Il Messaggero Veneto 26-03-2002
La Margherita alla Cdl: la legge voto si può ancora riscrivere
TRIESTE - Non è un caso che, dopo il congresso nazionale costitutivo, la Margherita parta dal Friuli-Venezia Giulia, con una conferenza stampa dei responsabili nazionali e locali. Seduto accanto a Pierluigi Castagnetti, il presidente regionale Cristiano Degano ricorda come l'adozione del nome del fiore, ormai entrato nell'immaginario politico degli italiani, accanto alla formula "Democrazia e Libertà", sia da ascrivere ad un emendamento della delegazione friulgiuliana.
E sottolinea, per le sensibilità autonomistiche, come lo statuto nazionale sia fortemente connotato in senso federalista, tanto che occorrerà predisporre subito un altro statuto, a livello regionale. C'è ancora un elemento molto significativo, infine: i 110 rappresentanti presenti a Roma. «I nostri delegati erano tanti in virtù del rapporto con il voto delle scorse elezioni politiche, dove abbiamo ottenuto il miglior risultato d'Italia», spiega Degano. E' inevitabile, partendo da questi concetti, che il tema si allarghi all'appuntamento elettorale della primavera 2003, che sarà il primo test della nuova alleanza. E dire elezioni, per il centrosinistra, vuol dire introdurre l'argomento chiave, cioè la possibile candidatura di Riccardo Illy, artefice del risultato migliore d'Italia come indipendente nelle liste Margherita, ma che poi - osserva qualcuno nella conferenza stampa - non ha scelto il gruppo.
In materia, al congresso, c'è stato un ordine del giorno, e così Castagnetti se la sente di sbilanciarsi, senza neppure usare il condizionale: «Illy è un personaggio che non può essere ricondotto e ingabbiato negli schemi partitici. E' stato decisivo per un ottimo risultato alle scorse consultazioni politiche e sarà la nostra carta vincente tra un anno». Poi aggiunge che questo non significa rinunciare alla politica: «Accanto agli uomini ci vogliono i partiti, per elaborare il dibattito coinvolgendo i cittadini», dice.
Ed è questo un punto su cui si sofferma anche Francesco Russo, rappresentante del Friuli-Venezia Giulia nel comitato costituente. «A Roma abbiamo ribadito la nostra contrarietà alla legge elettorale votata qui nelle scorse settimane. E questo per almeno due motivi: l'assenza di riferimenti alla rappresentanza slovena, pur in presenza di un nostro emendamento in merito, e un premio di maggioranza eccessivo, che comprimerebbe le minoranze», spiega Russo. «Però, pur ponendoci il problema della stabilità e della possibilità, per l'elettore, di scegliere il capo della giunta, non intendiamo avallare presidenzialismi di tipo berlusconiano e crediamo che vadano preservate le competenze delle assemblee legislative».
Il che vuol dire un impegno futuro anche in proiezione programmatica, perché, come testimonia il nome, la norma transitoria non è definitiva. Ma potrebbe voler dire anche qualcosa di più immediato. «C'è chi sostiene che, dopo il referendum, potrebbe venir predisposta un'altra legge, più equilibrata. I tempi sarebbero stretti, ma sufficienti, se si comincia a ragionarci ora, in maniera di fare passaggi velocissimi in commissione ad aula, prima della Finanziaria», osserva Cristiano Degano. «E' un problema di volontà politica, come tante altre cose. Se ci fosse comunque la volontà di migliorare, noi saremmo disponibili».
L.S.