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Il Piccolo 15-05-2002

«Sia il Centrodestra sia il Centrosinistra sono federalisti solo a parole. Non sarò a capo del terzo polo: sarebbe una strategia perdente»

Cecotti: «Candidato alle regionali? Pura fantasia»

«Sarò vice-Zoppolato all'interno della Lega, così l'aiuterò a sbagliare di meno. Per il 2003 la Cdl ha la vittoria in tasca»

UDINE - Ha sparso veleno quando, davanti al presidente Ciampi, si aspettavano i toni morbidi delle occasioni di gala. Ha ribadito ai distratti il suo ruolo forte di presidente dell'Assemblea delle autonomie locali. Ha bocciato senza appello («bislaccheria normativa») il disegno di legge della giunta regionale sui Comprensori montani. Riassunto di tutto: ha fatto pensare (temere?) a tanti che la poltrona di presidente della Regione non faccia parte solo del suo passato. Pensiero-timore che per adesso svanisce: «C'è molta fantasia nello scrivere di una mia candidatura alla presidenza regionale. Anche perché uno non si candida, ma viene candidato», dice il sindaco di Udine, Sergio Cecotti. E se la chiama qualcuno? «Per ora non mi ha chiamato nessuno e credo che nessuno mi chiamerà».

Fosse lei a decidere per un terzo polo autonomista, non avrebbe bisogno di aspettare una chiamata.

Storicamente il terzo polo non vince mai. Un ruolo da protagonisti lo si conquista definendo programmi, obiettivi e identità politica. Il terzopolismo per il terzopolismo non è un progetto politico, è una formula perdente.

Nella politica regionale è più autonomista oggi il Centrodestra o il Centrosinistra?

Nessuna differenza. Entrambi lo sono solo a parole. Entrambi hanno tanti pesi morti e pochi solisti che ci credono davvero. Ammetto che a volte i risultati ci sono: da quando Saro è presidente della Commissione paritetica, la questione delle norme di attuazione ha visto un'accelerazione.

Ma l'autonomismo si può spingere fino al punto di prevedere una Trieste e un Friuli autonomi?

Le questioni di ingegneria istituzionale lasciano il tempo che trovano. Nell'immediato abbiamo problemi più elementari da risolvere, che riguardano in molti settori il mancato funzionamento dei meccanismi di governo.

Sono iniziate le grandi manovre in vista delle regionali. La scorsa settimana sono apparse la lista Illy, la Colomba e Aprile. La sinistra sembra ribollire di iniziative, ma si fraziona. È un errore?

Non spetta a me porre limiti alla loro fantasia. Forse si tratta solo di momenti di riflessione, non credo andranno tutti alle elezioni.

Illy è il candidato migliore per il centrosinistra?

Non deve chiederlo a me.

Resta un triestino che deve prendere voti dai friulani. Quanto conta il campanile in politica?

Dipende dall'immaginario che ci si porta dietro. Si candidasse Primo Rovis non prenderebbe un voto in Friuli. Un candidato tipo Illy dovrebbe convincere i friulani con il suo messaggio politico. Problema suo, non mio.

Ma secondo lei, col Centrosinistra sotto di una quindicina di punti nei sondaggi, la rimonta è ancora possibile?

Dipende da cosa si intende per rimonta. Il Centrosinistra non può recuperare uno scarto simile, ha bisogno di un crollo del Centrodestra. Difficile.

E se il Centrosinistra aggiunge Cecotti a Illy?

La politica non è una somma algebrica di nomi.

Ma come la dovrebbero convincere?

Non credo abbiano interesse a convincermi. In ogni caso non sarei d'accordo con un'impostazione della politica come una bibbia della nomenclatura. Per vincere bisogna risultare credibili.

Il Centrodestra vince perché è più credibile?

A parità di credibilità, che può essere bassa per entrambi gli schieramenti, il Centrodestra ha dalla sua, in questa regione, un blocco sociale più ampio. Ciò prescinde da scelte e persone. Veniamo al dibattito di oggi. Qualcuno ha letto un obiettivo politico nel suo discorso al Capo dello Stato. Ha letto bene. Volevo portare al centro del dibattito non le riforme, come qualcuno ha male interpretato, ma il dettato costituzionale, la cui realizzazione lascia molto a desiderare. L'ordinamento scritto non corrisponde a quello realizzato.

Da presidente dell'Assemblea delle autonomie locali non fa mancare attacchi alla Regione...

La Regione contraddice le sue scelte, con leggi che sono una il contrario dell'altra. La colpa? Prima di chi scrive le leggi; poi di molti assessori che non capiscono l'essenza delle questioni; quindi della giunta, che ha una responsabilità politica collegiale.

Ha ribadito che la Costituzione prevede tre presidenti: uno della giunta, uno del Consiglio, uno delle Autonomie locali. Si sente meno considerato degli altri?

La Regione non entra nell'ordine di idee che c'è un nuovo organo costituzionale e tratta l'Assemblea delle autonomie, umiliandola, come fosse un sindacato esterno che rappresenta gli interessi degli enti locali. Non è così. L'Assemblea non è un terzo con cui negoziare, ma un organo che alla pari degli altri determina le scelte della Regione. Capita invece che gli uffici regionali, di fronte a una richiesta di informazioni da parte nostra, si rifiutino perfino di collaborare.

Gli enti locali denunciano: il federalismo procede lentamente. In settimana, però, la Provincia di Udine ha ringraziato la Regione per il trasferimento di competenze nel turismo.

Registro con soddisfazione questa sintonia «turistica». Sarebbe il caso che si estendesse anche ad altri settori.

L'assessore alle Autonomie Ciriani dice: «La legge sui Comprensori montani realizza trasferimenti reali in materia di forestazione e agricoltura...»

La devoluzione è un cattivo slogan che porta a confondere le idee. Quella legge lì è uno scivolone della giunta sotto il profilo tecnico e politico. In particolare, perché la strategia di trasferimento delle funzioni è a competenze sovrapposte tra diversi organi. Si viola dunque anche il vecchio principio di unitarietà del trasferimento.

Ancora Ciriani: «Gli enti locali protestano per il ripristino dei controlli, ma si tratta solo di consulenze utili per i piccoli Comuni. Cecotti guida una grande città, non ne ha bisogno ed è per questo che si lamenta».

La norma è stata emendata e raccoglie in parte le nostre osservazioni. Resta il fatto che i Comuni troveranno i tecnici regionali come referenti, ma gli stessi tecnici hanno parlato molto male di questa novità della consulenza.

Sulla legge elettorale il suo giudizio è positivo...

Non mi spingo a dire che sia la migliore possibile, ma certo è più funzionale del «Tatarellum».

È un iscritto della Lega Nord da 12 anni. Quanto leghista si sente oggi?

Pur non condividendo sempre le scelte del partito, continua a esserci lealtà reciproca. Non ho mai rinunciato, però, a quello che Pasolini chiamava «il privilegio di pensare».

Nella prospettiva di una sua discesa in campo per le regionali, si sente vincolato?

Un iscritto a un partito ha una naturale limitazione nei movimenti.

Quanto teme di perderla la Lega?

Bisogna chiederlo a Zoppolato

Ha dato l'imprimatur a una sua eventuale candidatura...

Lo ha fatto in termini generici. Non è una questione che si pone.

Ma è vero che Zoppolato starebbe per assegnare a lei e ad Alessandra Guerra un ruolo di vice all'interno del partito?

Vero, lo farà anche con altri.

La gratifica?

Diciamo che mi porterà a cercare di aiutare la Lega a sbagliare di meno.

Perché sta sbagliando molto?

Qualche volta un'opinione in più può essere utile.

Se non fa la corsa per le regionali, punta al bis al comune di Udine?

Vedremo.

Saro ha detto: «Sarebbe bene che Cecotti decidesse cosa fare da grande».

Sono stato presidente della Regione, traguardo che Saro non ha mai raggiunto, e sono sindaco di Udine. Politicamente, non mi pare di essere un aspirante.

Marco Ballico