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Il Messaggero Veneto 24-03-2002

Al congresso di An a Udine, Collino prende le distanze dalla legge elettorale

«Referendum, comitati tricolori»

Polemica a distanza con Dressi: ritiri l'accusa d'incoerenza a Ciani

UDINE - «Alla vigilia del referendum non mi stupirei se la destra formasse dei "Comitati tricolori" in difesa del presidenzialismo che ha impresso nel suo codice genetico. Questa iniziativa, non la vedrei come un'eresia. È una domanda, che porgo al dibattito politico e, in particolare, al mio partito». E anche alla Lega di Zoppolato? Il senatore di Alleanza Nazionale Giovanni Collino - presidenzialista praticante da due legislature - lascia in sospeso e passa oltre.

Senatore Collino, il voto dato alla riforma elettorale dai consiglieri di An è la sua sconfitta?

Faccio una premessa. Il presidenzialismo segna piuttosto l'identità politica di un'intera classe dirigente; ma come tutte le riforme, ha bisogno di una verifica sul campo.

Sospende quindi il giudizio sulla legge voto del Friuli Vg?

Ritengo che i presidenti eletti direttamente rappresentino meglio la gente e possano esercitare più peso politico al tavolo della Conferenza Stato - Regioni. Tenderei anche a non enfatizzare le possibili degenerazioni sull'esercizio del governo, che comunque fanno parte di un processo di crescita e di attuazione di una riforma da verificare. Ma non c'è dubbio che l'elezione diretta da parte dei cittadini rende le istituzioni più forti e più libere dai condizionamenti dei partiti. L'Ulivo ha motivato con questa convinzione sia il suo voto contrario sia l'appello al referendum. La legge voto risente di alcuni problemi di fondo: il rapporto contrastato fra Udine e Trieste, l'inclinazione al proporzionale presente in alcune forze politiche e la dissociazione vissuta dalla Lega tra il suo essere in maggioranza e il suo voler essere, contemporaneamente, opposizione. Non condivido questa scelta tattica che nel tempo, se ho ben letto il trend elettorale, non porta consensi; tutt'altro.

Di conseguenza, certifica la spaccatura esistente tra i maggiorenti di An, che ha votato la legge?

An in regione, con Baritussio, si è battuta per il presidenzialismo. E con Dressi?

Dressi ha fatto proprie le preoccupazioni territoriali, che cioè Trieste potesse essere tagliata fuori dalla corsa alla presidenza. Ma alla fine cosa conta? L'apprensione di Dressi o la coerenza di Baritussio? Il dibattito ci ha dato il massimo di quanto potevamo ottenere in questo momento. Come me, altri in An, compreso il sottosegretario Contento e lo stesso coordinatore regionale Menia, ritengono che quella percorsa sia soltanto una tappa. Non c'è nessuna abiura da parte nostra; soltanto la consapevolezza di uno stato di fatto. Più qualche polemica, qualche frizione. Solo poco tempo fa sarebbe stato impensabile vedere un assessore - Dressi - prendersela con un collega di giunta - Ciani - accusandolo di essere "incoerente" perché, dopo aver votato la legge voto, la vuole abolita con referendum. Trovo molto ingeneroso il rimprovero di Dressi a Ciani, che ha votato sì la legge, ma provandone tormento, e in coscienza cerca di capire e di interpretare la volontà della gente. Penso che questa dichiarazione, Dressi la debba far rientrare per il bene di Alleanza Nazionale.

È un ultimatum?

Dressi sa che le regionali del prossimo anno si decidono in provincia di Udine. Non possiamo non consentirci, dunque, di svolgere il nostro ruolo in sintonia con le deliberazioni congressuali. In quest'ottica, Dressi è un piccolo incidente di percorso.

An teme la candidatura Illy?

A Parma, dove ho rappresentato Fini, ho sentito Rutelli dire che Illy farà giustizia della nostra tradizione presidenzialista. Non sottovaluto gli avversari, ma non ritengo che lly abbia i requisiti per governare la regione. Mi permetto però una domanda, pur sapendo che Zappolato prova fastidio delle domande: il referendum è o non è trasversale? E il centrosinistra è presidenzialista o non piuttosto partitocratico, che intende cogliere l'occasione del referendum per ricompattarsi in vista della campagna elettorale? E non è dunque il caso che la destra scenda in campo, appunto, con i comitati tricolori?

E.S