento del petrolio e dalla tragedia dell'11 settembre», ma in regione il calo è stato di due punti rispetto al solo punto percentuale del dato nazionale. Un raffreddamento che può essere spiegato con la flessione avuta dagli ordini in settori industriali fondamentali per la regione, come il legno e i mobili, soprattutto per un calo della domanda dall'estero nell'ultima parte del 2001.
Le esportazioni regionali sono passate dal 17,5 per cento del 2000, al 3,5 del 2001, nonostante il Friuli Venezia Giulia rimanga la regione italiana con la maggiore propensione all'export dopo il Veneto. Non mancano però anche i settori in positivo, come ad esempio quello dell'edilizia, che ha visto un incremento del numero degli addetti, con il valore degli appalti pubblici quasi raddoppiato dal 2000 al 2001, pari a 526 milioni di euro, accanto al settore turistico. I dati dell'economia reale hanno naturalmente avuto effetti anche sul sistema finanziario e creditizio, con un rallentamento dei prestiti, in particolare nei settori della finanza e della pubblica amministrazione, mentre sono rimasti stabili quelli del settore industriali.
Un quadro non positivissimo, ma che rivela comunque un'economia in grado di affrontare le sfide del futuro, anche grazie ad alcune caratteristiche fondamentali, come sviluppate relazioni con i mercati dell'Est, e le produzioni di qualità: sia il professor Gianpaolo De Ferra, consigliere superiore della Banca d'Italia, sia il professor Mario Pines, della facoltà di Economia e Commercio, hanno ricordato come il momento vissuto dalla regione sia fondamentale, e ci siano i presupposti perché, soprattutto in quest'area, destinata diventare crocevia verso l'est, l'economia ricominci a marciare.
Fondamentali, è stato ricordato nel corso della relazione tenuta dalla dottoressa Giovanna Messina, saranno le infrastrutture di trasporto, che hanno un impatto fondamentale sulla capacità dell'area di attrarre attività economiche ed investimenti. In Regione, allo sviluppo dei trasporti portuali, non corrisponde ancora un sufficiente servizio sul fronte delle infrastrutture stradali e ferroviarie. Nel corso dell'incontro, moderato dal pro rettore dell'università di Trieste Livio Cossar, è stato fatto il punto anche sul sistema bancario regionale: il dottor Maurizio Gresti ha messo in luce come, a fronte di un calo delle strutture bancarie in Italia, passate da 1075 a 830, la banche in regione siano rimaste stabili sulle 62 unità, con una maggiore vitalità delle banche locali.
Alessandro Martegani