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Il Messaggero Veneto 20-05-2002

Visentin: io, l'erede friulano di Fortuyn

L'ex leader del Carroccio: con la mia nuova lista alle regionali porterò l'autonomismo alla svolta liberale

UDINE - Un nuovo cartello autonomista friulano, costruito però su un progetto  che si ispira al partito olandese fondato da Pim Fortuyn, il leader della  destra assassinato due settimane fa a Hilversum da un ambientalista.

Lontano da destra e da sinistra, però, lontano anche da Haider e dalla xenofobia di Le Pen, più attento invece alla cultura del Friuli che alla sua lingua («il rischio è di parlare friulano per rubare in italiano»), del tutto contrario alla visione «moralista» della Lega Nord sulla famiglia e a quelli che definisce «inganni» del Polo sull'immigrazione. Roberto Visentin, ex senatore del Carroccio, è pronto a tornare alla politica attiva. E lo farà alle regionali del 2003, con una raccolta di firme per presentare agli elettori la propria lista «Mitteleuropa» che partirà appena l'esito del referendum promosso dall'Ulivo avrà stabilito quale sarà la legge elettorale in vigore.

Un partito, quello di Visentin, «autonomo e concreto nel voler attuare una rivoluzione di stampo liberale alla politica di questa regione - spiega- che dia risposte chiare senza ricorrere agli schemi, ormai superati, della destra e della sinistra e che rifiuti un autonomismo inteso come conservazione e faccia della diversità un valore». Guai a chi parla di terzo polo, «una visione perdente - aggiunge l'ex senatore - anche perché questo sarà il primo polo, quello della gente e dei friulani, aperto ad alleanze con il mondo autonomista serio, se ce ne sarà uno, ma comunque indipendente. Autonomisti che ritengono la politica leghista sui celti un abominio e la morale sulla famiglia un'idiozia».

Al primo punto del programma di Visentin c'è la forte denuncia della nuova immigrazione in Friuli, «una forma di schiavismo destinata alla fame - aggiunge Visentin - appena la delocalizzazione delle imprese, in ritardo, sarà stata completata e il lavoro per queste persone che adesso vengono usate non ci sarà più. Un processo che dimostra che la legge Bossi-Fini è un inganno da denunciare al garante della pubblicità». E poi apertura al federalismo verso i Comuni, senza escludere la riduzione delle poltrone in consiglio regionale di fronte a maggiori competenze attribuite alle province. «Si tratta di un movimento - spiega ancora Visentin - che non ha connotazioni nella politica della partitocrazia, così come è improprio definirlo vicino a quella che fu la prima Lega Nord, perché quell'esperienza era fatta di tattiche quotidiane mentre Mitteleuropa adotta una chiara strategia, anche a rischio di perdere: sceglie lo sviluppo contro la conservazione».

Così, mentre il panorama autonomista del Friuli si prepara ad accogliere l'erede nostrano di Fortuyn, «liberale e non certo razzista», Visentin scaglia strali contro quelli che definisce autonomisti di facciata, che usano cioè la tradizione per cambiare casacca politica. Primo tra tutti Giancarlo Pedronetto «che sta svolgendo il compito che gli ha affidato Forza Italia - attacca l'ex senatore - quello cioè di ritardare la nascita del partito regionale autonomista per poter mercanteggiare in campagna elettorale le poltrone che il Polo sarà in grado di offrire».

Di seguito il sindaco di Udine Sergio Cecotti che, «accettando di entrare nella segreteria di Zoppolato - continua Visentin - ha scelto di fare il vice del vice di Saro, dichiarando apertamente da che parte sta. Quando ebbe l'incontro con gli autonomisti che si stavano organizzando, disse loro che la Lega oggi pesava di più. D'altra parte Cecotti non ha mai azzeccato un pronostico politico e, tutte le volte che ha vinto, è stato perché tirato per i capelli da altri».

E infine il terzo polo di Aldo Gabriele Renzulli, «tutto tranne che un autonomista - conclude Visentin -. La ragione è che in Friuli questa parola ha ormai perso il significato d'origine e aiuta solo chi non sceglie a fare confusione tra destra e sinistra nella mente degli elettori».

T.C.