Il Messaggero Veneto 10-05-2002
La maggioranza della Cdl replica alle accuse del sindaco di Udine e dell'Assemblea delle autonomie
Ciriani: Comuni in ritardo nella devolution, attendo ancora gli ambiti ottimali
TRIESTE - Il federalismo che non c'è, di cui ha parlato Cecotti, non è solo colpa della Regione. Dal basso non vengono proposte, anche se sollecitate. Ma a breve qualcosa verrà proposto, e toccherà all'Assemblea delle Autonomie esprimere una posizione chiara, non solo veti. Dalla giunta regionale si replica alle accuse partite dagli Enti locali. «In una realtà speciale e complessa come la nostra la devolution non consente passi falsi o fughe in avanti», dice l'assessore Luca Ciriani. «Bisogna non farsi prendere da entusiasmi, o, peggio, da smanie. Procedere in modo equilibrato e graduale, con l'apporto delle Autonomie, certo.
Ma mesi addietro le abbiamo sollecitate a dare indicazioni sugli ambiti ottimali, senza ottenere risposta, segno che anche per loro è difficile arrivare a proposte condivise». In quanto ai trasferimenti che la giunta dovrà annunciare entro giugno, in base alla legge 15, l'assessore è cauto: «Il mio referato è quello che coordina il lavoro degli altri, non posso costringere i colleghi a cedere o meno parte delle competenze. Gli uffici stanno lavorando, sono ancora aperti i termini entro i quali formulare delle proposte, e comunque preferisco non fare anticipazioni o promesse: come detto, la cosa dipende da tutto l'esecutivo. Ad ogni modo la legge sui comprensori è un testo che realizza dei trasferimenti reali in materia di forestazione e agricoltura».
Alessandro Colautti, portavoce del presidente Renzo Tondo, fa una lunga premessa. «Mancando il quadro di ciò che va in capo alla Regione, è facile darle della matrigna, in modo da spostare il problema e non far emergere le contraddizioni», dice. «La devolution non si fa col bilancino, non è un mero fatto di ingegneria istituzionale. Trascina con sé sensibilità politico-territoriali, che nascono dalla storia e dalla conformazione del Friuli-Venezia Giulia».
«Poi è vero che spetta alla giunta fare delle scelte, ma questa si regge su una coalizione. Gruppi e partiti non sono estranei a certi processi, quindi non si può scaricarle ogni responsabilità», prosegue Colautti. «Posto che la devolution non può crescere nel chiuso del palazzo della giunta, ma va concertata, a giorni il presidente farà all'esecutivo un quadro preciso delle proposte, cosa che rappresenta il suo dovere istituzionale. Poi saranno le Autonomia a doversi pronunciare. Non anticipo nulla, non posso dire se sarà tanto o poco, questo lo diranno gli altri. Ma qualcosa lo proporremo. E poi occorrerà decidere assieme, soprattutto in relazione al delicato e fondamentale punto degli ambiti ottimali».
Sulla devolution insiste ancora la Lega, difendendo Cecotti: «E' vero, in Regione non c'è grande volontà di affrontare il problema», dice Claudio Violino. «Da federalista, io sono prudente, dico che bisogna procedere per tranche, avendo presente un disegno istituzionale di riferimento. Fare le fondamenta prima del tetto, insomma. Ma, come ha giustamente detto il presidente dell'Assemblea delle Autonomie, qui nessuno ha intenzione di iniziare a scavare».
Di altro avviso il coordinatore regionale di Fi, Ettore Romoli: «Sono rimasto stupito non tanto per l'atteggiamento del sindaco di Udine, che è sempre stato coerente nel sollecitare il trasferimento di poteri ai comuni, quanto per la virulenza con cui ha posto la questione al punto di indurci a pensare che non si tratti di un fatto tecnico, ma di un problema squisitamente politico. Voglio sperare che il suo sia stato uno sfogo difronte a certe lentezze della macchina amministrativa regionale, e che cosí smentisca nei fatti quelli che pensano a una manovra politica volta a portarlo alle elezioni con un'altra aggregazione di forze, lui che si è autorevolmente speso a favore della legge elettorale espressa dalla Cdl».