Il Messaggero Veneto 14-05-2002
Al vertice di maggioranza a Passariano, il Carroccio studia come riformulare il rapporto con le Province
Tra le priorità per Tondo la rilettura della legge voluta da Saro e Travanut
TRIESTE - La maggioranza intenderebbe rimettere mano alla legge 15, intervenendo in senso restrittivo. A un anno dalla sua adozione a tambur battente (sulla base di un patto Saro-Travanut, disse allora qualcuno), dopo le critiche per la genericità e le poche ricadute, si starebbe pensando a qualche modifica, perché la formulazione del testo assegna alle Province competenze che queste non sarebbero in grado di sostenere.
Conferme ufficiali è impossibile ottenerne. Ma neppure smentite. Anzi, secondo qualcuno la legge 15 va rivista, e proprio nel summit di Villa Manin. Claudio Violino, capogruppo di Lega Nord, elenca gli argomenti sul tappeto. «La gestione delle finanziarie: c'è da capire, in occasione dei rinnovi, che cosa si vuol fare con Finest, Informest, Agemont. Poi le norme di attuazione dello statuto e la riforma scolastica, con un percorso sino a fine legislatura», dice. «Ancora la drammatica situazione dell'ambiente, con i commissari che spuntano come funghi e i rischi di blocco per le attività industriali e turistiche. La Direzione alle lingue minoritarie decisa dall'ultima collegata». Poi butta là, quasi con nonchalance, la questione della legge-quadro: «C'è anche da affrontare il tema della devolution, caro a Cecotti. E si renderà indispensabile rivedere la legge 15, varata elettoralisticamente da Saro, una norma dai buoni principi, ma difficilmente attuabile su certi punti». Quali punti? Violino non si sbilancia: l'argomento dev'essere affrontato in maggioranza, dice. A dar retta alle voci in giro, tra i nodi controversi dovrebbe esserci quello delle competenze territoriali, assegnate inopportunamente alle Province.
«Faremo un incontro politico con i capigruppo per definire bene il programma di Passariano. I problemi sono quelli di sempre, quindi anche come applicare la devolution. Altre cose non posso dire, visto che non ci siamo confrontati», si abbottona il segretario del Carroccio Beppino Zoppolato. «Parleremo di legge sulla famiglia, dei piani sanitari, della devolution», gli fa eco il capogruppo azzurro Aldo Ariis. «In quanto a rivedere la 15, non so nulla. Però non è la Bibbia: tutto si può rivisitare, sulla base di motivi validi». Il collega Adriano Ritossa, di An, lancia un segnale: «Modifiche si possono fare con la collaborazione degli enti territoriali. Collaborazione vera, non come quella di Pertoldi. Ma è il caso di dare alle realtà territoriali solo cose che siano in grado di fare. Altrimenti si incagliano».
«A Villa Manin dovremo trasformare una maggioranza spesso conflittuale in una coalizione coesa, in sintonia almeno sulle questioni principali. Non si tratta semplicemente di serrare i ranghi: quello sarebbe giocare in difesa lasciando agli altri l'iniziativa», dice Isidoro Gottardo, presidente del Cpr. «Il centrodestra deve invece indicare idee nuove per valorizzare autonomia e specialità. Questo alla luce delle modifiche al capo V della Costituzione, che mette i livelli istituzionali in competizione, e dà la possibilità ad ogni Regione di creare un proprio sistema».
«La 15 ha risposto all'esigenza di poter dire che almeno gli indirizzi erano stati dati. Credo che andarla a toccare non serva a nulla, perché in termini di devolution occorre prima di tutto definire i compiti di pubblico e privato, discorso che molti non vogliono sentire, anche nel centrodestra perché malati di statalismo e di garantismo», dice ancora Gottardo. «In quanto alla devolution verticale, mi pare sia come il paradiso: tutti ci credono, tutto lo vogliono ma cercano di rinviare il momento. Compresi certi sindaci che urlano "devolution!" per fornirsi un alibi e darsi un ruolo».
Luciano Santin