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Il Piccolo 13-01-2002

Le emergenze: clandestini, estorsioni e armi

In preoccupante aumento anche nel resto della regione le rapine e il fenomeno delle bande giovanili

L'immmigrazione clandestina e i reati ad essa collegati come il traffico d'armi, le estorsioni, le violenze sessuali, i sequestri di persona. La presenza sul territorio di organizzazioni eversive che si rifanno all'esperienza delle Brigate rosse e che operano indifferentemente da Pordenone a Trieste ma anche fuori dai confini regionali. La segnalazione di un gruppo che propaganda idee naziste e che è in collegamento con altre organizzazioni dislocate in Italia e all'estero. Le rapine in aumento, più di una al giorno, per un intero anno. La criminalità minorile, specializzata nei furti in appartamento.

Sono questi i più allarmanti filoni di indagine con cui la magistratura triestina e regionale ha dovuto confrontarsi nello scorso anno. Lo ha spiegato a chiare lettere il procuratore generale Giorgio Brignoli nella sua relazione letta ieri nell'aula della Corte d'assise di Trieste. Degli aspetti politici e istituzionali della cerimonia riferiamo invece in altra pagina. «Desta preoccupazione il continuo flusso migratorio di cittadini extracomunitari provenienti da diversi Paesi per gli aspetti criminosi ad esso collegati. Si tratta essenzialmente di reati di favoreggiamento all'ingresso in Italia, dello sfruttamento della prostituzione, del traffico di sostanze stupefacenti e di armi. A ciò si aggiungono i furti, la falsificazione di documenti, la ricettazione e il riciclaggio di autovetture di provenienza furtiva».

«Il modo di operare delle organizzaizoni criminali transfrontaliere cinesi che si occupano della tratta di esseri umani, contempla l'utilizzo dei clandestini quali "pegno" nel senso che il clandestino viene trattenuto in ostaggio fino a che il committente del viaggio non paga all'organizzazione criminale il prezzo pattuito». «Di regola ‹ scrive il procuratore generale ‹ tale pagamento avviene spontaneamente, per cui il sequestro non si svolge con particolare violenza e non viene denunciato alle autorità; però in alcuni casi, se il committente si rifiuta di pagare, lo stesso clandestino viene percosso e maltrattato allo scopo di forzare le volontà dei parenti o degli amici».

La relazione affronta anche altre temi collegati a questi particolari aspetti violenti dell'immigrazione cinese. Il merito di questo approfondimento investigativo è tutto del pool anticlandestini fondato dal pm Federico Frezza che per anni assieme a un ristretto gruppo di investigatori, ha tracciato una mappa delle organizzazioni criminali e dei loro modi di agire.

«Le ragioni per cui qualche committente non adempie al pagamento del viaggio del clandestino "importato" in Italia, vanno ricercate in alcune anomalie intervenute nel corso del viaggio: all'organizzazione che aveva pattuito il compenso e aveva fatto trasportare l'immigrato fino all'Europa dell'Est, era subentrata un'organizzazione diversa che aveva alzato il prezzo».

Nel "capitolo" dedicato alle inchieste sull'eversione,il procuratore generale cita l'attentato del 15 settembre 2000 alla sede dell'Ince di via Genova a Trieste. «L'attentato veniva rivendicato dai Nuclei territoriali antimperialisti con telefonate all'Ansa e al Piccolo di Trieste. Per questo attentato sono stati aperti due procedimenti penali». Ma non basta. «Per un accordo intervenuto tra tutte le Procure del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, è stata costituito una sorta di osservatorio comune permanente sui fatti di eversione che coinvolgono queste aree del Paese. Vengono indette periodiche riunioni operative talora allargate ai rappresentanti di Digos, Ros e dei Servizi. Inoltre si è disposto che tutte le informazioni interessanti siano immediatamente patrimonio comune, disponibile da parte dei singoli uffici investigativi».

Anche sul fenomeno degli Skinheads si sta indagando a tutto campo. L'inchiesta è partita da Pordenone ma gli investigatori stanno guardando anche alla realtà triestina dove hanno operato militanti tedeschi più volte segnalati e dove l'infiltrazione ha raggiunto anche ambienti collegati al tifo calcistico. Se i mezzi finanziari messi a disposizione dell'amministrazione della Giustizia stanno segnando il passo dopo anni di forti incrementi, così non si può dire per l'informatizzazione degli uffici. Sembra giunta a buon punto anche quella della Procura di Trieste che si è vista assegnare di recente dalla Regione attraverso il Ministero più di 700 milioni di lire da impiegare per il contrasto dell'immigrazione clandestina. Sono stati acquistati computer e programmi di archiviazione, sono stati pagati i programmatori che hanno lavorato sui terminali.

Claudio Ernè