PREVIDENZA E CASA PER I GIOVANI


Premessa. Può l'Italia dirsi un paese ricco se il debito pubblico è superiore al prodotto interno lordo ( .. il fatturatoŠ) della nazione? Il rapporto debito/p.i.l. dell'Italia oscilla attorno a circa 108-109, contro una media europea di 64. Il debito deve diminuire con l'ingresso dell'Italia nell'euro. Il risanamento passa per la riduzione della spesa corrente visto che la pressione fiscale non può essere alzata ancora. Il debito si è creato, tra gli anni 60 e 90, a causa del sistematico superamento della spesa corrente sulle entrate correnti, tra sperperi ed illegalità. La spesa previdenziale eccessiva ha inciso per circa il 40% sul totale del debito. Il debito previdenziale "implicito", cioè futuro, quale valore attualizzato della differenza tra prestazioni e contribuzione è pari a circa tre volte il p.i.l.. Un debito con se stessi è un controsenso. Eppure il debito pubblico italiano è detenuto, in modo diretto o indiretto, per circa la metà dai cittadini. E' stata regalata, non a tutti, un'irrealistica "ricchezza di carta " a spese di tutti, il cui onere è stato trasferito sui giovani e sulle generazioni future. Il costo della riduzione del debito è rappresentato soprattutto dal taglio delle pensioni operata dalla riforma del 1996.

La previdenza. Col sistema precedente, retributivo, ( garantito per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31/12/95 ) l'assegno era calcolato in rapporto al reddito. Col sistema attuale, contributivo, ( puro solo per chi ha iniziato a lavorare dal 1/1/96 ), l'assegno sarà dato trasformando in rendita il montante dei contributi versati rivalutati. La rivalutazione, legata al p.i.l., è modesta; la trasformazione in rendita del montante, espressa da coefficienti attuariali, sarà nota solo al momento del pensionamento in base all'aspettativa di vita media che si allunga sempre di più. In pratica, col sistema contributivo puro, la pensione, a seconda delle categorie lavorative, non supererà il 40-50% dell'ultimo reddito.

Tale assegno è una promessa. Quale che sia il metodo di calcolo - retributivo, contributivo o misto - il sistema pensionistico è a ripartizione: i contributi di chi lavora servono a pagare le pensioni in essere. La criticità del sistema è data dall'invecchiamento della popolazione ( non compensato dall'immigrazione ) che ha portato il rapporto lavoratori/pensionati a 1,2: nel 2030 si stima possa essere pari a 0,8. I giovani, se hanno solo lavoro a termine, non possono risparmiare, ammesso che lo vogliano. La riserva della " ricchezza di carta ", privilegio di pochi, sarà nel futuro smantellata per integrare la pensione insufficiente. Dal punto di vista strettamente finanziario, piani di risparmio rigorosi e TFR dovrebbero garantire un'integrazione alla pensione sufficiente: ma occorrono certezza legislativa, fiducia... e soldi in cassa.

Dobbiamo assumerci la responsabilità di rendere certo quel poco su cui i giovani, i bambini, i nascituri potranno contare. Rilancio quale tema qualificante della RnP la proposta di passare gradualmente, in un arco temporale sufficiente, da un sistema pensionistico a ripartizione ad uno a capitalizzazione: in cui i contributi previdenziali non sono spesi ma diventano capitale proprio del lavoratore. Solo la capitalizzazione ­ diceva Modigliani - garantisce stabilità finanziaria al sistema, certezza d'erogazione, flessibilità in uscita. Fissato un livello minimo di prestazione da garantire, la capitalizzazione consente di graduare la contribuzione, lasciando inizialmente al giovane più risorse per finanziare altri obiettivi o per la previdenza integrativa individuale o gestita su base anche regionale.( art. 117 c.3 Cost. )

La casa. Anche se il debito pubblico italiano si è formato distribuendo "redditi" ingiustificati, il risparmio accumulato su tali redditi è intoccabile. Piuttosto si tratta, secondo me, di trovare il modo di riportare almeno parte del debito pubblico, da mero accumulo di "ricchezza di carta" al suo ruolo proprio di fonte di finanziamento di investimenti reali. Nel programma dell'Unione ( pag. 178 ) si prospetta una " Dotazione di capitale per i giovani": ogni nuovo nato, ed i minorenni da 0 a 17 anni, dovrebbero essere dotati, a spese dello Stato, di un capitale da spendere al 18° anno, restituito poi a tasso zero in tempi "ragionevoli". La copertura finanziaria, i progetti finanziabili, i costi amministrativi sono indeterminati. Lo spreco di denaro mi sembra molto probabile.

Ma il fatto è che c'è bisogno adesso di capitali: per comprare una casa, ad esempio, e finanziare la parte eccedente l'80% non coperta dai mutui ipotecari. Nella realtà le banche spesso "aggiustano" le perizie e finanziano oltre il limite massimo a tassi eccessivi e con garanzie aggiuntive molto onerose. Soldi pubblici "veri" ( dato il vincolo del debito ) non ce ne sono, al di là del marketing elettorale. L'idea è d'istituire un fondo pubblico d'integrazione ai mutui ipotecari alimentato, in sede d'asta titoli di Stato, dalla liquidità già predisposta al rimborso alla quale gli investitori ( istituzionali ) rinuncino sottoscrivendo un nuovo titolo con garanzia dello Stato sul valore nominale che conferisca il diritto ad una cedola maggiorata in cambio di un valore in conto capitale, prima della scadenza, proporzionato alla restituzione del prestito.

Il mutuatario pagherebbe un tasso fisso favorevole da dividere in parte come spread a favore del prestatore ed in parte a favore dello Stato riducendo l'onere per interessi sul titolo stesso; lo Stato sarebbe garantito dall'ipoteca e dalla selezione del merito di credito operata dal sistema bancario; l'ammortamento del prestito potrebbe avvenire come trattenuta operata dal sostituto d'imposta. Riepilogo. Si tratta ­ ovviamente - di spunti e tutto è criticabile. Ad esempio, nella capitalizzazione, la compatibilità degli storni dei flussi di contributi dal pagamento delle pensioni; nel prestito casa, il possibile effetto sui prezzi. Ma la sfida, secondo me, è quella iniziale: può l'Italia dirsi un paese ricco? Se si, abbiamo il dovere morale, dopo lo sfascio, di dare la certezza di un tetto e di un reddito ai giovani, ai bambini, ai nascituri.

Trieste 15/02/2006

Fausto Cadelli