Il Messaggero Veneto 30-04-2002
Le lentezze nel decentramento criticata anche da Viviana Londero, Pozzo e Strassoldo
L'assemblea delle autonomie contesta Ciriani. Il sindaco di Udine: si dimetta
TRIESTE - Venti di guerra sul fronte della devolution. L'assessore alle Autonomie Luca Ciriani vuole accelerare sui Comprensori montani, e in questi giorni batte il territorio per sentire i Comuni. Ma dall'Assemblea delle autonomie viene uno stop: prima il progetto della casa, poi le volumetrie interne. Così la definizione dell'ente destinato a rimpiazzare le Comunità montane, rischia di mettersi di traverso alla programmazione della devolution regionale della legge 15, che prevede ricognizioni e programmazioni ogni giugno.
«Stiamo lavorando - dice Ciriani -, e intendiamo essere propositivi verso l'Assemblea. Da contatti già intercorsi pare però di capire che ci sia un orientamento negativo sui Comprensori, ma senza proposte alternative. Credo che il mondo delle autonomie sia prigioniero delle proprie divaricazioni interne, e che al momento sia in grado di trovare unità solo sul no. Posto che il parere è consultivo, siamo disponibili ad ascoltare tutti, come stiamo facendo, e a tener conto delle indicazioni costruttive. Però, posto che non intendiamo venir bloccati da giochi di veti incrociati, siamo intenzionati ad andare avanti per la nostra strada».
Alessandro Colautti, portavoce del presidente Renzo Tondo, si tiene su concetti più generali. «Stiamo valutando quali materie sono realisticamente trasferibili. E c'è il problema dei soggetti infraregionali cui devolvere le competenze. Prima di tutto, comunque, va risolto il problema dei comprensori, per vedere se la legge va bene così, e quali sono le funzioni da assegnare», dice. «Il nodo vero, però, è quello dei Comuni, con gli ambiti ottimali e le gestioni associate dei servizi. Non si può pensare a due velocità, per cui si parte con chi é pronto, e gli altri verranno dopo, dando luogo a sovrapposizioni e diseconomie. Il federalismo, poi, non può essere autoritario, ma deve venire dal basso».
Dietro un ottimismo di facciata, la leghista Viviana Londero (vicecapogruppo, ma anche sindaco), sembra lanciare messaggi in codice: «Sinora non si è fatto molto, e siamo in ritardo, specie per la montagna, ma ora si deve scendere sul piano concreto. Alla Regione tocca un grande sforzo per spogliarsi di parte delle sue prerogative, di concerto con gli Enti locali. Come Lega siamo perché la devolution vada avanti, anche se, tra fare le cose male e il non farle, è certo meglio la seconda opzione».
Deluso dalla poca strada percorsa si dice il predecessore di Ciriani Giorgio Pozzo (MF): «L'ho già detto quand'ero assessore, che siamo più lenti dello Stato, pur lentissimo. Ma bisogna fare attenzione: può essere pericoloso costituire degli enti senza avere in testa un quadro complessivo di ciò che si vuole fare». Dal versante della Provincia di Udine, il presidente Marzio Strassoldo si dice preoccupato. «Perdiamo terreno rispetto alle Regioni ordinarie. A giugno ci aspettiamo delle indicazioni su una serie di temi: la montagna, ma anche l'agricoltura, la formazione professionale, l'ambiente. Materie in cui c'è un incrociarsi di competenze, e che, linee d'indirizzo a parte, andrebbero passate alle Province». Poi ricorda il problema delle strade ex Anas: «Per ora il caso è rientrato, perché prematuro. Però in tutta Italia, Veneto a parte, la rete è stata provincializzata, anche per non creare doppioni. Se vogliamo usare la specialità per farci del male...». E mentre Londero, Pozzo e Strassoldo si lamentano, il sindaco di Udine, Cecotti, non usa mezzi termini e - come riferiamo a lato - chide le dimissioni di Ciriani.
Luciano Santin