Il Piccolo 08-02-2002
Fiammata nel dibattito sulla legge elettorale. Il senatore friulano di An: «Siamo presidenzialisti, voteremo questo testo solo per salvare l'alleanza»
«E il suo segretario Zoppolato ne è degno rappresentante. Lo sbarramento? Mai sotto il 5%»
TRIESTE - Non parlategli delle varie «anime» di An. E neanche della legge elettorale in gestazione come di un prodotto della maggioranza che regge il Friuli Venezia Giulia. Nel primo caso negherà con forza, nel secondo, buttando alle ortiche ogni logica di appartenenza, sarà pronto a giurarvi che, se avesse gestito lui la regia dell'affare, non avrebbe mai emarginato l'opposizione. «Lasciar fuori i Ds - sottolinea con forza Giovanni Collino, senatore friulano di An e responsabile nazionale della direzione organizzativa del partito - significa essere degli irresponsabili. La legge in questione è uno strumento importante per i valori della democrazia, non può essere oggetto di trattativa solo in seno alla maggioranza, ma di accordo con l'opposizione. Bisogna capire che dietro a certi processi di crescita c'è lo sviluppo dello stesso sistema bipolare...».
D'accordo, senatore, ma è indubbio che già mettere d'accordo la coalizione di governo, su questo tema, costituisce una discreta difficoltà...
Guardi, ho una mia tesi, ma prima mi lasci sfrondare il campo da certi equivoci.. Sentiamo. Incominciamo con An. Siamo tutti in piena sintonia con la linea del partito. E, dunque, siamo presidenzialisti e, anzi, l'elezione diretta costituisce il nostro collante.Nel Friuli Venezia Giulia non tutti gli alleati la pensano alla stessa maniera, però.
È un fatto di sensibilità, che qui è più accentuata che a livello nazionale. Prendiamo il primo esempio, la tesi della cosiddetta «diversità» tra le quattro province regionali che renderebbe preferibile l'indicazione del presidente rispetto alla sua elezione diretta. Ecco, non la condivido assolutamente.
Per quale motivo?
Perché proprio queste apparenti differenze dovrebbero essere alla base di tutto, richiedono l'elezione diretta. Un presidente di Regione, cioè, che sappia rappresentare la sintesi delle diversità, e come tale sia in grado di muoversi al meglio sia al tavolo Stato-Regioni che nelle competenze di politica estera che gli vengono attribuite.
Forza Italia e la Lega Nord non ci stanno, però, e c'è già chi parla di referendum.
E qui siamo di nuovo al discorso delle sensibilità più accentuate. Non ci trovo niente di strano che l'anima socialista di Forza Italia sia tuttora innamorata del sistema proporzionale, è una posizione che rispetto. Poi c'è la Lega Nord, molto lontana dal presidenzialismo anche perché qui da noi è più arretrata che nel resto del Paese...
Cosa intende dire?
La guardi. Frena, vuole dialogare con Forza Italia, magari per tagliar fuori noi, cerca una rimonta elettorale che forse non troverà mai. Il segretario Zoppolato, poi...
Dica...
È incredibile. Ormai si permette addirittura di decidere, e ce lo comunica sulla stampa, quali siano gli interlocutori di An a lui più graditi! Non c'è niente da fare, Zoppolato è culturalmente arretrato sullo stesso concetto di sensibilità della politica, forse perché non si rende conto che An ha una tradizione di confronto e di dialettica che è lontana anni luce dalla sua.
Da quanto detto, sembrerebbe che la sopravvivenza della coalizione non sia il primo dei vostri problemi...
Non è così. Ci siamo chiesti se bisognava far saltare questo governo regionale oppure scegliere la via della mediazione e abbiamo optato per la seconda soluzione.
Quali sono i vostri punti fermi nella trattativa in atto?
Non si scende, quanto a sbarramento, sotto il 5 per cento, impensabile arrivare al 4. Quanto al seggio per la minoranza slovena, siamo per l' aggiunta di un consigliere, arrivando dunque a 61 con un'opportuna modifica di legge costituzionale.
Resta il nodo dell'indicazione del presidente...
Lo ripeto, per me è un'occasione perduta, ma tant'è. In questa vicenda non vedo vinti nè vincitori, e An non è seconda a nessuno. La parola passa all' aula, anche se...
Anche se?
Vorrei che qualcuno capisse che in politica, quando si vince, non bisogna stravincere.
Furio Baldassi