Moratoria ONU - Diario di stage n. 3
DUE GIORNI DI LAVORI IN TERZA COMMISSIONE PER LA RISOLUZIONE SULLA MORATORIA DELLA PENA DI MORTE
Giovedi' 14 novembre 2007 e' cominciata in Terza Commissione delle Nazioni Unite, l'azione sulla risoluzione che chiede una moratoria universale delle esecuzioni capitali.
Il 1 Novembre 2007 la risoluzione era stata presentata dal Gabon, il cui delegato alla Terza Commissione UNGA si e' particolarmente distinto nell'azione di supporto all'approvazione della moratoria, enfatizzando cosi' il carattere decisamente interregionale della coalizione di co-sponsors.
La bozza di risoluzione, poi approvata in modo integrale, e' la seguente:
Risoluzione sulla moratoria sull'uso della pena di morte
L'Assemblea Generale,
Guidata dagli obiettivi e dai principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite
Richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e la Convenzione sui Diritti del Fanciullo;
Richiamando le risoluzioni sulla "questione della pena di morte" adottate nel decennio passato dalla Commissione dei Diritti Umani in tutti le sue sessioni, di cui l'ultima è la E/CN.4/RES/2005/59 che chiedeva agli Stati che ancora hanno la pena di morte di abolirla completamente e, nel frattempo, di stabilire una moratoria delle esecuzioni;
Richiamando gli importanti risultati ottenuti dall'ex Commissione dei Diritti Umani sulla questione della pena di morte e considerando che il Consiglio Diritti Umani possa continuare a lavorare su questo tema;
Considerando che l'uso della pena di morte mina la dignità umana e convinti del fatto che una moratoria sulla pena di morte contribuisca al miglioramento e al progressivo sviluppo dei diritti umani; che non esiste alcuna prova decisiva che dimostri il valore deterrente della pena di morte; che qualunque fallimento o errore giudiziario nell'applicazione della pena di morte è irreversibile e irreparabile;
Accogliendo con favore le decisioni prese da un crescente numero di paesi di applicare una moratoria delle esecuzioni, in molti casi seguite dall'abolizione della pena di morte;
1. Esprime la sua profonda preoccupazione circa la continua applicazione della pena di morte;
2. Invita tutti gli Stati che ancora hanno la pena di morte a:
(a) rispettare gli standard internazionali che prevedono le garanzie che consentono la protezione dei diritti di chi è condannato a morte, in particolare gli standard minimi, stabiliti dall'annesso alla risoluzione del Consiglio Economico e Sociale, 1984/50;
(b) fornire al Segretario Generale le informazioni relative all'uso della pena capitale e il rispetto delle garanzie che consentono la protezione dei diritti dei condannati a morte;
(c) limitarne progressivamente l'uso e ridurre il numero dei reati per i quali la pena di morte può essere comminata;
(d) stabilire una moratoria delle esecuzioni in vista dall'abolizione della pena di morte;
3 Invita gli Stati che hanno abolito la pena di morte a non re-introdurla;
4 Chiede al Segretario Generale di riferire sull'applicazione di questa risoluzione alla 63ma sessione;
5 Decide di continuare la discussione sulla questione durante la 63ma sessione allo stesso punto all'ordine del giorno.
La discussione sulla risoluzione A/C.3/62/L.29 e' iniziata all'apertura dei lavori della 43ª riunione della Terza Commissione dell'Assemblea Generale ONU, durante la sessantaduesima riunione dell'Assemblea Generale.
Sono stati anzitutto presentati gli emendamenti miranti a modificare il testo del progetto di risoluzione L.29, questi sono stati ben 14 e sono stati introdotti da Egitto, Singapore, Barbados, Antigua and Barbuda e Botswana. I cosponsors di questi emendamenti, che volevano includere nel testo soprattutto richiami al concetto di sovranita' nazionale e di non ingerenza negli affari interni, variano da 30 a 45 paesi, non raggiungendo i numeri del 1999, anno in cui la coalizione di cosponsors proponente l'emendamento sulla giurisdizione interna, presentato da Singapore, era costituita da ben da 72 paesi.
Dopo la presentazione di emendamenti e' cominciata la discussione sul progetto di risoluzione L.29 e sugli emendamenti.
Le Filippine hanno presentano, a nome della coalizione dei cosponsors, la risoluzione L.29 intitolata "Moratorium on death penalty".
Si e' poi passati alla votazione sugli emendamenti, durante la quale gli Stati sono intervenuti sia con dichiarazioni di carattere generale, che con dichiarazioni di voto prima e dopo la votazione.
Per questo motivo le discussioni sugli emendamenti si sono protratte per ben due giorni: il 14 novembre (43ª e 44ª riunione della Terza Commissione) e la mattina del 15 novembre (45ª riunione). Solo nel pomeriggio del 15 novembre si e' giunti alla votazione finale, dopo il respingimento di tutti gli emendamenti che erano stati proposti.
E' stato cosi' durante la 46ª riunione della Terza Commissione che la storia della Terza Commissione dell'Assemblea Generale ONU ha visto il primo voto positivo che chiede, in tema di diritti umani, una risoluzione per una moratoria della pena di morte.
Presentazione della risoluzione
Le Filippine hanno dichiarato che questo testo, piu' volte modificato durante la fase di iniziale consultazione, era il risultato di una lunga collaborazione tra gli Stati membri dell'ONU, il testo si focalizzava infatti sulla moratoria delle esecuzioni capitali, mentre l'abolizione della pena di morte viene presentata come il risultato eventuale di questa azione.
Le Filippine hanno fatto inoltre notare che i riferimenti alla Carta ONU presenti nella risoluzione sono generali e non selettivi.
Non si e' manifestata l'intenzione di voler interferire sulla sovranita' nazionale, ma se ne e' invece incoraggiato il crescente trend.
Dai 72 co-sponsors iniziali, presenti al momento della presentazione della Risoluzione, si e' passati, il giorno dell'inizio delle votazioni, a ben 87 co-sponsors.
I cosponsors sono:
Albania, Algeria, Andorra, Angola, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Belgium, Benin, Bolivia, Bosnia & Herzegovina, Brazil, Bulgaria, Burundi, Cambodia, Cape Verde, Chile, Colombia, Costa Rica, Cote D'Ivoire, Croatia, Cyprus, Czech Republic, Denmark, Dominican Republic, Ecuador, El Salvador, Estonia, Finland, France, Gabon, Georgia, Germany, Greece, Guinea-Bissau, Haiti, Honduras, Hungary, Iceland, Ireland, Israel, Italy, Latvia, Liechtenstein, Lithuania, Luxembourg, Malta, Marshall Islands, Mali, Mauritius, Mexico, Micronesia, Moldova, Monaco, Montenegro, Mozambico, Netherlands, New Zealand, Nicaragua, Norway, Panama, Paraguay, Philippines, Poland, Portugal, Romania, Rwanda, Samoa, San Marino, Sao Tome and Principe, Serbia, Slovakia, Slovenia, South Africa, Spain, Sweden, Switzerland, FYROM, Timor-Leste, Turkey, Tuvalu, Ukraine, UK, Uruguay, Vanuatu, Venezuela.
Azione sugli emendamenti
Il Presidente dell'Assemblea ha dichiarato aperta l'azione su risoluzione ed emendamenti, proponendo di votare anzitutto gli emendamenti, secondo l'ordine di presentazione.
E' stato dato spazio alle dichiarazioni di carattere generale:
Sul fronte dei paesi avversi Singapore e' intervenutoper denunciare quella che riteneva una battaglia inutile che avrebbe diviso l'ONU solo perche' un gruppo di paesi, trainati dall'Unione Europea, avrebbe cercato di cambiare la visione dei paesi non europei, dal momento che l'Europa ha abolito la pena di morte.
Il Pakistan, a nome della Conferenza Islamica, ha dichiarato che, anche se il diritto alla vita e' protetto dalla legge di ogni cultura e religione, la pena di morte e' presente in alcuni stati come elemento fondamentale di alcuni sistemi legali penali, ed e' pertanto necessario rispettare questa diversita'. Alla dichiarazione del Pakistan si sono associati Egitto, Iran e Siria.
L'Egitto ha ricordato come il diritto internazionale non proibisca la pena di morte e ha fatto appello alla tutela del diritto alla vita nella sua globalita', ricordando i diritti del fanciullo e la proibizione dell'aborto da parte della sharia islamica.
Cina, Iran e Siria hanno chiesto che venga rispettata la sovrenita' nazionale, hanno dichiarato che gli abolizionisti dovrebbero rispettare il loro sistema politico, nonche' i diritti delle vittime dei criminali condannati a morte.
Antigua e Barbuda, a nome dei Paesi Caraibici, hanno fatto ancora riferimento al principio di sovranita' nazionale, ma hanno lamentato anche poca possibilita' di interloquire con gli sponsor nel progetto di risoluzione, che avrebbero preferito focalizzata su criminalita' e corruzione. Hanno denunciato la non pertinenza di questo forum per la discussione, in cui preferirebbero che si parlasse di diritti umani in modo piu' generale.
La Jamaica si e' distinta per la foga con cui chiede agli stati sedicenti industrializzati, di non interferire con il loro sviluppo interno e con la loro sovranita'.
Secondo la delegata jamaicana, il richiamo che la risoluzione fa alla Dichiarazione dei Diritti Umani non e' corretto, in quanto nel 1948 tra gli Stati firmatari della Dichiarazione non c'era un accordo sulla questione della pena di morte, dato che la maggioranza di quei paesi erano mantenitori.
Inoltre secondo il Diritto Internazionale la pena di morte e' legale e il Secondo Protocollo Addizionale al Patto sui Diritti Politici e Civili, che mira all'abolizione della pena di morte, obbliga solo gli Stati parte del Protocollo a prendere tutte le misure necessarie ad abolire la pena di morte nella loro legislazione.
Le Bahamas si sono dichiarate favorevoli all'applicazione della pena di morte per i crimini piu' gravi, per questo motivo hanno dichiarato di sostenere tutti gli emendamenti presentati.
Botswana ha dichiarato con preoccupazione che, se oggi viene minato il principio della sovranita' nazionale, in nome della moratoria delle esecuzioni, viene creato un precedente e, un domani, questo principio potrebbe venire sorpassato per chissa' quale motivo.
Sono intervenuti contro gli emendamenti e a favore della Risoluzione il Portogallo, a nome dell'Unione Europea, la Macedonia, il Guatemala, il Gabon, Le Filippine e El Salvador.
La visione comune della coalizione degli sponsor e' quella per cui il diritto alla "domestic jurisdiction" deve essere rispettato, ma non a discapito dei diritti umani: per questo motivo non e' corretto citare una sola parte della Carta. E' stato fatto notare, inoltre, che la risoluzione non viola in alcun modo la sovranita' di uno stato, proprio perche' chiede una sospensione delle esecuzioni capitali e non un intervento e infine perche' le risoluzioni dell'Assemblea Generale sono solo delle raccomandazioni.
La Russia, nonostante abbia dichiarato di votare a favore della Risoluzione, ha anche dichiarato di votare anche a favore di tutti gli emendamenti che citano principi e articoli della Carta ONU.
La votazione degli emendamenti
Si e' passati alla votazione dei 14 emendamenti, presentati con maggior passione da parte di Singapore ed Egitto, ma anche di Barbados, Antigua and Barbuda e Botswana.
Il primo emendamento, presentato dall'Egitto, e' quello storicamente conosciuto come "Emendamento Singapore", l'emendamento la cui sola presentazione e non votazione contribui' al ritiro del progetto di risoluzione per una moratoria nel '99. Si tratta della richiesta di inserimento, nel testo della risoluzione, della citazione dell'articolo 2.7 della Carta ONU, che tutela la giurisdizione interna dello Stato.
L'emendamento A/C.3/62/L.68, che rimpiazzerebbe il preambolo della risoluzione, e' sostenuto da 44 cosponsors e recita:
"Guidati dagli obiettivi e dai principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite e richiamando, in particolare, il paragrafo 7 dell'articolo 2 della Carta, che stipula chiaramente che niente nella Carta autorizza le Nazioni Unite a intervenire in materie che sono pertinenza della giurisdizione interna di ogni stato,"
La votazione ha visto il respingimento dell'emendamento con 82 voti contrari, 73 a favore e 15 astenuti.
A quel punto la risoluzione e' parsa effettivamente e realisticamente approvabile.
Si e' poi proceduti alle dichiarazioni di voto dopo il voto, Singapore, Egitto e Botswana hanno espresso il loro disappunto per il fatto che si sia votato contro uno degli articoli della Carta, El Salvador si e' compiaciuto del fatto che si sia preferito un approccio armonico ed organico alla lettura della Carta.
Si procede all'azione in merito al secondo dei 14 emendamenti presentati: l'emendamento A/C.3/62/L.69, da inserire prima del paragrafo operativo numero 1, e' sostenuto da 39 cosponsors, recita:
"1. Afferma il diritto sovrano degli Stati a determinare le misure legali e le sanzioni appropriate nella loro societa', inclusa la pena di morte per i crimini piu' seri, in accordo col diritto internazionale"
Egitto e Cina hanno fatto notare che, per il diritto internazionale, l'applicazione della pena di morte e' legale, non ha quindi senso intervenire nella giurisdizione interna di uno Stato.
Il Paraguay ha spiegato come la risoluzione non intenda in alcun modo andare contro la giurisdizione interna di uno stato, dal momento che, inoltre, la moratoria e' priva di precise delimitazioni future.
La votazione ha registrato 67 voti favorevoli all'adozione dell'emendamento, 83 voti contrari e 18 astensioni.
L'emendamento successivamente presentato, l'A/C.3/62/L.70, e' sostenuto da 46 cosponsors ha chiesto che venga inserito nel primo paragrafo del preambolo un nuovo paragrafo:
" Riaffermando che ogni Stato Membro ha un diritto inalienabile a scegliere il proprio sistema politico, economico, sociale e culturale, senza interferenze, in qualsiasi forma, da parte di un altro stato,"
Gli Stati sponsors di questo emendamento hanno chiesto che, dal momento che si e' votato contro uno dei principali principi della Carta, la risoluzione venga "armonizzata" con l'aggiunta di questo paragrafo. Quando la votazione ha visto solo 72 Stati a favore di questo emendamento, 15 astensioni e ben 83 voti contrari, Egitto e Singapore hanno lamentato l'imposizione da parte di "Europa ed amici" di questo testo di risoluzione.
L'emendamento A/C.3/62/L.71 e' stato presentato dalle Barbados e da una coalizione di 31 cosponsors, si e' chiesto che dopo il secondo paragrafo del Preambolo venga aggiunto un nuovo paragrafo che reciti:
" Si richiama anche l'articolo 6, paragrafo 2, del Patto Internazionale sui Diritti Politici e Civili che sancisce che negli Stati che non hanno abolito la pena di morte, sentenze di condanna a morte possono essere imposte solo per i crimini piu' gravi in accordo con la legge in vigore al momento della commissione del crimine e non contrariamente a quanto previsto dal Patto e dalla Convenzione per la Prevenzione e la Punizione del crimine di Genocidio,"
Brasile, Nuova Zelanda e Armenia hanno chiesto che anche questa volta non venga inserita una citazione selettiva a discapito degli intenti generali della risoluzione e ricordano l'importanza dell'articolo 6.6 del Patto sui Diritti Politici e Civili. L'Iran ha lamentato il fatto che la situazione presente all'interno di ogni paese e' estremamente diversa, ad esempio, l'Iran si trova in un'area attraversata da droghe e soldati, spesso i poliziotti di frontiera sono uccisi dai trafficanti di droga. L'Iran ha dichiarato dunque che non e' gli possibile accettare una moratoria che nasce e che si relaziona alla realta' europea. Ha detto inoltre che il suo stato non e' disposto a pagare per una gran moltitudine di persone messe in prigione.
Le Barbados hanno presentato anche l'emendamento A/C.3/62/L.72 che andrebbe inserito prima del terzo paragrafo, e' sostenuto da una coalizione di 26 cosponsors, questo recita:
"Si afferma che il Secondo Protocollo per i Diritti Civili e Politici, mirando all'abolizione della pena di morte, impone solo agli Stati firmatari del Protocollo l'obbligo di prendere tutte le misure necessarie per abolire la pena di morte nel loro ordinamento,"
La Francia ha chiesto che venga evitata qualsiasi interpretazione del Patto sui diritti Civili e Politici che possa ridurne la portata e l'applicazione.
La proposta di emendamento e' stata respinta con 65 voti favorevoli, 82 contrari e 22 astenuti.
L'emendamento A/C.3/62/L.73 e' stato sponsorizzato dalla rappresentanza di Singapore, e co-sponsorizzato da altri 36 stati. La dichiarazione del delegato di Singapore ha richiamato quella di dissociazione contro la pena di morte firmata nel 2005 da 66 paesi in Commissione a Ginevra, sottolineando in questo modo la posizione contraria alla risoluzione sulla moratoria della pena di morte di diversi Stati. L'emendamento chiedeva di sostituire il terzo paragrafo del preambolo con il seguente:
"Richiamando inoltre la risoluzione sulla questione della pena di morte adottata dalla Commissione per i Diritti Umani, la cui ultima risoluzione e' la 2005/59 e la Dichiarazione di Dissociazione, la cui ultima versione e' contenuta nel documento E/CN.4/2005/G/40,".
Prima del voto hanno preso la parola il delegato del Cile, ricordando la posizione di co-sponsor del proprio paese, anche se non parte dell'Unione Europea, e che si era lavorato sul progetto di risoluzione in armonia con tutti i co-sponsor.Va detto che durante la seduta della Terza Commissione dell'Assemblea Generale i paesi che si sono opposti alla risoluzione hanno affermato piu' volte che si trattava di un progetto Europeo, i diversi co-sponsor hanno invece messo in evidenza che si trattava di una collaborazione transregionale.
Dopo il Chile e' intervenuto il rappresentante dellla Former Yugoslav Republic of Macedonia e quello del Belgio che ha richiamato il Patto sui Diritti Civili e Politici.
L'emendamento e'stato rigettato con 82 voti contrari 64 favorevoli e 19 astensioni.
Dopo la votazione hanno preso la parola Singapore ed Egitto per manifestare il loro disappunto sul risultato della votazione.
Si e' poi passati alla discussione e votazione dell'emendamento A/C.3/62/L.74 presentato da Antigua e Barbuda, con la cosponsorizzazione di altri 37 paesi. Il testo chiedeva di inserire un nuovo paragrafo dopo il quarto del preambolo:
"Riconoscendo che c'e' una grande diversita' delle condizioni legali, sociali, economiche e culturali nel mondo, e che non tutte le regole sono idonee all'applicazione in tutti i luoghi e in tutti i tempi;".
Il delegato di Antigua e Barbuda ha affermato che bisogna rispettare la diversita' culturale e sociale dei diversi paesi nel proporre e applicare le risoluzioni.
Prima del voto sono intervenuti il delegato dell'Irlanda, che ha risposto che e' dovere di tutti gli stati promuovere e proteggere tutti i diritti umani, indipendentemente dalla situazione interna dei paesi e nonostante le diversita' culturali, sociali.
Timor-Leste, come Montenegro, ha ribadito la posizione dell'Irlanda, dicendo che i diritti umani dovrebbero essere rispettati ovunque.
L'emendamento e' stato rigettato con 83 voti contrari 71 a favore e 15 astenuti.
Singapore ha manifestato il suo disaccordo con il risultato del voto, dicendo che le diversita' nei paesi devono essere tenute in considerazione, che non esiste un sistema giuridico migliore di un altro, perche' dev'essere rapportato alla situazione del paese .
Hanno espresso il loro disappunto anche i delegati di Antigua e Barbuda e Iran, ritenendo quest'utlimo che la diversita' culturale non fosse stata compresa.
Il Botswana ha presentato, in co-sponsorizzazione con altri 35 paesi l'emendamento A/62/C.3/L.75: prima del quinto paragrafo del preambolo, inserire un nuovo paragrafo che recita:
"Riconoscendo che molti Stati Membri mantengono la pena di morte nei loro statuti per i crimini piu' seri,".
Secondo il delegato il background politico, religioso, e storico di un paese e' determinante nella scelta del sistema giuridico di un paese e che quindi va rispettata la decisione di uno Stato di applicare o meno la pena di morte, per questo riteneva necessario equilibrare il testo della risoluzione. Queste sono state considerazioni frequenti, alla base di molti interventi degli Stati che si opponevano alla risoluzione sulla moratoria.
La delegazione dell'Uruguay e' intervenuta contro questo emendamento perche' riteneva che fosse in linea con lo spirito e il senso del progetto di risoluzione. Per la Nuova Zelanda la risoluzione rappresenta un riconoscimento della realta', dei fatti, del trend globale verso l'abolizione confermato dalle statistiche. Il riconoscimento di questo trend generale e' osservato anche dalla Germania, che riporta dei dati a testimonianza di cio': quando venne adottata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo i paesi che non utilizzavano piu' la pena di morte erano solo 8, ora quelli che l'hanno abolita de jure o de facto sono piu' di 130 e nel 2006 l'hanno impiegata solo 25 paesi. Ha inoltre ricordato che anche il migliore dei sistemi giuridici non e' in grado di non commettere sbagli che in questo caso sono irreversibili.
L'emendamento non e'passato, 72 voti favorevoli 83 contrari e 14 astenuti.
Nel commento successivo alla votazione il Botswana ha di nuovo sottolineato come l'emendamento non fosse contro o a favore della risoluzione, ma era necessario a bilanciare il testo della risoluzione. Anche l'Iran, come la Germania, ha citato dei dati a sostegno della sua posizione, contro la moratoria, dicendo che 107 Stati nella loro costituzione riconoscono la pena di morte come forma di condanna, 67 l'hanno applicata a tutti i crimini. In diversi interventi, da una parte e dall'altra, sono stati usati dati a sostegno delle tesi, e; stato interessante vedere come dati e statistiche, che hanno valore scientifico e dovrebbero essere super partes, in realta'potessero cambiare tanto a seconda dell'osservazione e della volonta' dei delegati.
L'emendamento successivo A/62/C.3/L.76 sponsorizzato principalmente dal Botswana, e co-sponsorizzato altri 31 paesi, voleva ricordare che la pena capitale e' utilizzata come deterrente in molti Stati per i crimini piu' seri e chiedeva di sostituire il testo del quinto paragrafo preambolare con il seguente:
"Riconoscendo che alcuni Stati Membri sono dell'opinione che mantenere la pena di morte funga da deterrente per i crimini piu' seri, e inserire dopo il sesto paragrafo preambolare esistente".
Nel suo intervento di presentazione dell'emendamento il Botswana ha difeso i sistemi giudiziari dei paesi mantenitori, ha sostenuto che, dicendo che la pena di morte e' irreversibile, gli stati abolizioni volevano mettere in imbarazzo chi ancora l'applicava, ritenendo in oltre che altre forme di condanna sono altrettanto irreversibili.
L'Iran ha sostenuto la posizione del Botswana aggiungendo che la pena di morte di morte e' usata come deterrente da molti stati, e che bisogna considerare piu' importante il diritto alla vita delle vittime.
La Finlandia ha preso la parola per ricordare che gli Stati co-sponsor della risoluzione sulla moratoria hanno dato ampia possibilita' di fare emendamenti, e che quello ora in discussione avrebbe modificato il senso del paragrafo. Contro quanto sostenuto da Botswana e Iran ha detto che non ci sono prove che la pena di morte abbia l'effetto di deterrente, e che non si puo' discutere sul suo effetto irreversibile.
Il Liechtenstein ha ribadito che l'irreversibilita' della pena di morte e' indubbia. Le posizioni dei paesi richiamavano a sostegno delle loro tesi argomenti simili per parte, cosi' anche la Serbia si ritiene non convinta dell'efficacia della pena di morte come deterrente.
Anche quest'emendamento e'stato rigettato con 83 voti contrari 67 favorevoli e 15 astensioni.
Dopo l'intervento di disappunto per il voto della Botswana ha parlato il delegato delle Barbados, che rispetto alle posizioni espresse in precedenza dai co-sponsor ha evidenziato un punto nuovo, e cioe' che per parlare di progresso nel campo dei diritti umani bisognerebbe pensare piuttosto ai diritti allo sviluppo, e a non vivere in poverta' ad esempio.
A/C.3/62/L.77 emendamento presentato dalle Bahamas con la cosponsorizzazione di altri 34 Stati, voleva essere,nelle intenzioni dei promotori, come la maggior parte degli altri, un tentativo di bilanciare il testo della moratoria, avrebbe dovuto sostituire il sesto paragrafo preambolare con il seguente:
"Prendendo nota delle decisioni prese da alcuni Stati Membri volontariamente di abolire la pena di morte e da altri Stati Membri di applicare una moratoria sulle esecuzioni,".
Nel suo intervento contrario all'emendamento il Gabon ha ribadito che un progetto che si basasse sull'adozione della moratoria sulla pena di morte,come quello della risoluzione, avrebbe ben accolto l'intenzione di alcuni Stati di applicare la moratoria, era logico, per il delegato non c'era bisogno di sottolineare che si puntasse alla moratoria e non all'abolizione, perche' nel testo era gia' chiaro.
La Danimarca non ha trovato necessario dover sostituire la frase "un crescente numero di Stati" dal momento che questo e' confermato dal reale aumento di paesi che applicano la moratoria e aboliscono la pena di morte.
L'emendamento e' stato battuto da 81 voti contrari,i favorevoli sono stati 70 e gli astenuti 15.
Il delegato delle Bahamas ha espresso il suo dispiacere nel vedere rigettato l'emendamento ma ha fatto notare che i voti in favore erano in maggioranza rispetto alle precedenti votazioni.
Il rappresentante delle Bardados ha contestato il numero delle nazioni abolizioniste che era stato citato in precedenza, 130, secondo lui era gonfiato, ad esempio il suo Paese non eseguiva piu' condanne da 25 anni perche' i processi condotti fino a questo momento non erano tali da prevedere la pena di morte come punizione.
Intervenendo brevemente il delegato del Botswana ha ricordato che le Nazioni che ancora utilizzano la pena di morte avrebbero scelto secondo i loro tempi di abolirla o applicare una moratoria.
L'Assemblea si' chiusa con la votazione di quest'ultimo emendamento.
Il giorno dopo in mattinata si e' passati alla votazione degli emendamenti finali, a cui se ne sono poi aggiunti alcuni orali sponsorizzati dalla Malaysia e dall'Egitto.
Il rappresentante delle Barbados, in qualita' di sponsor ufficiale dell'emendamento A/C.3/62/L.78, con la co-sponsorizzazione di altri 29 Paesi, ha espresso il suo disappunto sul linguaggio usato nel pargrafo 2 e 2 (a) considerato troppo duro, severo e critico, sottintendendo che i Paesi che utilizzano la pena di morte non rispettano standards e tutele. L'emendamento pone l'accento sui termini "calls upon" e "respect":
1.Nel paragrafo operativo 2, sostituire le parole "Si appella" con la parola "Incoraggia".
2.Nel paragrafo operativo 2 (a) , sostituire la parola "Rispettare" con le parole " Tenere in considerazione" .
Il Cile, spiegando la sua posizione prima di votare, ha detto che questo emendamento avrebbe indebolito la protezione di chi era stato condannato a morte.
L'Austria ha affermato che questo cambiamento avrebbe portato alla negazione di un fondamentale diritto umano.
L'emendamento e' stato rigettato con 78 voti contrary 66 a favore e 17 astenuti.
Dopo il voto il rappresentante delle Barbados ha ribato che sarebbe stato meglio adottare un linguaggio meno categorico.
L'Egitto ha dichiarato di aver votato in favore perche' il paragrafo si riferiva ad una risoluzione adottata dal Consiglio Economico e Sociale e non dall'Assemblea.
La Commissione e' passata poi alla discussione e alla votazione sull'emendamento A/C.3/62/L.79 che voleva sostituire il paragrafo operativo 2 (b) con il seguente:
"Rendere disponibile al pubblico le informazioni relative all' applicazione della pena di morte;".
La questione sollevata dal delegato delle Barbados si riferiva sempre al linguaggio, in questo caso ritenuto poco chiaro. Non riteneva appropriato fornire tali informazioni al Segretariato Generale.
Durante le discussioni informali, ha fatto notare il rappresentante dei Paesi Bassi, la questione non era stata posta, e ora con questo emendamento si voleva cambiare lo spirito del paragrafo. Proprio alla luce della risoluzione citata prima, adottata dal Consiglio di Economico e sociale, era naturale produrre queste informazioni al Segretariato.
Il rappresentante delle Filippine ha detto che proprio perche' le Nazioni Unite raccolgono una rappresentanza globale, e' il posto piu appropriato per ricevere informazioni simili.
Il delegato del Brasile ha detto che il suo voto sarebbe stato negativo per le ragioni ricordate dai precedenti speakers.
L'emendamento e' stato rigettato, 82 contrari, 59 voti favorevoli e 19 astensioni.
Il rappresentante del Botswana ha mostrato il suo disappunto dicendo che non trovava acluna ragione perche' si dovesse dare notizie sulla situazione della pena di morte nel proprio Stato al Segretariato Generale.
Anche il delegato dell'Egitto si e' detto d'accordo con la posizione del Botswna dal momento che il ruolo del Segretariato Generale non e' quello di super visore degli Stati.
Il problema del linguaggio e' stato riproposto anche dall' emendamento A/C.3/62/L.80, co-sponsorizzato da 26 Paesi, che chiedeva di sostituire il paragrafo 2 (c) con il seguente:
"Assicurarsi che la pena di morte puo' essere applicata solo in seguito a un giudizio finale reso da una corte competente;".
Come in interventi precedenti fatti da altri Paesi il Regno Unito, in qualita' di co-autore e co-sponsor di questa iniziativa interregionale, ricorda che ampio spazio era stato dato alla discussione nei colloqui informali, ma che tali questioni non erano state sollevate in quelle circostanze.
Dopo un breve intervento delle Filippine che ha messo in luce che quest'emendamento avrebbe cambiato lo spirito della risoluzione, l'Assemblea l'ha votato e rigettato con 68 voti favorevoli 83 contrari e 15 astenuti.
I lavori sono poi proceduti con la discussione sull'ultimo emendamento scritto previsto A/C.3/62/L.81, co-sponsorizzato da 28 Stati, che prevedeva di sostituire il paragrafo operativo 2 (d) con il seguente:
"Ridurre i crimini per i quail la pena di morte puo' essere imposta solamente a quelli piu' seri in accordo con la legge in vigore al tempo in cui e' stato commesso il crimine;".
Il rappresentante delle Barabados, sponsor principale dell'emendamento, ha affermato che il paragrafo in questione rivela l'attitudine caratteristica con la quale gli Stati co-sponsors della risoluzione hanno affrontato il processo corrente. Dal momento che la pena di morte non e' proibita nel diritto interbazionale, e che il suo Paese rispetta quelli che hanno deciso di abolirla, cosi' gli Stati abolizionisti dovrebbero avere lo stesso rispetto nei loro confronti. Il Patto sui Diritti Civili e Politici stabilisce che la pena di morte puo' essere applicata ai crimini piu' seri, e in rispetto delle costituzioni degli Stati mantenitori si augura che l'emendamento passi.
Le Filippine hanno riscontrato somiglianza tra l'emendamento L 81 e L 71, quello che avrebbero in comune sarebbe il tentativo di modificare la vera essenza della risoluzione, ostacolare il rispetto per i diritti umani fondamentali e la dignita' umana.
Il delegato della Francia ha preso la parola per ricordare che il testo rappresenta gia' un compromesso in quanto in quello precedente non si parlava di moratoria ma di abolizione.
L'esito della votazione e' stato favorevole per i co-sponsor della risoluzione, l'emendamento e' stato rigettato con 67 voti a favore 86 contrari 17 astenuti.
Il rappresentante delle Barbados ha detto di essere molto dispiaciuto per l'esito del voto e che il delegato francese avesse sottinteso di voler imporre le visioni del suo Stato sugli altri, e ancora che qualsiasi riferimento alla pena di morte e' un'imposizione nei confronti di chi non l'ha ancora abolita.
Dopo la votazione degli emendamenti presentati il delegato della Malaysia ha proposto un emendamento orale al progetto di risoluzione sulla moratoria:
"Decidere di continuare la discussione sul tema alla 67 esima sessione".
Considerato che la comunita' internazionale e' ancora distante da un consenso generale, secondo il delegato, la discussione potrebbe essere riproposta alla 67 esima Assemblea Generale invece che alla 63 esima, in modo che gli Stati abbiano tempo per riflettere sulla loro posizione e scegliere di conseguenza.
La delegata della Lettonia non condividendo tale affermazione e' intervenuta per chiedere che si votasse contro quest'emendamento orale.
Prima del voto il delegato di Singapore ha dichiarato che il suo voto sarebbe stato favorevole dal momento che nei due giorni trascorsi a dibattere sulla moratoria si capiva che il tema era ancora molto controverso e che c'era bisogno di maggior tempo per discuterne.
Molti Stati come Jamaica, Iran e Barbados sono intervenuti a favore dell'emendamento ribadendo la stessa posizione. Altri come Messico e Lettonia hanno affermato che avrebbero votato contro.
L'emendamento e' stato votato e rigettato con 84 voti contrari 68 in favore e 19 astensioni.
Dopo il voto il delegato dell'Egitto a nome di Bahrain, Iran, Kuwait, Libya, Mauritius, Arabia Saudita e Sudan, ha proposto un emendamento orale per inserire un nuovo paragrafo operativo dopo il terzo, sulla questione aborto:
" Esorta gli Stati Membri a prendere tutte le misure necessarie per proteggere la vita dei bambini non nati;"
e un altro da inserire subito dopo quello appena proposto:
"Riafferma che ogni essere umano ha un inviolabile diritto alla vita e sottolinea a questo riguardo che l'aborto dovrebbe essere ammissibile solo in casi necessary, in particolare quando la vita della madre e/o del bambino e' in serio pericolo;".
L' Egitto si e' poi associato alla dichiarazione fatta il giorno prima dal delegato del Pakistan in rappresentanza dell'Organizzazione della Conferenza Islamica nella quale ricordava che l'Islam e tutte le altre religioni hanno pieno rispetto per la vita umana, rispetto che si trova anche nel Patto sui Diritti Civili e Politici, articolo 6 che manifesta il rispetto del diritto alla vita dei bambini non nati.
Il rappresentante del Brasile e' intervenuto chiedendo la votazione degli emendamenti e dicendo che nonostante la risoluzione sulla moratoria fosse connessa col diritto alla vita non e' focalizzata su quest'ultimo punto . L'emendamento dell'Egitto avrebbe portato la discussione su un argomento diverso, che sarebbe stato meglio affrontare in un'altra discussione formale.
Anche il rappresentante delle Filippine, pronto a co-sponsorizzare un'eventuale risoluzione sull'argomento in un diverso momento, ha affermato che la questione posta nell'emendamento non ha a che fare col tema della risoluzione discussa.
Sono seguiti diversi interventi che hanno ribadito le considerazioni fatte finora dai delegati che si sono opposti agli emendamenti dell'Egitto, perche' affrontano un tema differente, come la Nuova Zelanda che ha aggiunto che si rischierebbe di alterare l'equlibrio del testo della risoluzione.
Il rappresentante dell'Egitto ha sostenuto che il testo della risoluzione fosse troppo selettivo, considerarndo il diritto alla vita da un punto di vista troppo limitato. Era stato spinto a proporli perche' sentiva che il trend generale sarebbe stato quello di imporre concetti non condivisi da tutti paesi, inoltre riteneva opportuno che si cambiasse il titolo della risoluzione con "Il diritto alla vita". Quest'ultimo emendamento, il terzo proposto dall'Egitto, non e' stato votato, e' stato ritirato su suggerimento del Presidente della Commissione, dopo l'esito negativo riportato dai primi due.
Dal momento che, secondo quanto aveva capito, lo scopo della risoluzione era quello di preservare il diritto alla vita, i co-sponsor della risoluzione originale non avrebbero obiettato se si fosse inclusa una clausola sui diritti del non nato.
L'osservatore della Santa Sede ha invitato tutte le delegazioni, ancora una volta, ad adottare una visione che affermasse il diritto alla vita in tutti gli Stati, e a non fare dei diritti umani uno strumento politico, non schierandosi ne' a favore ne' contro gli emendamenti.
Il rappresentante della Libia ha dichiarato che il diritto alla vita esiste per nati e non nati, e che se la proposta di risoluzione e' indirizzata a chi ha commesso i peggiori crimini, quali dovrebbero essere allora i diritti di un non nato che non ha commesso alcun crimine?
Il rappresentante dell'Iran ha detto che la cosa piu' importante da fare e' cambiare il titolo della risoluzione, perche' al momento tiene conto piu' degli interessi degli sponsor che di quelli delle altre parti.
Il rappresentante dell'Egitto ha preso nuovamente la parola per sottolineare come il diritto alla vita dovrebbe essere affrontato con una prospettiva piu' completa. Ha notato anche come il progetto di risoluzione richiamasse la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e la Convenzione sui diritti del Bambino.
Il rappresentante della Repubblica di San Marino ha detto che nel suo Paese vengono rispettati i diritti dei nati e dei non nati, ma l'emendamento dell'Egitto avrebbe avrebbe cambiato il contenuto della risoluzione e il suo scopo.
Gli Stati Uniti si sono dichiarati a favore della proposta egiziana, essendo d'accordo che la vita dei non nati necessita della piu' decisa protezione.
Il rappresentante del Costa Rica ha affermato che avrebbe votato contro perche' l'emendamento avrebbe avuto l'effetto di diluire il contenuto della risoluzione.
Altri rappresentanti come quelli della Slovenia, de El Salvador, di Monaco, Honduras, Haiti hanno ribadito come l'emendamento avrebbe cambiato lo scopo della risoluzione.
La maggior parte degli Stati intervenuti hanno riconosciuto l'importanza del diritto alla vita dei non nati, spesso salvaguardata anche nella loro costituzione, ma anche che l'argomento non fosse attinente con la proposta di risoluzione e che meriti di essere discussa con attenzione in un meeting ad hoc.
Il Pakistan ha affermato la necessita' di ribadire con forza i diritti dei bambini non nati, che necessitano di protezione, e che questo deve essere inserito nella costituzione.
Il rappresentante della Siria ha detto che l'emendamento dell'Egitto bilancia il testo della risoluzione.
Il rappresentante dell'Ecuador ha dichiarato che avrebbe votato contro l'emendamento, perche' non inerente alla risoluzione, e non perche' rigetta il contenuto degli emendamenti.
Il primo emendamento e' stato rigettato con 83 voti contrari 28 in favore e 47 astensioni.
Dopo che il delegato dell'Egitto ha espresso il suo disappunto per il risultato del voto si e' passati alla discussione sul secondo emendamento proposto.
Il rappresentante dell'Arabia Saudita e' intervenuto sostenendo che i Paesi che supportano i diritti umani dovrebbero sostenere anche l'emendamento.
Il delegato del Kuwait ha considerato che il terzo emendamento orale proposto dall'Egitto dovrebbe essere votato prima perche' il titolo proposto dall'Egitto darebbe senso all'introduzione di nuovi paragrafi sui diritti dei bambini non nati.
Come in precedenza molti Paesi hanno ritenuto che anche quest' emendamento distogliesse l'attenzione dallo scopo della risoluzione, Spagna, Costa Rica, San Marino.
Il risultato della votazione e' il seguente: 84 voti contrari, 26 in favore e 46 astensioni.
Dopo il voto ci sono state le dichiarazioni di voto da parte degli Stati.
Gli Stati Uniti hanno giustificato la loro astensione dicendo che lo scopo del secondo emendamento egiziano avrebbe ampliato piu' del necessario la questione.
A seguito di varie sollecitazioni il delegato dell'Egitto ha poi ritirato il terzo emendamento, in considerazione dei risultati dei precedenti.
Dopo la votazione degli emendamenti si e' passati alla discussione sulla votazione della risoluzione.
L'azione sulla risoluzione
Nella tarda mattinata di giovedi' 15 novembre si e' finalmente deciso di cominciare l'azione in merito alla risoluzione L.29 che chiede una moratoria delle esecuzioni capitali.
L'azione durera' tutta la giornata e solo nel tardo pomeriggio verra' votata la risoluzione.
Singapore, sperando di poter ancora cambiare il testo della risoluzione, ha chiesto che questo venga votato paragrafo per paragrafo.
Le Filippine hanno fatto notare come, tramite gli emendamenti, si sia gia' discusso di ogni paragrafo della risoluzione e si sono fatte portavoci di una mozione che chiede la votazione della risoluzione nella sua interezza. La mozione delle Filippine e' stata approvata con 86 voti, contro 62 e 23 astensioni.
I lavori sono ripresi nel pomeriggio, nel 46° incontro della Terza Commissione, con l'intervento dell'osservatore della Santa Sede che ha accolto con favore questa risoluzione contro la pena di morte, in quanto gli Stati moderni hanno ormai altri modi per proteggere la societa'. Inoltre si e' ricordato come spesso sono proprio le minoranze etniche e gli altri gruppi marginalizzati a subire maggiormente questo tipo di sanzione.
La Santa Sede ha ribadito l'impegno che dovrebbero assumersi tutti gli Stati per la protezione del diritto alla vita in tutti i suoi stadi.
Il Botswana ha dichiarato che votera' contro un testo disequilibrato, che non contribuisce in alcun modo all'implementazione della protezione dei diritti umani e che non ha tenuto conto della ricerca del consensus tramite l'accettazione anche minima degli emendamenti.
Ha dichiarato inoltre che il suo stato non ha i mezzi finanziari per ripagare attraverso un risarcimento economico -individuato come l'unica alternativa alla pena di morte- la famiglia delle vittime del criminale; per questo motivo, ed anche in seguito a complete consultazioni con la propria popolazione, il Botswana manterra' attiva la pena di morte.
Il Botswana ha dichiarato prioritarie, rispetto al diritto alla vita, l'abolizione della guerra, la protezione dei diritti umani, la sicurezza e la protezione della diversita'.
L' Italia, rappresentata dall'Ambasciatore Spatafora in persona, si e' augurata che con l'adozione della risoluzione possa iniziare un processo in cui si lavori assieme in pari rispetto e dignita'.
Il Sudan ha dichiarato di votare contro la risoluzione, vista come imposta e priva di consensus, nonche' come non direttamente pertinente alla Terza Commissione, dal momento che mina la sovranita' nazionale e non si lega direttamente alla protezione dei diritti umani. Ha dichiarato inaccettabile che Stati che hanno scelto di propria spontanea volonta' di eliminare dai loro ordinamenti la pena di morte, possano ora imporre ad altri stati di fare altrattanto.
L'Egitto ha dichiarato di votare contro, ha espresso rammarico per il fatto che nessuna modifica al testo della risoluzione sia stata accettata, soprattutto per il fatto che al mondo esistono diversita' di situazioni e che non tutte le regole si possano applicare allo stesso modo. Questo tema si sarebbe dovuto affrontare al Consiglio per i Diritti Umani in un modo che includesse appieno il diritto alla vita nella sua interezza.
Ha dichiarato che non e' corretto giudicare degli Stati, abolizionisti o mantenitori, per il modo in cui decidono di assicurare la sicurezza, l'ordine sociale e la pace nel loro paese.
Ha denunciato infine il fatto che tutte le regole del sistema ONU sono state infrante per poter approvare questo testo.
La Libia ha dichiarato di votare contro, ha denunciato l'ingerenza che compie questa risoluzione nella giurisdizione interna degli Stati che usano la pena di morte per garantire sicurezza e protezione ai civili. E' necessario, se si vuole proteggere davvero il diritto alla vita nella sua interezza, proteggere anche gli embrioni.
La Colombia ha dichiarato di votare a favore, ha dichiarato che la protezione dei diritti umani dovrebbe essere l'obiettivo principale delle Nazioni Unite. Si e' augurata che l'adozione della risoluzione possa portare ad un dialogo universale attorno alle conseguenze negative che la pena di morte in relazione al rispetto dei diritti umani.
Le Bahamas hanno dichiarato di votare contro, hanno denunciato il clima di divisione che si e' creato all'interno della sala, annunciando che, se l'anno prossimo si tentera' di far passare un testo piu' forte in Commissione, le Bahamas si schiereranno nettamente contro.
La Mauritania ha dichiarato di votare contro, ha dichiarato che la pena di morte appartiene alla giurisdizione interna di ogni stato.
Ha dichiarato che questa questione e' soggetta a controversie ed e' destinata a dividere.
Il Gabon, cosponsor, ha dichiarato che avrebbe votato a favore. Ha salutatato l'adozione di una moratoria come un momento importante nel processo di abolizione della pena di morte.
La dignita' umana e' sacra e va preservata. Le differenze non dovrebbero essere viste come ostacoli, in quanto le controversie sono sempre state utili alla causa della verita', il delegato del Gabon ha invitato tutti gli stati a lavorare assieme per il rispetto dei propri valori e delle proprie differenze, al fine di "preservare la ragione al di la' della passione".
La Malesia, che ha votato contro, ha dichiarato che questa risoluzione non deve essere vista come una vittoria di nessuno. I cambiamenti all'interno di un paese devono essere fatti in base alla lunghezza dei passi che questi paesi possono permettersi di compiere, senza influenze esterne, in quanto c'e' bisogno di tempo e riconciliazione.
Singapore ha dichiarato che avrebbe votato contro, ha dichiarato che questi due giorni di lavori hanno dimostrato quanto questo tema divida la camera, che sembra essere divenuta un forum per la recriminazione e per lo sfogo di proprie concezioni di moralita'. Rifiutando di inserire nel testo degli emendamenti che ribadissero il principio di sovranita' nazionale, si e' scelto di selezionare il riferimento solo ai diritti umani, scelta con la quale non e' d'accordo un significativo numero di paesi.
Nigeria ha dichiarato di votare contro e dichiara di non accettare che la pena di morte venga vista come una sanzione che viola in qualche modo i diritti umani, dato che si tratta di una sanzione prevista legalmente nelle costituzioni interne di alcuni stati. Qualsiasi moratoria dovrebbe essere frutto di un negoziato ed un accordo.
La Sierra Leone ha preannunciato la sua astensione, la pena di morte e' presente nel paese per alcuni dei crimini piu' efferati, inoltre da qualche anno non sono state effettuate esecuzioni, per cui si trova in una situazione di moratoria di fatto.
In seguito al conflitto interno nello stato e' stato istituito un tribunale internazionale che non fa uso della pena di morte tra le sanzioni previste. La Sierra Leone ha al suo interno un accesso dibattito sulla pena di morte e decide di astenersi onde evitare di votare in direzione opposta a quanto previsto dalla costituzione del paese.
Le Barbados voteranno contro la risoluzione e si sono allineate con la posizione dei 13 paesi caraibici rappresentati da Antigua e Barbuda, nel chiedere che venga dato agli stati liberta' di scegliere la propria legislazione interna, soprattutto per il fatto che, secondo il diritto internazionale, la pena di morte non e' illegale. Nonostante da piu' di un quarto di secolo le Barbados non uccidono nessuno, voteranno contro.
Il Libano ha dichiarato che si asterra' dal voto, nel suo stato la pena di morte e' prevista per i reati piu' gravi. Ritiene che tutti dovrebbero impegnarsi e lavorare assieme per l'abolizione della pena di morte, ma che, in questo caso, non si sono fatti abbastanza sforzi per prendere in considerazione problemi e preoccupazioni dei diversi paesi, in quanto le proposte fatte da questo paese nelle tre riunioni informali di consultazione sulla pena di morte non sono presenti in nessun modo nel testo compilativo finale.
Il Nepal ha dichiarato che avrebbe votato a favore. Nello stato del Nepal non e' presente la pena di morte e si crede che per un atto di umanita' si dovrebbe procedere all'abolizione della pena di morte nel mondo, ciononostante col suo voto il Nepal non vuole ne' dividere le camera ne' giudicare in alcun modo il sistema valoriale di altri stati.
La Tailandia ha preannunciato un voto contro, nonostante nel suo paese da tempo non si eseguano esecuzioni, in quanto crede nel principio di non ingerenza.
Alle 16:30 si e' proceduti alla votazione, in Terza Commissione, della Risoluzione A/C.3/62/L.29 intitolata "Moratoria nell'applicazione della pena di morte"
99 Stati hanno votato a favore della risoluzione, 52 hanno votato in modo contrario e 33 Stati si sono astenuti.
La risoluzione e' stata approvata ed e' stata accolta con un inconsueto applauso dalla sala.
Si sono susseguite poi, a lungo, le dichiarazioni di voto.
L'India ha votato contro, e' stato il primo stato a prendere la parola dopo il voto. Ha dichiarato che e' necessario riconoscere che sono gli stati, nella loro sovranita' nazionale, a dover determinare i propri sistemi legali, oltre al fatto che, attualmente, non c'e' un consenso internazionale sulla pena di morte. Il Patto per i Diritti Civili e Politici parla del desiderio di abolire la pena di morte, ma si tratta solo di un auspicio.
In India la pena di morte e' un'eccezione che viene applicata solo in rare occasioni.
Dal 1995 c'e' stato un solo caso di applicazione della pena di morte, con molte garanzie legali presenti. La legge indiana prevede inoltre la sospensione della pena di morte per le donne incinte e non permette l'applicazione della sentenza verso minorenni. La delegazione indiana non si e' sentita quindi in una posizione tale da poter appoggiare questa risoluzione.
Saint Lucia ha votato contro perche' ritiene che la risoluzione mini la sovranita' nazionale degli Stati e la storia di questa nazione si e' costruita sulla lotta per la sovranita'. Per questo motivo, dal momento che la delegata ritiene che una nazione e' libera solo quando puo' dare libera interpretazione delle proprie leggi e dal momento che attualmente la pena di morte e' presente nella legislazione del paese, Saint Lucia ha votato contro.
Il Camerun si e' astenuto, in quanto il suo codice penale prevede la pena di morte, ragion per cui, nonostante non vengano eseguite esecuzioni da molto tempo, non ritiene di dover votare contro qualcosa che e' presente nella sua legislazione.
L'ultimo caso di applicazione di pena di morte registrato nel paese ha avuto luogo diversi anni fa, nel nord del Camerun, quando dei cittadini si sono lamentati dell'amministrazione di un capo tradizionale; questo capo, per ripicca, durante una manifestazione ufficiale ha decapitato un rappresentante dei cittadini che l'avevano chiamato in giudizio. In questo caso il Pubblico Ministero ha ritenuto di dover intervenire con un'inchiesta ufficiale che e' giunta a condannare a morte questo capo tradizionale.
Il Camerun ritiene che la decisione presa oggi in Terza Commissione sia di fondamentale importanza. Secondo il Camerun sta ad ogni Stato decidere in materia di pena di morte, in quanto si ritiene che ci sia bisogno di tempo per preparare ed educare la popolazione al fine che accetti la pena di morte, altrimenti il rischio e' che la popolazione tenti di applicare la giustizia in modo autonomo. La delegata riconferma l'impegno del proprio paese in tema di diritti umani e in particolare in tema di diritto alla vita, auspicando un'ampia consultazione dei paesi in materia.
Il Qatar ha votato contro e dichiara, in nome anche del Bahrain, dell'Arabia Saudita, dell'Oman e del Qwait, di considerare questa risoluzione un'interferenza alla sovranita' degli Stati e al loro diritto di libera scelta del proprio sistema legale. Esprime il proprio rammarico per l'adozione di una risoluzione che infrange la sovranita' nazionale e che politicizza un problema.
Il Giappone ha votato contro, ritiene che l'abolizione della pena di morte debba essere presa solo dopo la consultazione della pubblica opinione interna e solo in accordo con i problemi penali di ogni Stato. Per quanto riguarda il Giappone ritiene che sia difficile un'abolizione della pena di morte dal momento che la maggior parte della popolazione ritiene che i crimini piu' gravi, come l'omicidio, debbano essere puniti con la pena di morte. Dichiara di non vedere un consensus in materia e che questa risoluzione e' stata presentata senza troppe discussioni e consultazioni, quindi in modo non costruttivo.
Il Vietnam si e' astenuto, nonostante il governo ritenga la pena di morte indispensabile, nel proprio paese, per poter assicurare una vita pacifica a tutti e per poter assicurare l'interesse comune. Nell'attuale codice vietnamita la pena di morte e' comunque applicabile solo ai crimini piu' seri, ma non e' applicabile a minori e donne incinte. La politica del Vietnam e' quella di disapplicare gradualmente la pena di morte con l'obiettivo di abolirla in futuro, su questa linea, il Codice Penale del 1999 ha diminuito i crimini sanzionabili con la pena di morte.
Il Vietnam continuera' in questa direzione, nel rispetto delle decisioni dei paesi che hanno abolito la pena di morte,che stanno applicando una moratoria e nel rispetto della situazione interna degli Stati. Il Vietnam si augura che si possa instaurare un dibattito costruttivo basato sul rispetto comune in materia di diritti umani, sulla base di equita' e rispetto.
Gli Stati Uniti hanno votato contro, in quanto il diritto internazionale, come dimostra anche il Patto per i Diritti Civili e Politici, non proibisce l'uso della pena di morte.
Gli USA riconoscono delle posizioni di principio da parte dei cosponsor della risoluzione, ritengono infine importante che i Paesi che prevedono nel loro ordinamento la pena di morte la applicchino in relazione ai loro obblighi verso i diritti umani e non in modo extragiudiziale.
La Cina ha votato contro, dichiara che il fatto che 52 paesi abbiano votato contro e' la dimostrazione che non esiste, al momento, un consenso internazionale sulla pena di morte. La Cina ritiene che ogni paese abbia il diritto di scegliere il proprio sistema sociale, economico e politico in base alla propria situazione interna, la pena di morte, inoltre, appartiene agli affari interni di uno stato. Dopo due giorni di dibattito e confronto su questo tema si e' visto come non ci sia stato tramite il dibattito una discussione che appianasse le differenze, bensi' un acutizzarsi delle tensioni. La Cina lamenta inoltre il fatto che non si sia votata la risoluzione tramite paragrafi separati. La Cina, infine, dichiara di rispettare tutti i paesi che hanno scelto di abolire o di attuare una moratoria sulla pena di morte e si augura che tutti i paesi sponsor possano fare altrettanto con i mantenitori della pena capitale.
La Tanzania si e' astenuta, motivando la sua posizione con la presenza nel suo codice penale della pena di morte, legale secondo il diritto internazionale e secondo il Patto dei Diritti Civili e Politici. La Tanzania prevede la pena capitale solo per i crimini piu' gravi e la commina solo dopo severe procedure legali e dopo la sentenza della piu' alta Corte nazionale. La Tanzania, inoltre, sta attuando una moratoria di fatto da 12 anni. Il movimento per l'abolizione della pena di morte, secondo la delegata, deve essere interno e spontaneo, in Tanzania l'opinione pubblica e' stata informata al fine di poter pervenire ad una giusta decisione in materia, nel frattempo il governo della Tanzania ha deciso di astenersi.
La Siria ha votato contro, dal momento che nel paese viene comminata la pena di morte, una scelta di sanzione basata sul rispetto dei diritti delle vittime e sul sistema valoriale e culturale della nazione. La pena di morte viene comminata solo per i crimini piu' gravi, in accordo con l'articolo 6.2 dell'ICCPR. Anche la Siria richiama il principio della sovranita' nazionale, denunciandone il non rispetto da parte della risoluzione ed augurandosi che questa risoluzione non comporti nessun vincolo a cui la Siria debba attenersi.
Il Bhutan si e' astenuto. Questo paese ha abolito la pena di morte e si augura che questa venga abolita in tutto il mondo, ma rispetta il diritto alla sovranita' nazionale degli stati.
La Jamaica ha votato contro, constata suo malgrado che "per la semplice regola della maggioranza" la risoluzione e' passata, una risoluzione definita "altamente controversa". La delegata dichiara che questo voto non deve essere visto come un successo da nessuno, e che la sovranita' degli Stati deve essere rispettata. Per questo motivo, nel rispetto della maggioranza della popolazione americana, la Jamaica ritiene che l'abolizione debba essere una libera scelta e non un'imposizione.
L'Egitto ha votato contro. Lamenta il fatto che non sono stati accolti i suoi tentativi, in linea con gli strumenti del diritto internazionale, di migliorare il testo della risoluzione.
Prende atto della decisione presa da un certo numero di stati, in base alla loro sovranita' nazionale, di chiedere una moratoria delle esecuzioni seguita in alcuni casi dall'abolizione della pena di morte. L'importante e' che venga garantito un processo equo e giusto, una sentenza emessa da una Corte competente e si chiede un impegno internazionale per assicurarsi che nessuno venga privato arbitrariamente della propria vita. Questa risoluzione non interpreta in modo completo il Patto per i Diritti Civili e Politici e non recepisce appieno il diritto alla vita, richiamandone un solo aspetto e disattendendo cosi' le speranze che si avevano per il nuovo Consiglio per i Diritti Umani.
Neanche due terzi degli stati dell'Assemblea hanno deciso di imporre questa risoluzione, non curanti del fatto che questa risoluzione segnera' e marchera' un precedente nel diritto internazionale. Si spera di avviare un dibattito per un serio dibattito multilaterale sui diritti umani, da conciliarsi col diritto alla vita.
Il Bangladesh ha votato contro, mantiene la pena di morte nel proprio codice penale, ma la applica solo a casi molto ristretti.
Le procedure legali previste dal sistema giudiziario bengalese sono trasparenti ed e' possibile richiedere la grazia al Presidente. Questa risoluzione attesta e dimostra il trend crescente di abolizione della pena di morte, nonostante questo crediamo che non sia ancora tempo per l'abolizione totale della pena di morte.
La rappresentante di Antigua e Barbuda si rammarica per il risultato del voto. Hanno votato contro in quanto votare contro significava votare contro i tentativi dei cosponsor di influenzare le delegazioni nel loro voto, i sistemi governativi dei paesi non dovrebbero accettare di farsi guidare da coloro che dichiarano di essere superiori moralmente. E' chiaro che non c'e' consenso in materia. Ogni deviazione dalla posizione corrente non deve essere il risultato della resa al convincimento altrui, ma il frutto di una convinzione interna che il cambiamento e' necessario. Ringrazia i paesi sponsor degli emendamenti e esprime contrarieta' per i tentativi di interferire contro il diritto dello stato a scegliere autonomamente e senza influenze esterne il proprio sistema religioso, politico ed economico.
L'Iran ha votato contro. Esprime rammarico perche' con questa risoluzione si mina il contenuto dell'articolo 6.2 del Patto sui Diritti Politici e Civili. La risoluzione non puo' rivolgersi all'importante tema del diritto alla vita in sistemi legali diversi. La sua delegazione si dissocia dalla risoluzione.
La Giordania ha votato contro perche' la pena di morte e' materia della giurisdizione interna di uno stato. In Giordania la pena di morte e' applicata solo in caso di stupro, omicidio e atti terroristici, mentre non e' applicata quando l'accusato e' un minore e il sistema giudiziario prevede la possibilita' di ottenere la grazia.
Il Botswana ha votato contro, ed esprime rammarico per il modo in cui e' stata votata la risoluzione, nonche' la preoccupazione che l'anno prossimo venga presentata una risoluzione che chieda l'abolizione della pena di morte. Gli sponsor parlano di un consenso a livello internazionale, ma questo consenso e' stato raggiunto nelle capitali europee, come Brussels. La decisione su una questione del genere deve essere presa tramite un processo democratico all'interno dello stato.
Il Benin ha votato a favore della risoluzione, perche' il Benin sin dai primi anno Ottanta ha stabilito una moratoria. Pensa che ogni stato abbia il diritto di scegliere il proprio sistema penale e se ha votato a favore e' perche' auspica una moratoria internazionale delle esecuzioni, e non perche' vuole imporre qualcosa agli altri stati.
Singapore ha votato chiaramente contro. Il delegato comincia il suo discorso congratulandosi per la vittoria di Pirro dei co-sponsors. Non c'e' consenso internazionale sulla pena di morte, quasi meta' dei paesi non hanno votato a favore della risoluzione e i co-sponsor hanno rifiutato un accordo. Molte delegazioni si sentono a disagio con questa risoluzione. La risoluzione polarizza l'assemblea e crea tensioni all'interno della Terza Commissione. Non penso che il mio paese attuera' una moratoria delle esecuzioni capitali in seguito a questa risoluzione. Paesi diversi hanno leggi diverse, come politica e religone.
Myanmar ha votato contro, dal 1988 non vengono attuate esecuzioni, ma ritengono che tutti gli stati abbiamo il diritto di scegliere il loro sistema politico e sociale.
Rwanda ha votato a favore. Dopo il genocidio del 1994, in cui hanno perso la vita un milione di ruandesi, ci si poteva attendere che il Rwanda scegliesse di punire i responsabili del genocidio con la pena di morte, ma neppure questa terribile esperienza ha permesso al Rwanda di fare questo, che ha piuttosto deciso di abolire la pena di morte.
14/11/2007
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