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Il Messaggero Veneto 08-01-2002

Visita dei Radicali al carcere: condizioni di vita difficili.

Raccolte 60 firme tra i detenuti

I Radicali hanno raccolto 60 firme tra i 194 detenuti (di cui 70 stranieri) al carcere di Udine. Il parlamentare europeo della Lista Bonino Marco Cappato, accompagnato dall'esponente dei radicali del Friuli Venezia Giulia Gianfranco Leonarduzzi, ha visitato le carceri di Udine e di Trieste per raccogliere le firme dei detenuti sulle proposte di legge di iniziativa popolare che formano il «programma di governo liberale, liberista e libertario» dei radicali italiani. «A Udine - ha spiegato Cappato - abbiamo trovato una situazione leggermente migliore di quella di altre carceri italiane, anche se non vi sono pochi problemi. I detenuti sono 194 a fronte di una capienza prevista di 150. Gli agenti sono circa un centinaio, numero al di sotto di quanto previsto dal regolamento carcerario. Inoltre, il 30 per cento dei detenuti è tossicodipendente e in carcere la droga circola liberamente, a dimostrazione che il proibizionismo non serve a vincere una guerra impossibile».

Cappato ha indicato nelle linee politiche proibizioniste («come quelle - ha affermato - delle leggi sul lavoro, sulla droga e sulla prostituzione») un «fantastico invito alla criminalità». Per quanto riguarda la raccolta di firme in carcere, l'esponente radicale ha sottolineato le difficoltà tecniche legate alla mancanza di autenticatori. «Per questo - ha aggiunto - proponiamo la realizzazione di una sorta di albo regionale degli autenticatori, formato da consiglieri comunali o altri amministratori autorizzati a farlo che, al di là delle loro posizioni su questo o quel tema, si mettano a disposizione per fornire questo essenziale servizio pubblico».

Gianfranco Leonarduzzi ha parlato della buona riuscita della raccolta delle firme: «Nella casa circondariale della città friulana - ha detto - abbiamo raccolto 60 firme tra i 194 detenuti, di cui 70 stranieri, molti dei quali non in possesso dei diritti politici. in sostanza si può dire che, tra gli aventi diritto, oltre la metà ha firmato la nostra proposta di legge autenticate dal consigliere provinciale fausto deganutti. Al di là del merito delle proposte - ha aggiunto Leonarduzzi - i radicali sottolineano come questa iniziativa consenta ai più deboli, ai più dimeticati, a coloro che soffrono più di altri un sistema giudiziario farraginoso, di avere gli stessi diritti alla vita democratica del apese, che renda la detenzione meno impermeabile ai valori della società civile e alle istanze che giungono dall'esterno del carcere». Leonarduzzi si è soffermato sulla struttura fatiscente, che «risale al 1925 e dimostra tutta la sua inadeguatezza, in partiucolare la sezione femminile unica in tutta la regione, che costringe le detenute a condizioni di vita difficili, in sovraffollamento, mancanza di riscaldamento, mura ammuffite, mancanza dell'applicazione delle norme sulla sicurezza degli edifici».