Giancarlo Dal Moro: un paese che non investe in ricerca è un paese senza futuro
L'italia (il minuscolo è d'uopo) è una repubblica fondata sull'ipocrisia.
Ho 38 anni, un curriculum superiore a moltissimi ricercatori inquadrati e a molti professori e offerte da mezzo mondo. Ma non ho alcuna speranza di vedere riconosciuto il mio lavoro nell?ambito della ricerca italiana.
I criteri di "reclutamento" sono ben altri: parentele, capacità di dire sissignore e aver dimostrato fedeltà ad un solo ed unico dio (il proprio professore/padrino).
Si è per un po' sentito parlare di stabilizzazione dei precari anche in ambito universitario. Mi chiedo (e temo di conoscere la risposta) quali criteri saranno adottati. Probabilmente il numero di giorni trascorsi in università con contratti di un certo tipo.
Non ci rientrerò poiché quando finivano i soldi presso il "mio" dipartimento mi toccava espatriare per un po' per poi rientrare appena qualche fondo saltava fuori.
Intanto altri (con meno titoli) vincevano i concorsi istituiti ad hoc.
Quando sentiamo il leader del maggior partito di governo parlare come se fosse all'opposizione dichiarando che "un paese che non investe in ricerca è un paese senza futuro" non è possibile evitare che sorga dentro un sentimento di comprensione verso chi, sbagliando certo, decide di combattere questo stato con la debolezza di un braccio armato.
In questi 14 anni di lavoro presso università ed istituti di ricerca ho visto orrori e ipocrisie che di necessità continuerò a vedere per molto ancora ma vorrei almeno sentire il sordo lamento dei "trombati" tramutarsi in denuncia aperta circostanziata e portata in tribunale, in atti forti e plateali
invece molti preferiscono chinare il capo nella speranza che la propria umiliazione venga un giorno premiata.
Per quanto a lungo assisteremo all'ipocrisia dei concorsi ad hoc? Delle selezioni fasulle e ad personam? Alle prolusioni dei magnifici conniventi? Alle parole false di ministri e politici che pesano la propria azione sul numero di voti che sperano di ricavarne?
Vedremo ancora leggi assurde deliranti e stupide quali ad esempio quelle riguardanti il "rientro dei cervelli"?
Stati Uniti Inghilterra e Nord Europa attirano ricercatori e offrono standard di vita altissimi mentre l'italia attrae immigrati clandestini sfruttati nei campi di pomodori.
Assisteremo di nuovo ad una sorta di sanatoria come quella che negli anni '70 ha condotto in cattedra una marea di pochezza scientifica che solo ora sta uscendo (in procinto di essere sostituita da altrettanta furba mediocrità)?
Vedremo di nuovo (come nell'ordinaria amministrazione di TUTTI i concorsi dell'accademia) la meritocrazia (anni di ricerca in italia e all'estero e pubblicazioni di peso su riviste internazionali) ancora sempre e comunque dimenticata ora a favore del tanto-al-kilo della sindacalizzazione italiana?
Vedremo gente senza pubblicazioni e con curriculum annacquati e ridicoli ma che ha totalizzato il giusto monte-ore passare davanti a chi ha un curriculum che comincia ad imbarazzare i propri superiori?
Vedremo ancora andarsene dal 'sto paese (abbandonando affetti e speranze) ricercatori di rango per lasciar il campo libero a chi non è nemmeno in grado di articolare correttamente una frase in inglese?
E intanto si sentono proposte sempre più assurde e ridicole per la riforma delle commissioni d'esame per i concorsi. Ma tutti sanno che non si può sperare che la mafia si autoriformi. Che interessi ne avrebbe? Tutti sanno che esiste una sola ed unica possibilità per cambiare andazzo: commissioni estere con membri fuori dai giochi di potere dell'accademia italiana.
Ogni altra soluzione proposta è falsa e "italiana" e rispecchia la colossale presa in giro da sempre in atto in italia. L'arrogante insulto di chi costruisce il proprio potere con la violenza e la bassezza che costituiscono l'unica vera cifra della politica e dell'accademia italiana.
Giancarlo Dal Moro
Ricercatore precario esule
(e-mail privato: g_dal_moro@hotmail.com)
28/06/2007
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