IO, CITTADINA ITALIANA,
PRIVATA DEL DIRITTO DI VOTO
di Elisabetta de Dominis
"Lei non può votare perché non compare nella lista elettorale". Mi sono sentita dire questa mattina presso la sezione di via della Cappella 5/a di Gorizia, dove avevo presentato la mia tessera elettorale.
Sono cittadina italiana residente all'estero (Zagabria, Croazia), iscritta all'A.I.R.E. (elenco degli italiani residenti all'estero). Sino allo scorso anno (13 giugno 2004) ho votato a Gorizia presentando la mai tessera elettorale, rilasciatami dal Comune di Gorizia.
E' una sensazione terribile sentirsi privata del diritto di voto; di fatto significa venir privata della cittadinanza italiana, acquisita con la nascita.
Mi sono precipitata furiosa all'ufficio elettorale del Comune, dove mi è stato spiegato che è entrata in vigore la legge 27 dicembre 2001, n. 459 "Norme per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero". I quali devono votare all'estero per l'elezione delle Camere e per i referendum e possono votare in Italia solamente "previa opzione da esercitare per ogni votazione" (art. 1, c. 1 e 3), "dandone comunicazione scritta alla rappresentanza diplomatica o consolare di residenza entro il 31 dicembre dell'anno precedente a quello previsto per la scadenza naturale della legislatura" (art. 4, c. 1). "In caso di scioglimento anticipato delle Camere o di indizione di referendum popolare, l'elettore può esercitare l'opzione per il voto in Italia entro il decimo giorno successivo alla indizione delle votazioni".
Questo in sintesi, poiché ancora una volta nella mia vita (sono laureata in legge) ho potuto constatare quanto i legislatori italiani non conoscano la sintesi, che si dovrebbe imparare a scuola, e ritornino più volte sullo stesso concetto, richiamandosi a commi precedenti o rimandando a commi seguenti.
Inoltre, la legge è entrata in vigore dopo 4 anni, in quanto fino allo scorso anno ho potuto votare in Italia, mentre recita che entro un anno gli elettori residenti all'estero devono ricevere un modulo per l'aggiornamento dei dati anagrafici ed essere informati della "possibilità di esercitare l'opzione".
A parte che, come il politologo Giovanni Sartori (residente a New York che non ha potuto votare a Firenze), non sono stata informata che non potevo più votare in Italia, a parte che la legge è entrata in vigore 3 anni dopo la scadenza del termine, a parte che quando una rappresentanza diplomatica non riceve risposta o vede ritornare indietro le schede elettorali sarebbe tenuta, sempre nei termini di legge (o valgono solo per gli elettori?), a informarne l'ultimo Comune di residenza italiana dove l'elettore ha votato, in modo che questi possa votare, vorrei sapere se nel caso di elezioni del Parlamento Europeo, regionali, provinciali, circoscrizionali gli elettori residenti all'estero, che finora come me hanno votato in Italia, non potranno più votare neanche all'estero o potranno votare solo in Italia. Presso il Comune di Gorizia mi è stato detto che potranno votare solo in Italia.
Riassumendo: potrò votare per le Camere e per i referendum solo all'estero, mentre per le altre elezioni solo in Italia.
Dunque i miei diritti politici quantomeno sono dimezzati. E quelli di moltissimi italiani che abitano anche a pochi chilometri dal confine. Ricordo che Gorizia è una città divisa a metà anche se è rimasto solo un muretto: Nova Gorica sta in Slovenia. Complimenti al Parlamento per l'approvazione della "legge Tremaglia".
Quanto alla mancanza di comunicazione agli interessati, ledendone un diritto fondamentale, porta acqua al naufragio del quorum referendario. Pertanto ritengo questa legge iniqua.
Gorizia 12/06/2005
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