Il Messaggero Veneto 26-05-2002
In Friuli
UDINE - Una proposta di legge d'iniziativa popolare (la prima per il Friuli-Venezia Giulia) per cambiare la forma di governo della Regione e le modalità di elezione del consiglio regionale. È l'articolato che i Radicali friulani hanno presentato ieri a Udine, alla presenza del segretario nazionale Daniele Capezzone, «per opporsi alla legge elettorale della Casa delle libertà che, invece di far progredire la Regione, la riporta indietro, ad un sistema proporzionale capace solo di generare un governo debole, diviso ed instabile».
Ventuno articoli «per dire basta al sistema dei 44 partiti e scegliere, al suo posto, il sistema americano: chi vince governa, chi perde va all'opposizione». In sostanza, un maggioritario uninominale a turno unico, con contestuale elezione diretta del presidente. «Il solo modello - dicono i radicali - che consenta un confronto diretto tra i candidati, senza quote proporzionali, ripescaggi o altri orpelli utili soltanto alla partitocrazia». Si tratta dunque di una proposta di legge - redatta dal costituzionalista Emilio Colombo - che mostra un sistema istituzionale antitetico rispetto a quello delineato dalla legge elettorale regionale approvata dalla Cdl e da Rifondazione comunista. In suo sostegno i radicali hanno dato vita a un Comitato che persegue lo scopo di una radicale riforma presidenzialista, guidato da Stefano Santarossa, «perché la legge approvata dalla Cdl è un pasticcetto che azzoppa il presidente» afferma Capezzone, «un testo pessimo» rincara Santarossa.
In questo momento, comunque, i radicali sono disposti a sostenere, insieme al centro sinistra, il cosiddetto "comitatone" che chiede il referendum sulla norma elettorale regionale. «E' il male minore - spiega Gianfranco Leonarduzzi -, perché persino il Tatarellum (la legge elettorale delle Regioni a statuto ordinario) in confronto al testo approvato sembra la frontiera avanzata della rivoluzione liberale».
A.R.